Triestina, la carica di Lescano: “Il Rocco sembra il Nuevo Gasometro, non vedo l’ora di segnare sotto la Furlan”
sabato 19 Agosto 2023 - Ore 10:00 - Autore: Staff Trivenetogoal
FACUNDO “EL PISTOLERO” LESCANO
“Sono cresciuto a Mercedes, una città della provincia di Buenos Aires distante un centinaio di chilometri dalla Capitale. Ho avuto un’infanzia diciamo normale, condividendo il tempo con gli amici e frequentando la scuola calcio del posto. Non vivevamo sicuramente nel lusso, ma grazie al lavoro duro dei miei genitori riuscivamo ad arrivare a fine mese. Mia madre lavorava come insegnante, mio padre invece nel bar di un centro sportivo”.
In Argentina hai mosso i primi passi nella scuola calcio, senti di ringraziare in particolare qualcuno per quel percorso che ti ha poi portato da grande a fare di questo sport il tuo lavoro?
“Pensando a Mercedes, oltre ovviamente ai miei genitori direi mio nonno paterno, la figura che mi portava agli allenamenti e alle partite. A loro non posso poi non aggiungere i preziosi consigli di mio nonno materno, Silvio Marzolini, leggenda del calcio argentino con centinaia di presenze nel Boca Juniors, due Mondiali con la Nazionale e il premio di miglior terzino sinistro del Mondiale 1966”.
Quando hai capito che il calcio sarebbe diventato la tua strada?
“Da piccolo non ero uno di quei bambini prodigio che pensi da subito siano predestinati per diventare calciatori. Diciamo che arrivato in Italia con i miei genitori, fattore questo molto importante perché ero ancora giovanissimo, ho iniziato a credere nella possibilità di costruirmi una carriera in questo mondo. Tra Genoa, Inter e Torino, vedevo che più si cresceva di categoria più la selezione si faceva dura ma io ero sempre lì, in gruppo, a quel punto una volta formato fisicamente ho iniziato a pensare che qualità per fare strada probabilmente ne avevo”.
Torniamo in Argentina. La tua squadra del cuore e il tuo idolo?
“Sono tifoso del Racing Club de Avellaneda e il mio idolo non può che venire da lì. Il primo a cui penso è sicuramente Diego Milito, non parliamo poi di Lautaro Martinez e Lisandro Lopez, direi che da quelle parti di attaccanti forti ne sono passati parecchi”.
Usciamo dal campo, entriamo in cucina. Il tuo piatto preferito argentino e quello italiano?
“Da buon argentino ovviamente l’asado. Quanto all’Italia, ho casa a Lecce e mi piacciono molto ricette mediterranee e piatti di pasta con frutti di mare, o comunque con pesce in generale. Ho già avuto modo di provarlo anche qui a Trieste e si mangia benissimo, in ogni caso ritengo l’Italia il posto con la cucina migliore al mondo”.
Avviciniamoci al clima partita. C’è una routine particolare o qualche scaramanzia?
“Ascolto della musica e prima delle partite non esco per vedere il campo, la considero una distrazione anche perché magari ti fermi a parlare con gli avversari di turno. Preferisco rimanere in spogliatoio e concentrarmi lì, ripassando con lo staff le caratteristiche di chi andremo ad affrontare. Parlo poi molto con i compagni e in particolar modo con i portieri con i quali lego sempre molto, anche perché come si dice in gergo il portiere è l’unico che non ti può rubare il ruolo”.
La tua esultanza, gesto istintivo o ‘marchio di fabbrica’?
“Ho sempre esultato in maniera istintiva almeno fino all’anno scorso, quando a Pescara a un certo punto ho iniziato a fare il gesto del cecchino del videogioco Call Of Duty. Non sono certo un patito di Playstation, a differenza di qualche mio compagno dell’epoca, del team manager o dei fisioterapisti. Loro ci giocavano e anche per caricarmi nel prepartita mi dicevano ‘oggi spari, oggi spari’, mi ha portato bene e quindi mi sono affezionato a quell’esultanza”.
Il “Nereo Rocco”. C’è uno stadio argentino che potrebbe somigliargli, secondo te?
“Secondo me non ha paragoni. E’ uno stadio davvero splendido, più in stile inglese o tutt’al più tedesco. Credo che sia tra i più belli d’Italia, il migliore della Serie C e se non lo è, ci va veramente vicino. Pensando all’Argentina, l’unico con un unico anello e che molto vagamente mi rimanda a questo, anche se senza la copertura integrale, potrebbe essere il Nuevo Gasometro, lo stadio del San Lorenzo”.
Da avversario al “Rocco” hai giocato, segnando. Quanto immagini un gol sotto la Furlan?
“Sicuramente ci penso tanto e non vedo l’ora di realizzarlo. La prima partita la giocheremo di sera e credo ci sarà tanta gente, immagino già l’atmosfera. Parlando anche con qualche compagno che era qui lo scorso anno c’è tanta voglia di riscatto, anche nei tifosi. Dovremo essere bravi noi a portarne sempre di più allo stadio e a far crescere l’entusiasmo. Penso all’anno scorso a Pescara, partiti con un pubblico non particolarmente numeroso per poi finire con il sold out. Ecco, per come è fatto il “Rocco” il tifo si sente davvero tanto e quindi spero insieme ai miei compagni di portare un’affluenza importante. E naturalmente, spero di ‘sparare’”.
Fonte: U.S.Triestina Calcio 1918
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