Venezia, tutto chiaro? No! Ma in quattro partite scriverai il tuo futuro. Verona-Udinese, la via giusta e quella sbagliata. Padova-Vicenza-Triestina, cosa succede ai playoff
lunedì 22 Aprile 2024 - Ore 23:57 - Autore: Dimitri Canello
Questa settimana comincio dalla Serie A. E da un Verona-Udinese che sembra la fotografia del campionato delle due squadre. Ci sono due ricette per affrontare le difficoltà: la prima è quella di rimboccarsi le maniche, non cedendo alla tentazione della soluzione più rapida e consueta, ma anche più banale, ossia quella di esonerare l’allenatore. Lo ha fatto il Verona, che ha difeso Baroni anche quando la classifica, la qualità del gioco e le prospettive più immediate lo inchiodavano al muro. E adesso, dopo alcuni mesi incredibili, in cui si è riusciti a smantellare e a ricostruire la squadra praticamente da zero, si passa al raccolto. In quel gol di Coppola al 93′ c’è tutta l’essenza di un gruppo che si è raccolto attorno al suo allenatore. Ha superato la tempesta e adesso è a un passo dalla salvezza. Se salvezza sarà, i meriti andranno equamente divisi fra direttore sportivo (Sogliano) e allenatore (Baroni) perché l’uno senza il lavoro dell’altro non avrebbe potuto arrivare ai risultati che ha ottenuto. Poi c’è l’Udinese, con una strategia che più confusa non potrebbe essere, dove un direttore sportivo annuncia in tv che Cioffi non è in discussione e cinque minuti dopo dalla società filtra l’esatto opposto, ossia che l’allenatore verrà esonerato. Il giorno dopo ecco la conferma, altro giro, altra corsa e altro ribaltone. Dopo Sottil, salta anche Cioffi e la domanda sorge spontanea: siamo sicuri che la colpa sia davvero dell’allenatore? A scanso di equivoci l’Udinese può ancora salvarsi, ma ha scelto la via più tortuosa e rischiosa, perché Cannavaro tutto è fuorché una garanzia. In società sono stati commessi errori a raffica, a partire dalla costruzione della squadra, senza dimenticare un mercato di riparazione pressoché assente, se non fosse stato per il buon prospetto di Giannetti. Poi c’è la gestione, in cui non riconosciamo più Pozzo, un autentico genio del calcio negli ultimi decenni che ha tenuto l’Udinese sempre nella massima serie, trasformandola nella nuova nobile provinciale per eccellenza del Triveneto. Chi potrebbe mai discutere un ruolino simile? Retrocedere non sarebbe una tragedia e i meriti superano abbondantemente i demeriti, ma crediamo che quanto visto quest’anno sia quanto di più lontano dalla miglior Udinese che avevamo imparato a conoscere ed apprezzare.
Scendiamo di un gradino ed ecco il Venezia. A Lecco sbanda paurosamente, va sotto anche per una formazione non particolarmente ispirata di Vanoli, ma poi il tecnico si arma di pazienza, corregge e ricama, ricuce e risale ed ecco il pari e poi il sorpasso. A dimostrazione che si può sbagliare (ci mancherebbe non si potesse farlo), ma se si ha in mano la squadra poi si trova anche il modo di rimediare. Spedire in campo Andersen dal primo minuto è stato oggettivamente un errore, ma il tris di cambi a inizio ripresa è stato quantomai ispirato, a dimostrazione che questo Venezia se la giocherà fino in fondo. A fine stagione Vanoli, quasi certamente, andrà via. Lo si è capito in modo chiarissimo cogliendo i segnali che arrivano da varie parti e sembra la conclusione naturale di un percorso che il diretto interessato vuole completare consegnando alla città la Serie A. Nelle prossime quattro partite verrà scritto un pezzo di futuro. In settimana c’è stata una conferenza di Duncan Niederauer, che ha detto tanto, ma non tutto e non ha dissipato tutti i dubbi che circondano lo stato finanziario del club, che di certo non è solido. I problemi ci sono e non sono neppure di lieve entità, risolverli con l’ingresso di nuovi soci è la strada, ma è chiaro che chi mette i soldi vorrà avere voce in capitolo e di solito questo tipo di operazioni si conclude a lunga scadenza con un cambio della guardia ai vertici della società. Se davvero verrà ceduto il 40%, muteranno gli equilibri in seno al club, ma l’unica priorità in questo momento è concludere bene la stagione, cancellare i ban Fifa, iscrivere la squadra al prossimo campionato, possibilmente quello di Serie A. Parliamoci chiaro: il Como ha un calendario migliore e ha tre punti in più, per cui i favori del pronostico sono tutti dalla sua parte, ma il Venezia è in ballo e ballerà fino all’ultimo. Il terzo posto è il piano B, perché arrivare terzi regalerebbe un vantaggio enorme ai playoff. Ma prima c’è da seguire il piano A e venerdì al Penzo lo scontro diretto con la Cremonese farà sapere qualcosa di più. Südtirol e Cittadella non si fanno male. Il sogno sarebbero i playoff, ma per quanto visto sino ad oggi nessuna delle due li merita. Il calcio, però, è strano, perché le impennate di rendimento esistono e nella città murata ne sanno qualcosa, visto che hanno vissuto una sorta di età dell’oro fra novembre e dicembre, arrivando addirittura a un passo dal secondo posto. A Bolzano, invece, l’obiettivo dichiarato era la salvezza e la missione può dirsi pressoché compiuta, se davvero si aggancerà il treno promozione sarebbe davvero un’impresa.
In Serie C siamo arrivati al tempo dei verdetti. Il Padova è secondo, col Fiorenzuola gioca maluccio, rischia di perdere, poi in dieci contro undici gioca meglio che in parità numerica e acciuffa il pari. La vista è tutta in direzione playoff, adesso ci sarà quasi un mese di stop prima dell’ultima di campionato contro la Triestina. Oddo ha deciso di scommettere su se stesso e sulla voglia di rivincita dopo la finale persa di due anni f a Palermo. Un doppio ko che ancora pesa, perché ha provocato uno sconquasso societario i cui effetti si vedono ancora oggi. Sappia, Oddo, di dover contare solo su stesso, perché abbiamo visto con quanta facilità vengano scaricati gli allenatori anche con manovre tutt’altro che limpide in questa gestione, dunque s’ingegni, studi le soluzioni migliori, pensi e sbagli con la sua testa senza farsi condizionare, perché tanto se le cose dovessero andare male il primo a pagare sarà sempre (e solo?) lui. Il Vicenza è un crescendo rossiniano clamoroso: non ci sono picchi eclatanti di rendimento, ma un percorso di crescita costante e deciso, che lascia qua e là segnali di grande fiducia per i playoff. Vecchi, com’era ovvio e comprensibile, ci ha messo qualche settimana per trovare la quadratura del cerchio, ma ha agito con grande oculatezza, ha preteso che venissero mandate via le mele marce (sull’identità, non serve sforzarsi più di tanto e le parole di Francesco Baldini sono lì a dimostrarlo) e ha fatto quadrato con un’idea precisa di gioco: niente rivoluzioni, difesa a tre confermata, correzioni a centrocampo con tanti pedalatori e un cervello (Ronaldo) rimesso al centro del progetto. Se lo si fa sentire importante, il brasiliano in C è un top e lo sta dimostrando. Il resto lo fanno due esterni di grande gamba (Costa soprattutto) e un Della Morte lasciato libero d’inventare. E occhio a Pellegrini, perché sinora ha mostrato solo una piccola parte di quello che sa fare. Ai playoff bisognerà fare i conti anche col Vicenza. E con la Triestina? Ogni volta che si ritorna al Rocco quest’anno i risultati sono stati quasi sempre deludenti e questo è indice, forse, di scarsa personalità del gruppo. Anche col Novara, poche luci e tante ombre, a partire da una formazione con una sola punta di ruolo (Lescano) e troppo poco propositiva. Bordin continua a non dare l’impressione di poter essere l’uomo della svolta, troppo ondivago, troppo incostante nella gestione mentre dietro le quinte per la prossima stagione continuano a girare i nomi di Domenico Toscano, se lascerà il Cesena e di Massimo Donati, reduce da due stagioni eccezionali a Legnago. Cosa può fare la Triestina ai playoff? Sarà una mina vagante, con tanta, troppa incostanza e altrettanta inaffidabilità che rende difficile fare un pronostico sensato. C’è grande curiosità per capire chi, fra Trento e Virtus Verona si prenderà l’ultimo posto ai playoff. A Vicenza si è interrotta una lunga striscia positiva dei gialloblù, che però hanno ancora la possibilità di arrivare decimi. Fresco ha conquistato la salvezza (complimenti, non è mai un traguardo scontato) e adesso vuole provare il colpo gobbo, centrando ancora la qualificazione ai playoff. All’ultima giornata avrà la Pro Vercelli, mentre il Trento affronterà il Renate. Resta l’Arzignano, che deve compiere l’ultimo sforzo per evitare i playout. All’ultima giornata avrà l’Atalanta, uno scoglio tutt’altro che semplice al netto delle motivazioni che saranno superiori per i giallocelesti. La salvezza è alla portata, ma serviranno novanta minuti di quelli che hanno rappresentato la fotografia della squadra: tanta intensità, verticalizzazioni continue, precisione sottoporta. Con questi ingredienti, evitare di scivolare ai playout, si può.
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