Vicenza-Padova, il sorteggio peggiore (per entrambe), Venezia: ora o mai più. Triestina, gli errori si pagano (Lescano l’ultimo): come ripartire. Verona e Udinese, epilogo drammatico
domenica 19 Maggio 2024 - Ore 23:47 - Autore: Dimitri Canello
Domenica mattina, ore 9.35 circa. Il sorteggio emette la propria sentenza: sarà Vicenza-Padova ai quarti di finale playoff di Serie C. E’ il sorteggio peggiore per il Vicenza, che avrebbe sperato in un avversario meno ostico fra le teste di serie e che (Vecchi dixit) ha messo il Padova in cima alla lista delle avversarie più forti, che non ha mai battuto in stagione i biancoscudati e che ha una tradizione negativa nei derby che dura da anni, che dovrà fare i conti con la necessità di fare un gol in più degli avversari, mentre in caso di parità sarebbe eliminato come accadde a Cesena. E’ il sorteggio peggiore per il Padova, che avrebbe volentieri schivato un avversario che ha messo insieme 18 risultati utili consecutivi, che probabilmente se la vedrà con la più attrezzata sulla carta per salire di categoria capace di trovare una sua forza e una sua identità e che avrebbe evitato volentieri anche per la cabala, perché prima o dopo una tradizione favorevole per forza di cose si interrompe. E’ il sorteggio peggiore per il Triveneto che, dopo aver perso per strada Legnago e Trento, ha dovuto depennare dalla lista pure la Triestina e in semifinale avrà una sola rappresentante ad avere la chance di arrampicarsi in Serie B. Sarà un derby tesissimo, perché stavolta non ci saranno seconde chance e perché, delle due, ne resterà soltanto una. E non basterà, né per il Vicenza, né per il Padova, passare il turno e sbarcare in semifinale, perché un successo avrebbe senso solo se si riuscisse ad arrivare sino in fondo. Altrimenti ci si ritroverebbe il prossimo anno, sempre a braccetto, sempre in terza serie, in quei campetti di provincia che tanto stridono con il blasone e con le ambizioni di due piazze che non ne possono più di stare in C.
E’ finita la stagione della Triestina e l’epilogo è stato quello atteso. Con la Giana Erminio il passaggio del turno è stato un miracolo e solo la buona sorte e un errore arbitrale avevano spinto l’Alabarda agli ottavi. Poi, un bagliore improvviso, ossia il primo tempo dell’andata al Rocco col Benevento: una meraviglia, la miglior Triestina vista dell’era Bordin. Solo che poi si è ripiombati nei soliti errori, nei cambi sbagliati, in una gestione incomprensibile, in quel peccato mortale di chi trasforma il proprio capocannoniere (Lescano) in una zavorra. Diana si era distrutto con le proprie mani disinnescando il suo miglior giocatore (Ferrari) e trasformando una risorsa in un problema. Bordin, che ha collezionato una serie di topiche francamente sconcertanti, è riuscito nell’impresa di emulare il collega. Dicono che Lescano fosse ormai slegato dal resto del gruppo, che mentre i compagni schiumavano rabbia dopo una sconfitta si preoccupasse di controllare se il suo posto di capocannoniere fosse salvo, che abbia rotto con tutti e che andrà via. Ancora una volta, in questo caso, viene chiamata in causa la società, che non è riuscita a gestire al meglio un patrimonio che aveva fruttato 16 gol e che con Tesser brillava di luce purissima. Gli scazzi c’erano stati anche con lui, ma l’impressione era che il tecnico delle mille promozioni Lescano lo sapesse maneggiare. Il peccato originale resta il suo esonero, tutto il resto sono conseguenze. Chi non merita proprio questa eliminazione è l’ineffabile sindaco Roberto Dipiazza, che così si potrà sfregare le mani convinto di aver schivato un problema grande come una casa. Sappia, Dipiazza, che la figuraccia che ha collezionato con la questione concerti resta epocale anche al di fuori di Trieste e che Ultimo e Pezzali potranno sì cantare al Rocco senza il fastidioso tam-tam di chi reclama più che legittimamente il suo stadio, ma le sue decisioni sono quanto di più assurdo abbia visto da quando faccio questa professione. Mai, in 30 anni di carriera, mi sono trovato di fronte a un’amministrazione comunale che sfratta la squadra della sua città dal suo campo. Dipiazza e i suoi assessori meritavano che la Triestina andasse avanti fino alla fine e che il caso deflagrasse in tutta Italia più di quanto non abbia già fatto. Quanto al futuro, la proprietà di Ben Rosenzweig sembra avere piani ambiziosi e spalle larghe. Vuole metter radici e costruire strutture, a cominciare dal centro sportivo. Ripartirà da un allenatore giovane emergente fra Donati, Santoni e Gorgone, poi probabilmente arriverà un nuovo dirigente e si correggeranno alcune storture viste quest’anno. D’accordo il lavoro di scouting di Alex Menta, che rimane eccellente e che deve solo essere aggiustato, ma serve chi gestisca il club durante la settimana, chi medi fra giocatori e allenatore, chi smussi, accompagni, cucia e rattoppi. Perché altrimenti si ricadrà sempre nei soliti errori e i risultati non potranno essere quelli sperati.
Domani sera a Palermo c’è una tappa fondamentale della stagione del Venezia. A La Spezia la chiusura di sipario è stata negativa e la squadra ha sprecato un’occasione gigantesca considerati gli stenti del Como nelle ultime due giornate, ora arriverà la resa dei conti. In un marasma di voci che ha già messo sull’uscio di partenza Vanoli, Pohjanpalo (Napoli l’ultima iscritta per tesserarlo nella prossima stagione) e Tessmann, per tacere di altri rumors minori, l’ottima notizia è la risoluzione dei due ban Fifa e l’annuncio di Duncan Niederauer che i problemi finanziari siano stati risolti. Non solo, ma sia l’ottimo ds Filippo Antonelli e lo stesso presidente hanno annunciato che ci sarà un futuro per il Venezia sia in caso di A che in caso di B. Vi assicuriamo che, in relazione a quanto accaduto in questi mesi, non era assolutamente un epilogo scontato e questo annuncio deve far gioire a gran voce tutta la tifoseria. Non solo, ma siamo fermamente convinti che, se il Venezia dovesse riuscire a salire di categoria, con il nuovo stadio finalmente alle porte e un centro sportivo all’avanguardia, diventerebbe presto una realtà importante di tutto il calcio italiano, con la possibilità di rimanere in pianta stabile e con un progetto a lunga scadenza nella massima serie. Ora o mai più. Diversamente, si ripartirebbe senza molti gioielli e con una sforbiciata poderosa a tutta la rosa. Col Palermo non sarà facile. Per nulla. Brunori mi sembra in forma smagliante, gli esterni rosanero sono pericolosissimi, Diakite è diventato un attaccante aggiunto, la coppia centrale si è cementificata. Il Venezia oggi è un’incognita, perché ripartire non sarà facile dopo quanto accaduto al Picco per tanti motivi. Ma se passa il guado semifinale col doppio risultato a disposizione, in finale secondo me si presenterebbe da favorita qualsiasi sia l’avversario fra Cremonese e Catanzaro.
Ecco, infine, la Serie A. Se fra qualche ora il Verona vince a Salerno si mette in salvo definitivamente e completa un grande capolavoro firmato Sogliano e Baroni. Impossibile trascurare il contributo di entrambi dopo la rivoluzione obbligata di gennaio. La Salernitana ha dimostrato di non essere in vacanza, ha spaventato la Juve e sta onorando il campionato sino in fondo. Ecco perché non bisogna dare nulla per scontato e non bisogna cedere dal punto di vista nervoso come ha fatto Thomas Henry col Torino. Oggi l’Udinese ha rischiato di sprofondare, l’ha salvata un rigore giusto, ma prima l’Empoli si è visto annullare un gol regolare con un grave errore arbitrale che può pesare tantissimo nella corsa salvezza. Sono sempre meno convinto degli arbitri, del Var e dell’uso capzioso che viene fatto, al punto che la proposta di alcuni club inglesi di eliminarlo, che fino a qualche tempo fa mi sembrava delirante, oggi mi sembra molto meno fuori luogo. L’ho già detto e lo ripeto. Non mi stupirei se presto emergesse del marcio come in epoche molto buie del nostro calcio. A una giornata dalla fine, l’Udinese deve resistere a Frosinone per salvare la pelle. Poi, se ce la farà, dovranno cambiare molte cose. Non è questo il modo di onorare 30 anni di militanza nella massima serie. Non è questa l’Udinese che avevamo imparato ad apprezzare e a prendere come esempio.
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