Cittadella, un altro capolavoro firmato Marchetti. Venezia, è allarme arancione, Südtirol, scherzi col fuoco. Torrente, una marcia da copertina. Triestina, per il primo posto adesso è dura. Vicenza, è iniziata la risalita
lunedì 25 Dicembre 2023 - Ore 23:16 - Autore: Dimitri Canello
Buon Natale ai nostri lettori, di cuore, sentito. Fra un’abbuffata e un’altra, si gioca senza sosta: i campionati a volte si fermano, come nel caso della Serie C, ma ecco incalzare il Boxing Day della Serie B e l’ultimo turno del 2024 in Serie A. Il Cittadella merita la copertina di questo editoriale. Sei vittorie nelle ultime sette partite sono un bottino clamoroso, tanto che oggi parlare di Serie A diretta, più che un esercizio onirico, è diventato un passaggio pressoché obbligato. Impensabile uno scenario simile in estate quando, parlando con diversi addetti ai lavori, non era infrequente sentire che “questo Cittadella farà fatica a salvarsi ed è il peggiore costruito negli ultimi anni”. Ancora una volta, a dar retta ai risultati di oggi, sta avendo ragione quel mago del pallone di Stefano Marchetti, che sta sfornando un altro capolavoro. Ha indovinato tutto, o quasi. Claudio Cassano è la stella più lucente, ma se guardiamo la squadra ai raggi x ecco i vari Carissoni, Pittarello, Pandolfi, Amatucci, per fare qualche esempio di quanto il dg ancora una volta abbia colpito nel segno. Se a questo aggiungiamo un Vita ai massimi storici, un Branca consacrato e un Kastrati da Nazionale ecco spiegato perché i granata sono tornati ai vertici della categoria dopo due anni in chiaroscuro. Il tutto con il monte ingaggi più basso della categoria. Durerà, questo Cittadella? A dar retta a quanto visto sinora, non ci sono dubbi, ma la B è spietata e se perdi quota poi rischi di schiantarti. Prendete il Venezia. Era andato a mille per tre mesi, adesso si è improvvisamente inceppato. Un punto in tre partite, cinque gol subiti in 180 minuti, sei in 270, insicurezze che diventano improvvisamente macigni. Non è un allarme rosso, perché la squadra è ancora viva, ma diciamo che è allarme arancione, con qualche segnale da tenere in considerazione. I sei gol subiti nelle ultime tre partite suggerirebbero una difesa improvvisamente in ambasce, ma secondo me i problemi maggiori in questo preciso istante riguardano il centrocampo. Jajalo ha bisogno di tempo per tornare al top e Vanoli non può permettersi di concederglielo, ecco perché col Lecco non è sceso in campo neppure per un minuto ed è più complicato del previsto programmare il suo reinserimento nell’undici titolare. Prima di tutto perché dopo un infortunio al ginocchio serve molto rodaggio per toccare i propri massimi e poi perché un meccanismo di una squadra che funziona è difficile da toccare e quando lo fai non sai mai cosa ti aspetta. Contro il Lecco ho visto molto poco filtro in mezzo più che problemi difensivi, ma è indubbio che il Venezia non giri più come un mese fa. Con il Lecco si è avvertita tantissimo l’assenza di Busio, uno dei cardini di un girone d’andata coi fiocchi. Con la Feralpisalò che corre è la prova del nove. Quello di Piacenza è un bivio da non fallire, perché nonostante la netta frenata per ora il secondo posto è salvo, ma non lo sarà ancora a lungo se non ci sarà un’inversione di rotta. Difficile anche capire come migliorare una rosa costruita molto bene: io investirei su un esterno offensivo e su un centrocampista prima di tutto, poi su un difensore se Idzes e Svoboda non daranno garanzie. Chi deve stare molto attento, invece, è il Südtirol. Alla faccia degli elogi e del plauso alla programmazione del club, a me sembra che di programmazione nelle ultime settimane ce ne sia ben poca. L’esonero di Bisoli è uno strappo arrivato all’improvviso di cui abbiamo una sola versione visto che al diretto interessato è stata vietata qualsiasi intervista. Poi si è parlato del ritorno di Javorcic, che però doveva rescindere col Venezia e questo passaggio non è andato come si sperava. Si è sentito Bucchi che evidentemente non convinceva e si è messo sulla sella il debuttante Federico Valente, sperando che le cose andassero bene. Per ora sono arrivate due sconfitte in tre partite, in mezzo la vittoria di Venezia per tre regali arancioneroverdi targati Bertinato-Modolo-Busato. Siccome non è sempre Natale, con la Reggiana sono emerse tutte le incongruenze del momento in casa biancorossa ed è arrivata una sconfitta giusta quanto pesante. Scommettere su Valente, lo abbiamo già scritto, è un azzardo e a qualcuno piace giocare al rischiatutto. Se andrà bene o male lo scopriremo presto, di sicuro il margine sulla zona pericolo è poco e non sono ammessi ulteriori deragliamenti. Sarà importante anche il mercato di gennaio, dove servirà un ritocco per reparto per attrezzarsi in caso di brutte sorprese nella zona calda.
Siamo a fine 2023 e in Serie A la lotta salvezza è ancora tutta da decidere. Il Verona ha sfruttato al massimo una clamorosa ingenuità di Makoumbou, che ha lasciato il Cagliari in dieci per quasi un tempo dopo un gol annullato per fuorigioco millimetrico dal Var. La vittoria conquistata grazie soprattutto all’estro di Ngonge vale sei punti e rompe un digiuno durato quattro mesi proprio nella settimana di massima pressione per le vicende extra calcio che stanno travolgendo Maurizio Setti. Per i valori della squadra e per i limiti che ci sono in tutti i reparti salvarsi sarebbe un miracolo, ma questa vittoria sposta qualche equilibrio. A gennaio ci sarebbe bisogno di almeno quattro rinforzi per stare tranquilli, ma con ogni probabilità per i motivi che si sanno non arriveranno. Aperta parentesi: osceni i buu razzisti a Makoumbou e scandaloso che all’alba del 2024 si sia ancora qui a commentare certe schifezze, perché di tali si tratta. Isolare gli autori e cacciarli dallo stadio è il minimo, ma ci dev’essere la volontà di farlo di tutte le componenti in gioco, altrimenti il problema non verrà mai estirpato. L’Udinese è un quiz aperto. La squadra è più debole dell’anno scorso, ha pagato l’infortunio di Deulofeu che, notizie di una settimana fa, rischierebbe di stare fuori per l’intera stagione. Serve assolutamente almeno un attaccante, ma la squadra ha carenze evidenti anche dietro e anche Silvestri sta inspiegabilmente tradendo proprio quando ci sarebbe più bisogno di lui. A Torino è andata in scena l’ennesima settimana senza vittorie. Con il record di pareggi in tasca ma senza successi ben difficilmente ci si salva e l’impressione è che una fra Udinese e Verona potrebbe retrocedere in B, se non ci saranno svolte nette, nel caso dei bianconeri, sul mercato e, nel caso dell’Hellas, nelle risorse interne più inaspettate.
E’ finito il girone d’andata e il Padova lo ha concluso imbattuto andando a vincere a Trieste. Se ne parla troppo poco, ma la marcia di Vincenzo Torrente è da copertina e il lavoro che sta facendo il tecnico è incredibile. Una marcia da urlo, offuscata, solo in parte, dall’incredibile campionato del Mantova, che ha chiuso il girone da campione d’inverno con 10 vittorie nelle ultime 11 partite, 47 punti e una proiezione di ben 94 a fine stagione. Siamo al livello del Catanzaro dei record dello scorso anno, giusto per essere chiari. Triestina – Padova al Rocco era il primo spartiacque della stagione per entrambe le inseguitrici del Mantova. Ha vinto il Padova e, per quanto visto nei novanta minuti, il successo è stato meritato. Siccome, però, la Triestina lamenta pesanti torti arbitrali, ho chiesto aiuto ai soliti due arbitri a cui mi affido per capire la portata degli episodi dubbi. Che sono sostanzialmente due: l’intervento dopo un minuto di Delli Carri su Lescano che ha provocato 10 punti di sutura all’argentino e il contatto Liguori – Malomo in occasione della rovesciata capolavoro che ha deciso il match. In entrambi i casi verdetto unanime (che peraltro coincide con quanto penso io): per Delli Carri ci stava il cartellino rosso (col Var ci sarebbe stata sicuramente l’on field review), mentre non c’è fallo di Liguori su Malomo sull’1-0 . Detto questo, nonostante ritenga la Triestina sulla carta superiore, il Padova ha fatto una grandissima partita e, lo ribadisco, ha meritato i tre punti. Ha spento le fonti di gioco avversarie, si è difeso egregiamente dimostrando che dietro si può rinunciare a Crescenzi senza che il rendimento complessivo del reparto ne risenta, ha bloccato tutti i rifornimenti alle punte, ha saputo soffrire e ha colpito con un’autentica gemma del suo uomo più estroso. La Triestina, come del resto era capitato in occasione dell’altro derby triveneto contro il Vicenza, è parsa troppo carica e troppo nervosa. Una volta subito il gol, si è fatta tradire dai nervi e Redan ha commesso una sciocchezza, lasciando i suoi in dieci nel momento più difficile. Oggi è a -8 dal primo posto, un gap pesante che sarà difficile colmare. Servirebbe un girone di ritorno strepitoso che rasenti la perfezione, sostenuto da almeno due interventi sul mercato per rimontare due squadre, non una. Molto dura, anche se Attilio Tesser quando era a Cremona di punti ne rimontò ben dieci all’Alessandria ed è la boa a cui deve aggrapparsi l’Alabarda. Che sta combattendo un’altra battaglia sullo stadio Rocco. In settimana sono arrivate altre dichiarazioni deliranti del sindaco Roberto Dipiazza, che penso finisca di diritto all’ultimo posto di tutti i tempi per la considerazione nei confronti della prima squadra sportiva della società. Mentre sono stati confermati dal diretto interessato i concerti di Max Pezzali e di Ultimo al Rocco in piena epoca playoff nella prima decade di giugno, si è capito che come sempre è una questione di soldi. Il sindaco dice che il canone dello stadio pagato dalla Triestina è troppo basso, per cui si sente legittimato a organizzare concerti a campionato in corso e a obbligare all’esilio l’Alabarda se andrà ai playoff e se arriverà almeno in semifinale. Roba da sollevazione popolare. No, caro signor Dipiazza, non funziona come pensa lei. Il problema è che, di fronte a una decisione talmente delirante, dovrebbe sollevarsi l’intera città e invece la Triestina e i suoi tifosi (col Padova erano 13mila, ha visto Dipiazza?) sono più soli di quanto sembri. Non ci sono precedenti di una simile situazione in Italia e il solo fatto che la Triestina debba eventualmente pensare a giocare una semifinale a Fontanafredda è qualcosa di aberrante. Non trovo le parole per descrivere questa situazione. Dipiazza merita zero in pagella, peggio di lui non ho mai visto fare a nessuno da quando faccio questo mestiere.
Dulcis in fundo il Vicenza. Come pensavo, con l’arrivo di Stefano Vecchi in panchina, c’è già stata un’inversione di rotta. In quattro giorni di lavoro non si potevano pretendere miracoli e infatti i problemi ci sono ancora tutti. Ma il tecnico ha fatto cose logiche, non stravolgendo la squadra e rinnegando parzialmente anche se stesso e le sue convinzioni tattiche. La prima mossa brillante, non si sa quanto favorita dall’infortunio a Della Morte, è stata mettere Pellegrini accanto a Ferrari. Cosa che Diana, inspiegabilmente, salvo rarissime eccezioni, si era sempre rifiutato di fare dopo aver lui stesso spinto per questa soluzione in estate. Pellegrini ha giocato (bene) e anche segnato e nell’azione del gol c’è tutto il mestiere di Ferrari, che non sarà ancora al top, ma che in questo campionato rimane un top assoluto. Si dice che a gennaio ci sarà una mezza rivoluzione e, se così dovesse essere, non sarei troppo d’accordo. Lo ripeto, secondo me questa squadra vale e ha solo bisogno di ritocchi, non di essere stravolta. Ritoccata come? Un attaccante serve, poi una mezzala di corsa e bisogna fare profonde riflessioni anche su Ronaldo, attorno al quale è stata costruita la squadra. Se non si ha fiducia in lui, meglio voltare pagina e immaginare un centrocampo diverso per un girone di ritorno da protagonisti. Se la corsa al primo posto è andata, agli spareggi promozione il Vicenza può ancora essere protagonista. Il clima attorno alla squadra, però, è pesantissimo. Prendendo Vecchi e facendogli un contratto di un anno e mezzo Renzo Rosso ha dimostrato di voler rilanciare ancora, nel giorno in cui escono i dati del monte ingaggi della terza serie e si scopre che il Vicenza è ai vertici del girone quanto a spese compiute. Pillole natalizie finali: il Trento cade ancora una volta e continua a dimostrare di non avere continuità. A gennaio servono come minimo un difensore centrale viste le scarse garanzie offerte da Barison e una punta, poi se andrà via Attys servirà sostituirlo. Ho visto tante partite e posso dire senza timori di essere smentito che c’è una squadra con Pasquato e una squadra senza Pasquato. Alla seconda mancano estro, fantasia e imprevedibilità in zona gol. Plauso all’Arzignano, che in pochi giorni ha messo sotto la Pro Vercelli e ha pareggiato con l’Atalanta. La Virtus Verona avanza a piccoli passi e il Legnago visto col Mantova può tranquillamente ambire ai playoff nonostante la sconfitta. Nel post gara Donati è stato chiaro: chi non è allineato può andarsene. Un messaggio diretto, che preserva il gruppo e che tappa eventuali spifferi.
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