Südtirol, il sogno continua. Vicenza, una notte da dentro o fuori. Verona, il fuoco amico fa più danni di quello nemico. Triestina, Trento, Padova, Treviso e Venezia, da dove ripartire
mercoledì 31 Maggio 2023 - Ore 00:01 - Autore: Dimitri Canello
Una notte da dentro o fuori. Domani sera al Manuzzi il Vicenza non avrà alternative. Dovrà solo vincere, in novanta minuti ad altissima tensione. Come previsto, se il sorteggio pre quarti era stato assai benevolo, non altrettanto si può dire per quello dei quarti. Il Cesena era la squadra da evitare e si è dimostrato anche all’andata un osso durissimo. Il Vicenza ha avuto occasioni per colpire, è sbattuto sul palo con Ferrari, ma anche i bianconeri, peraltro senza Corazza, hanno avuto chances concrete per segnare un gol che sarebbe stato quasi una condanna. Non è impossibile immaginare un blitz biancorosso su un campo ostile, ma ci vorrà il miglior Vicenza della stagione per staccare il pass della semifinale. Non basterà la squadra incostante, inaffidabile, poco equilibrata vista quest’anno in troppe occasioni. Servirà il meglio del repertorio a disposizione di Dan Thomassen, altrimenti scorreranno i titoli di coda su una stagione che, nonostante la Coppa Italia conquistata, sarebbe a dir poco negativa. E bisognerebbe ancora una volta ripartire da zero, con prospettive tutte da verificare.
Da brividi la situazione del Pordenone. La scorsa settimana siamo stati colti in contropiede dalla notizia della richiesta di fallimento presentata dal pm Tito che mette i Ramarri con le spalle al muro. Sapevamo che la situazione non era semplice, ma non immaginavamo certo una caduta agli inferi del genere. La storia è ancora tutta da scrivere, ma la sensazione è che o interverrà qualcuno esternamente oppure il giocattolo potrebbe andare in frantumi. Le voci sulle richieste di aiuto presentate ai piani alti del calcio italiano sono strade tortuose e complesse, che hanno poche chance di riuscita. Per Domenico Di Carlo è una situazione difficilissima da gestire, ma forse la Serie B potrebbe riuscire almeno parzialmente ad aumentare le chance di sopravvivenza. La semifinale è alla portata, poi è un gigantesco punto interrogativo. Perché se il Vicenza dovesse qualificarsi, allora diventerebbe una delle favorite per la promozione in B.
Ci sono momenti in cui il fuoco amico fa più danni di quello nemico. A Verona si sta vivendo una situazione grottesca, in cui c’è un allenatore come Marco Zaffaroni che settimanalmente viene etichettato come il peggiore dei tecnici in circolazione, quando basterebbe guardare i numeri per rendersi conto di quale bestialità continui a circolare in queste settimane decisive per il futuro del club. Certamente non stiamo parlando di un genio e non lo è nemmeno Bocchetti, ma il Verona che era ultimo in classifica a quota 5, a meno 8 dalla salvezza prima del Mondiale, oggi si gioca la chance di rimanere in Serie A. E penso che se a chiunque avessimo proposto uno scenario simile sei mesi fa, avrebbe firmato una cambiale in bianco per essere in questa situazione. A Zaffaroni vengono attribuite tutte le peggiori nefandezze possibili, persino la colpa di un tiro di Stojanovic che sarebbe finito in fallo laterale deviato da Magnani in gol al 96′. L’Empoli ha pareggiato e l’Hellas è finito di nuovo nell’incubo. Ma se il Verona fa risultati è merito di Sogliano, se perde è colpa di Zaffaroni o di Setti. Un giochino stucchevole e pericoloso che fa soltanto del male alla squadra. Che, se si salvasse, avrebbe compiuto un vero miracolo. Il tanto vituperato Setti ha comunque regalato anni ruggenti nella massima serie in riva all’Adige, eppure è costantemente contestato come fosse la morte nera. Ci sono piazze gloriose che pagherebbero per essere al posto del Verona e da fuori il teatrino che va in scena onestamente suscita più di qualche perplessità.
Ci sono cinque piazze che studiano la ripartenza. Partiamo dalla Triestina, che dovrebbe ricominciare senza Giancarlo Romairone al comando e con Ernesto Salvini in cabina di regia. Alla svolta manca solo la benedizione di Simone Giacomini, il resto della rivoluzione potrebbe albergare in panchina, dove c’è la forte tentazione di fare all-in su uno specialista delle promozioni come Attilio Tesser. A breve ci sarà un incontro, il tecnico trevigiano ascolterà la proposta e sembra che ci stia facendo più di un pensierino. La squadra costruita da gennaio in poi è buona, va migliorata in ogni reparto, a cominciare dall’attacco, ma ha una base interessante per diventare una corazzata. Tesser sarebbe la scelta migliore possibile.
Poi il Trento, che si è legato ancora a Giorgio Zamuner e Bruno Tedino. Il tecnico ha firmato per un solo anno, il segnale che possono accadere tante cose e i contratti pluriennali con gli allenatori spesso non hanno senso. Tedino lo scorso anno ha fatto bene, ha deragliato parzialmente nel finale di stagione, poi si è ripreso al momento giusto, quando si è accorto che la squadra non poteva reggere contemporaneamente Suciu e Pasquato. E, operate le opportune correzioni, ha piazzato l’acuto finale. Ora il compito più duro spetta a Zamuner, che però quando può operare dall’inizio ha dimostrato in questa categoria di poter fare la differenza. E siamo certi che farà un lavoro eccellente anche quest’anno.
Ecco il Padova, che riparte da un nuovo presidente, Francesco Peghin, che avrà il delicatissimo compito di ricomporre un ambiente in frantumi. La spaccatura fra tifo e dirigenza non è mai stata così profonda e le divisioni interne sono terreno fertile per ulteriori fallimenti. L’ultimo campionato si è concluso con un quinto posto più che onorevole e una brutta eliminazione ai playoff, pesantemente condizionata da un arbitraggio negativo. Sono stati eliminati alcuni maxi ingaggi decisamente fuori luogo, la rosa adesso ha ingaggi sostenibili e l’ulteriore riduzione di budget potrebbe essere assorbita senza troppi danni. L’incognita maggiore resta quella ambientale ed è qui che toccherà a Peghin provare a ricucire rapporti in frantumi che non possono che nuocere gravemente al progetto tecnico intrapreso.
Si è chiusa anche la stagione del Venezia. Una seconda parte esaltante, con lo splendido lavoro fatto da Filippo Antonelli e da Paolo Vanoli. Ripartire da loro due è un elemento imprescindibile, che promette non bene, di più. Merito a Duncan Niederauer, che ha saputo correggere una rotta suicida, modificando in modo sostanziale i rapporti con l’esterno, potando diversi rami secchi, soprattutto nel campo della comunicazione. A Cagliari è finita una grande cavalcata e probabilmente è giusto così. Il Venezia non era da promozione e ha fatto il massimo arrivando ai playoff. Ora la squadra può essere migliorata senza rivoluzioni copernicane. Ad Antonelli toccherà l’ingrato compito di abbassare un monte ingaggi mostruoso e sul fronte cessioni ne vedremo delle belle, con i ritorni dai prestiti di Ullmann, Cuisance, Haps, Ceccaroni e Fiordilino.
C’è anche il Treviso, che riparte da Attilio Gementi in cabina di regia. E ci sarà un nuovo allenatore, forse un giovane emergente, che verrà scelto per tentare la scalata verso la C. Riuscirci al primo colpo, in un girone di ferro in cui ci saranno anche Clivense, Bassano, Union Clodiense, Adriese, Virtus Bolzano e Cjarlins Muzane, non sarà facile, ma la presenza di un dirigente capace come Gementi che ha vinto a Trento è la miglior garanzia.
Abbiamo tenuto per ultimo il Südtirol. Quello che sta facendo Pierpaolo Bisoli è incredibile. Con una squadra ereditata all’ultimo posto senza punti, è arrivato ai playoff, ha eliminato la Reggina e adesso si presenterà a Bari con la possibilità concreta di conquistare la finale playoff per la Serie A. Nessuno avrebbe potuto immaginare un’impresa simile, a dimostrazione di quanto conti il lavoro di un allenatore in ogni categoria. La crescita di Rover è straordinaria, Belardinelli ormai è una certezza, Zaro una colonna difensiva, Curto la prossima plusvalenza, Odogwu un centravanti che si era provato a cedere senza successo in C e che adesso è uno dei punti di riferimenti del gruppo. I 5300 del Druso sono la vittoria più bella di una piazza che, partita da zero o quasi, si sta innamorando del calcio. Nella terra dell’hockey, è bello assistere a questa ascesa senza fine che potrebbe portare davvero in paradiso
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