Verona, un miracolo senza precedenti: Setti contestato, altrove cosa dovrebbero dire? Rosso e Oughourlian, il piatto piange: gli errori commessi. Venezia, 21 milioni sono troppi. Pordenone, ci siamo quasi
martedì 13 Giugno 2023 - Ore 00:03 - Autore: Dimitri Canello
Dopo quindici giornate di campionato il Verona era ultimo a quota 5, a -8 dallo Spezia. Più avanti il distacco è sceso addirittura a 9 punti, eppure oggi siamo qui a raccontare di un’impresa straordinaria, di una cavalcata incredibile che ha portato l’Hellas ad agguantare la salvezza all’ultimo tuffo. Allo spareggio e con pieno merito. Sarà ancora Serie A. Ci sono stati scivoloni, deragliamenti, inciampi. A un certo punto sembrava che scorressero i titoli di coda, persino quando l’Empoli segnò al 96′ il gol che tolse i tre punti ai gialloblù. Tante volte sembrava finita, eppure il Verona si è sempre rialzato. La svolta è avvenuta a novembre, quando Maurizio Setti ha richiamato Sean Sogliano. Reduce da tre anni non certo positivi a Padova, ma che si è giocato al meglio la chance che il destino (difficile dire meritatamente) gli ha consegnato fra le mani. A Cesare quel che è di Cesare. Uno spicchio del miracolo è targato Sogliano, un altro spicchio spetta a Marco Zaffaroni, il normalizzatore, se così vogliamo chiamarlo. Senza di lui Salvatore Bocchetti aveva incassato solo sconfitte, assieme a lui ha fatto bingo. Impossibile minimizzarne i meriti, qualcosa dovrà pur contare se questi sono i numeri e i risultati. Eppure l’ambiente ha sparato a raffica contro i due allenatori che hanno portato l’Hellas ad evitare una retrocessione che avrebbe avuto conseguenze catastrofiche dal punto di vista finanziario. Bollati come incapaci, inadeguati, inesperti, da cacciare a pedate dopo ogni sconfitta. Certo, si può sempre fare meglio, magari il prossimo anno in panchina si dovrà cambiare, ma Zaffaroni, se se ne andrà, lo farà a testa altissima e con un risultato straordinario fra le mani dopo aver saputo governare anche un ambiente ostile. Un ambiente che, incredibilmente, riesce a contestare ferocemente Maurizio Setti dopo nove stagioni in Serie A su undici da presidente. Contestato perché? Solo per antipatia o per scarso feeling con l’ambiente, perché se dobbiamo guardare ai risultati stanno tutti dalla sua parte, senza “se” e senza “ma”. In una regione in cui Vicenza e Padova annaspano in terza serie, in cui Venezia naviga nelle acque torbide della B, dove Treviso è sparita dal professionismo dopo la Serie A dei primi anni duemila, a Verona contestano un presidente che ha sbagliato ben poche mosse. Quest’anno ha rischiato grosso. Ha impoverito la squadra cedendo i tre tenori (Barak, Caprari e Simeone), ha esagerato con le cessioni, ha sbagliato la scelta del dirigente puntando su Marroccu, ha scherzato con il fuoco. Eppure ha saputo rimediare dove lui stesso aveva sbagliato. E ancora una volta ne esce vincitore. Lo Spezia si è letteralmente suicidato, qui sì con gravi responsabilità dell’allenatore. Un signore, Leonardo Semplici, ma sulla coscienza ha una retrocessione senza attenuanti. Ha fatto molto peggio del suo predecessore Luca Gotti, gli è scoppiata la Serie A in mano. Tradito da Ampadu, alla seconda retrocessione consecutiva, da Nzola che allo spareggio sembrava un agnellino, da scelte scriteriate come la rinuncia costante a Verde e Agudelo, dalla cessione di Kiwior a gennaio che ha devastato la difesa. Oggi merita il Verona, lo Spezia scende e dovrà ricostruire fra i cocci di una strategia suicida. Il Verona no, ha sicuramente imparato la lezione e il prossimo anno ripartirà.
Si diceva di Vicenza e Padova. Dopo cinque anni, in cui Renzo Rosso aveva promesso la Serie A, i biancorossi sono ancora al punto di partenza. Se di fallimento si può parlare nel caso di Mister Diesel, non è messo meglio Joseph Oughourlian. Aveva puntato la Serie B in tre anni, al quinto è ancora in Serie C con prospettive tutt’altro che rosee e con la netta sensazione che potrebbe salutare tutti presto. Proviamo ad analizzare gli errori commessi da due imprenditori i cui successi professionali sono sotto gli occhi di tutti. Rosso è uno dei guru della moda, ha creato un impero, nel suo settore è un numero uno assoluto. Nel calcio gli va male, perché il calcio è un’azienda sui generis, con le sue regole, con le sue peculiarità. Se sbagli ti stritolano, perché in una grande piazza le pressioni sono enormi ed è molto più difficile eccellere. Ci sono imprenditori come Andrea Gabrielli e Giuseppe Pasini, che primeggiano in provincia. Nulla da dire, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La Feralpisalò è in Serie B, il Cittadella pure, il tutto mentre in città infuria costantemente la bufera. Adesso ci si è messo pure l’Arzignano, a disturbare la navigazione biancorossa. E’ giusto dire che fare calcio in provincia è più facile, anche con meno budget, le pressioni non sono minimamente paragonabili. Fare calcio significa anche tenere la barra dritta mentre infuria la tempesta. Si può rimproverare a Rosso di aver speso poco? Nemmeno per idea, non quest’anno che il termometro si è impennato sopra i dieci milioni. E allora dove ha sbagliato il patron? Lo ribadiamo. Se vuoi salire di categoria devi investire sugli allenatori. La soluzione per quest’anno sarebbe a portata di mano, ossia Attilio Tesser, un curriculum che parla sin troppo chiaro fra Novara, Cremona, Pordenone e Modena: ma a stasera non ci sono certezze che il prescelto sia proprio lui. Il Vicenza non è in ritardo, ma ha perso la possibilità di giocare d’anticipo. Non ha ancora un direttore sportivo, non ha ancora un allenatore. Dicono sia questione davvero di poco, staremo a vedere. Oughourlian è un uomo di spessore incredibile, una potenza finanziaria, un manager che nella speculazione e negli investimenti finanziari macina successo dopo successo. A Padova no. Ha ridimensionato, il monte ingaggi della prima squadra passa da 5,7 a 4 milioni di euro dopo due finali playoff perse, dopo una stagione di medio cabotaggio, dopo due campionati sfuggiti quattro volte, fra regular season e playoff. Cos’ha sbagliato Oughourlian? La scelta dei dirigenti, all’inizio. Sean Sogliano a Padova è stata una delusione: si presentò con Salvatore Sullo allenatore, con tutto il rispetto un nonsenso, spese senza limiti con tanti, troppi errori. Scelse Mandorlini, la copia sbiadita del tecnico rampante che scalò le categorie alla fine della prima decade del nuovo secolo. Poi Massimo Pavanel, secondo molti inadeguato, secondo noi nonostante tutto con qualche merito. Insomma, anche qui, è mancato l’allenatore in grado di fare la differenza. Non è che Tesser, tanto per fare un nome, garantisca certezze di promozione. Ma di sicuro le probabilità aumentano. Sia Rosso che Oughourlian hanno avuto problemi con l’ambiente: per il primo è stato un continuo saliscendi di odio-amore, fra gestacci, parolacce, riconciliazioni e abbracci. Il secondo è rimasto fuori dai radar, interessato soltanto dal suo Lens delle meraviglie e ora quasi infastidito da quel figlio così sgraziato che, mentre il fratello maggiore ti regala continue soddisfazioni, lui al contrario ti fa incassare solo delusioni. Oughourlian sembra due persone diverse, a seconda dell’angolazione francese e di quella italiana: sui social in anni è solo Lens, il Padova ha fatto capolino un’unica volta, quando è arrivato Francesco Peghin. Rosso è presente, ma deve convivere con la frustrazione dei risultati che non arrivano e non trasmette equilibrio, Oughourlian da un po’ a Padova sembra un corpo estraneo, lontano, disinteressato. Non c’è passione, coinvolgimento, trasporto. Questo i giocatori e gli allenatori lo percepiscono, questo manca quando si tratta di tirare le somme. E, anche per questo, non arrivano i risultati.
In attesa di capire cosa faranno Padova e Vicenza, il resto è un po’ in stand by, con qualche pillola sparsa. La Triestina è in stallo persistente per la vicenda Romairone, Salvini aspetta e intanto muove le sue pedine, sul Pordenone tutto tace in attesa della partita più importante, quella del 20 giugno. Il Trento non confermerà Damian e ripartirà da un duo che sa come si lavora in questa categoria. Il budget sarà simile a quello dello scorso anno e l’obiettivo sono i playoff, per crescere ancora. L’Udinese prosegue nella sua navigazione tranquilla e senza scossoni, il Cittadella si prepara a ripartire ma ancora non ha mosso le sue pedine. E il Venezia? Sono giorni di riflessione, quello che si può dire è che verrà ridotto il monte ingaggi, che 21,7 milioni sono decisamente troppi e che la squadra non andrà rivoluzionata, ma solo migliorata. In autunno potrebbe entrare un nuovo socio, nel frattempo Niederauer e i suoi compari garantiscono copertura finanziaria e investimenti importanti e questo non è poco. Pierpaolo Bisoli ha ottenuto quello che voleva. Era a un bivio: o rompeva, come già fatto in passato, oppure chiedeva garanzie e ripartiva con uno stipendio aumentato e con una rosa più forte. Lonardi è un ottimo acquisto dalla C, molto altro dovrà essere fatto per ripetere una stagione forse irripetibile. Il prossimo sarà l’anno più difficile per il Südtirol, non ci sarà più l’effetto sorpresa e gli avversari sapranno come muoversi di fronte al bunker di Bisoli. Serviranno contromisure e una rosa più forte in tutti i reparti, a cominciare dal centrocampo. A fine giugno andrà all’asta il titolo sportivo del Chievo e personalmente ci auguriamo che la spunti Sergio Pellissier, il buono che ancora resta di una storia finita malissimo. Il Treviso è pronto a gettarsi nella mischia, ha già allenatore e dg e adesso dovrà attrezzarsi perché quasi certamente non sarà la squadra da battere. Ma Attilio Gementi ha scelto di scommettere su se stesso e su una piazza che chiede nuovamente strada. Vuole tornare fra i professionisti e ha scelto l’uomo giusto. A Trento fece bingo, qui può riuscirci ancora. Auguri sinceri.
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