Verona, estasi alla prima. Venezia, dal fondo in rimonta: ma servono rinforzi. Vicenza, pollice alto per Leverbe, ma Della Morte… Padova, hai messo Andreoletti nelle migliori condizioni? Triestina, con un paio di ritocchi sei da primato
lunedì 19 Agosto 2024 - Ore 23:34 - Autore: Dimitri Canello
Una prima infornata di grande calcio è arrivata subito dopo Ferragosto. Siamo già in clima campionato e, a pensarci bene, questi tre mesi senza Serie A e Serie B sono volati. La copertina, fuor di dubbio, la merita lo straordinario Verona visto ieri al Bentegodi contro il Napoli. Tanto brutto, opaco, insicuro e poco motivato in Coppa Italia sette giorni prima contro il Cesena, quanto intenso, concentrato, spigliato, letale contro Conte. Impossibile, alla vigilia, immaginare addirittura un 3-0, figuriamoci una doppietta di Mosquera e un gol di Livramento, ossia il premio scintillante alla campagna acquisti estiva e alle intuizioni di Sogliano. Ma tutta la squadra ha rubato l’occhio: Duda in mezzo ha giganteggiato come raramente gli abbiamo visto fare in Italia, Lazovic a 34 anni disegna ancora calcio, Tchatchoua sembra essere decollato, la difesa ha sfruttato al meglio l’assenza di Osimhen prossimo partente e l’infortunio di Kvaratskhelia e non ha fatto passare uno spillo. E’ finita con Zanetti in trionfo, estasiato di fronte a quel tifo che rappresenta una vera risorsa in più a disposizione dell’Hellas. Fatevi un giro su Instagram e date un’occhiata alla Zanetti-cam. Da qualche tempo a questa parte, al Bentegodi e dintorni tutto ciò che viene toccato da allenatori e direttore sportivo si trasforma in oro, talvolta in platino. Un allenatore sanguigno e creativo come l’uomo di Valdagno si può sposare alla perfezione con l’ambiente veronese, che da sempre va a nozze con i tecnici carismatici e di polso. Insomma, in una settimana il mondo si è capovolto, ma proprio per questo è giusto andarci piano. Siamo alla prima giornata, il mercato non è finito e tante cose possono ancora succedere.
Da Verona a Venezia. Qui le note liete sono decisamente meno presenti, eppure è impossibile non cogliere quanto di buono fatto nella notte dell’Olimpico. Per larghi tratti di partita si è vista una squadra che gioca a calcio, che predilige il fraseggio nello stretto, che prova sempre a proporsi, anche quando di fronte ha semplicemente un avversario più forte. Eppure, a ben guardare, la vera differenza l’hanno fatta gli errori individuali. Orribile lo svarione di Svoboda sul gol di Castellanos, in ritardo Sverko in occasione del rigore poi trasformato da Zaccagni, sfortunato Altare in occasione dell’autogol. Il marchio di fabbrica di Eusebio Di Francesco, del resto, è un’impronta chiara di una squadra che prova a giocarsela, il problema è che se poi la qualità dell’organico è troppo bassa, neppure un mago potrebbe sfornare miracoli. Sì, il Venezia costruito fino ad oggi sulla carta parte in ultima fila e dovrà scalare le montagne per compiere una vera impresa e salvare la categoria. L’avvocato difensore ricorda che, dopotutto, accadeva la stessa cosa anche per il Frosinone lo scorso anno. Snobbato da tutti, indicato come certa retrocessa, quando ancora i vari Barrenechea, Soulè, Cheddira, Zortea erano soltanto giovani da sgrezzare e non future certezze. E poi in salvo per 37 giornate e tre quarti su 38. Oggi è difficile immaginare miracoli, ma il mercato non è finito e se arriveranno tre rinforzi da qui al 30 agosto allora magari le cose cambieranno. Servono uno, se non due difensori centrali, un terzino sinistro se partirà Haps (occhio, fra i più positivi a Roma, non dovesse trovarsi una soluzione la conseguenza più logica sarebbe un reintegro a tempo pieno) e un altro attaccante in grado di creare superiorità numerica. I tifosi sperano nei fuochi d’artificio finali per vivere la Serie A aggrappati al sogno di mantenerla quando il calendario segnerà maggio 2025.
L’Udinese vista a Bologna ha mostrato pregi e difetti analoghi a quelli dello scorso anno, anche se è parso di intravedere qualcosa di nuovo all’orizzonte. La partenza di Samardzic, inevitabile, è stata vidimata dal passaggio a titolo definitivo all’Atalanta, il ritorno di Sanchez è tutto da scoprire e chissà se sul filo di lana arriverà qualche altro botto. Di sicuro cominciare pareggiando a Bologna davanti a più di mille tifosi in trasferta è davvero un buon modo per alzare il sipario al nuovo campionato. In Serie B ha cominciato male il Cittadella, che era partito alla grande, ma le partite durano novanta minuti e talvolta anche di più e non ci si può distrarre. La buona novella è l’irruzione di Rabbi nei quadri offensivi granata, l’altra nota lieta è la regia di Casolari, senza dimenticare lo stato di grazia di Kastrati. Quello che non va è una difesa disattenta e due centrali che sono usciti di strada sul più bello. Immaginiamo la goduria al quartier generale del Südtirol ad aver battuto l’ex Bisoli in pieno recupero, per giunta con un gol annullato all’altro ex Zaro per una questione di centimetri. Inutile ricordare che le parti si sono lasciate male, una ragione in più per volere fortemente i primi tre punti della stagione firmati Rover, il giusto premio dopo un anno tribolato in cui gliene sono successe di tutti i colori.
In Serie C non siamo ancora allo start del campionato, ma la Coppa Italia è un antipasto che può avere un senso ben preciso. Cominciamo dal Vicenza: Rauti è una bella sorpresa, ha iniziato alla grandissima, dimostrando che forse la Serie C è la categoria dove al momento può fare veramente la differenza. In attesa di scoprire la verve di Claudio Morra, i sorrisi sono dati dal ritorno di Cavion e di Rossi che, se a posto fisicamente, possono dare una grossa mano. Ha piacevolmente impressionato Carraro, che conosce i dettami di Vecchi e che si è preso immediatamente le chiavi del centrocampo. Ci eravamo lasciati sette giorni fa dicendo che un passaggio fondamentale della stagione sarebbe stato il difensore acquistato per sostituire Golemic. Maxime Leverbe sulla carta è un ottimo rinforzo, anche qui a patto che stia bene fisicamente. Perché, non fosse altro per le qualità tecniche, la Serie C la può fare con la pipa in bocca. Forse dovrei dire qualche parola anche su Della Morte, ma ammetto che è meglio che mi morda la lingua per un’altra decina di giorni, per vedere cosa succede adesso. Di sicuro, come ho già avuto modo di spiegare, tenere un giocatore scontento senza rinnovo di contratto presenta rischi piuttosto alti, allo stesso tempo non è possibile assecondare qualsiasi capriccio o qualsiasi mal di pancia come se i contratti non esistessero. Vedremo l’epilogo e poi qualcos’altro scriveremo di sicuro.
Passando al Padova, devo dire che quanto visto con la Feralpisalò non mi è dispiaciuto affatto. Certo, la partita ha vissuto di onde. Un ottimo primo tempo, poi l’errore di Crescenzi e quel pari all’intervallo così difficile da mandare giù. Tanto che nella ripresa è uscita la Feralpisalò, che ha segnato e che pareva in totale controllo del match fino al gollonzo di Capelli. Come spesso accade, nel calcio basta un episodio e la partita è cambiata di nuovo. Tanto che ai supplementari il Padova ha fatto un figurone, andandosi a prendere il passaggio del turno, simbolico finché si vuole, ma comunque utilissimo per navigare in mezzo a un ambiente che definire tossico è poco. La domanda che bisogna farsi, quando si parla di Matteo Andreoletti, è la seguente. La dirigenza ha messo il suo allenatore nelle condizioni di lavorare nel modo migliore? Sul mercato sospendo il giudizio aspettando quello che accadrà nei prossimi dieci giorni. Per il resto, come al solito alla proprietà e ai dirigenti sembra che non interessi nulla di quello che accade attorno alla squadra. Se sono il responsabile di una compagnia teatrale, metto in scena uno spettacolo e poi a teatro vedo la sala vuota, con gli attori che recitano per pochi intimi, mi faccio sicuramente qualche domanda: dove ho sbagliato? Ho fatto tutto il possibile per far sì che lo spettacolo sia un successo? Quello che mi pare incredibile è che, di fronte a 900 abbonati, allo stadio semideserto e a 600 paganti per una partita ufficiale, a nessuno degli illuminati dirigenti biancoscudati venga in mente di provare a mediare. Quantomeno di fare un tentativo per trovare una soluzione è troppa grazia domandarlo? Altrettanto avvilente, purtroppo, è assistere online al trionfo di profili fake mai visti prima che improvvisamente compaiono su social e forum dispensando lezioni di tifo e bacchettate ai giornalisti che cercano di raccontare la verità. Per esempio che all’interno del nutrito esercito di giocatori in scadenza, più di qualcuno se ne vorrebbe andare. E magari sarà costretto a rimanere controvoglia. A chi dice che chi protesta vuole il male del Padova rispondo che forse ci si dimentica di cinque anni di sostegno incondizionato, anche di fronte a risultati modesti. I grandi cambiamenti, poi, hanno bisogno delle azioni forti, talvolta delle rivoluzioni. Davvero stucchevole, poi, la favoletta che continua a rimbalzare sugli acquirenti che non esisterebbero quando ben tre tentativi di acquisto sono stati rispediti al mittente negli ultimi mesi. Basterebbe forse meditare sul fatto che, con gli attuali numeri e con l’attuale situazione a bilancio, la società sia pressoché invendibile alle pretese di Oughourlian. Semplicemente perché nessuno sano di mente spenderebbe certe cifre per un club di C. Come già accaduto in passato, a Padova un acquirente si troverà sempre, sia esso “indigeno” o forestiero.
Trieste sogna. L’arrivo di Domenico Frare è un altro gran colpo di Alex Menta, adesso mancano due o tre giocatori per completare l’opera. Il centravanti tanto inseguito è sempre lì, a portata di mano. Oggi sembra difficile convincere il Padova a dare Bortolussi, ma a Trieste non hanno ancora perso le speranze e studiano pure le alternative. Se la squadra verrà completata con due o tre acquisti di grido, ecco che l’Alabarda potrà competere senza alcun dubbio per il traguardo massimo. Già così è forte, ma manca ancora qualcosa per farla diventare fortissima. A centrocampo c’è tantissima qualità, ora la sfida è quella di amalgamare diverse culture e tanti giocatori di spessore. In tal senso l’Arzignano alla prima giornata rappresenterà già un bel banco di prova. Il Trento visto all’opera a Verona contro il Caldiero Terme (a proposito, complimenti a Soave che ha fatto fuori uno di seguito all’altro Fresco e Tabbiani) ha manifestato i consueti stenti offensivi, ma il ritorno a pieno regime di Petrovic potrebbe risolvere molti problemi. Cosa va: la coppia centrale difensiva nonostante qualche incertezza è solida, il centrocampo. Cosa non va: gli esterni bassi, l’attacco. Si aspetta Peralta, si aspetta Petrovic. Allora sì che, magari già a Padova, sarà tutta un’altra storia
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