Trento e Triestina, due città tremano con l’incubo Serie D: e potrebbero incontrarsi… Pordenone, Vicenza, Padova, tempo di verdetti. Venezia, il ruggito del leone. Verona, sarebbe un miracolo

L’editoriale settimanale si apre con Trento e Triestina. Due realtà amate e apprezzate del nostro territorio che sono all’improvviso con le spalle al muro. A una giornata dalla fine per entrambe c’è l’incubo Serie D che aleggia nell’aria. Il Trento deve battere il Novara e sperare che una fra Pro Vercelli e Mantova si fermi proprio sul traguardo. La Triestina va a Crema, ha il fiato sul collo del Piacenza e deve quantomeno evitare una retrocessione diretta che sarebbe una catastrofe, finanziaria, tecnica e ambientale. Ai playout, se ci andassero entrambe, Trento e Triestina potrebbero anche incontrarsi, in uno scontro a fuoco fratricida da paura che inchioderebbe una delle due alla D. Inspiegabile quanto accaduto a Trento nelle ultime settimane. Dopo una prima parte del girone di ritorno trascorsa a mille all’ora con risultati eccezionali, la squadra si è inceppata, segna col contagocce, ha perso tutti i suoi riferimenti. Un’involuzione incomprensibile, figlia anche di qualche scelta tecnica poco felice. Gli errori ci stanno e fanno parte del gioco, ma quanto costruito dal ds Giorgio Zamuner rischia di essere dilapidato per tante, troppe incongruenze. Più di qualche opzione non l’abbiamo capita, ma non è tempo di processi, almeno oggi. Le possibilità per evitare il peggio ci sono ancora, poi in estate, se verrà salvata la categoria, sarà tempo di ripensare a tante cose che non sono girate per il verso giusto e a come eventualmente ripartire. Anche a Trieste, all’improvviso, si è spenta di nuovo la luce. Ci siamo riguardati la partita con il Sangiuliano e ne abbiamo ricavato un’impressione identica a quella delle precedenti uscite. Per una parte di primo tempo si è vista una discreta Triestina, che però fatica tremendamente a segnare, esattamente come il Trento. E che poi ha giocato paralizzata dalla paura. Anche qui non abbiamo capito alcune scelte, ma anche qui, non è tempo per i processi. Ci sarebbe tanto da dire sulla società, prima di tutto, ma preferiamo rinviare ogni ulteriore considerazione a quando le bocce saranno ferme e i verdetti acquisiti.

Pordenone, Vicenza e Padova stanno per arrivare al traguardo. Tutte dietro la Feralpisalò, che ha vinto un campionato grazie a una difesa di ferro, mentre la concorrenza è ancora qui a leccarsi le ferite. In settimana il Vicenza ha vinto con merito la Coppa Italia di Serie C, riuscendo ad avere ragione di Juventus Next Gen che nel primo tempo aveva fatto paura. Il successo serve tantissimo per la classifica, perché è come se il Vicenza avesse in tasca il terzo posto, saltando due turni ai playoff. E soprattutto per il morale. I biancorossi, solo in teoria, ma poco in pratica, potrebbero ancora arrivare secondi e questo rimescolerebbe ulteriormente le carte in chiave playoff. Il Vicenza oggi ha un attacco superbo, ma una difesa (o meglio, una fase difensiva) che non ha mai garantito adeguata copertura alle proprie bocche di fuoco. Fra le contendenti ai playoff, è una delle favorite assieme a Crotone e Cesena, ma dovrà dimostrare di aver raggiunto equilibri che quasi mai si sono visti nel corso dell’anno. Il Pordenone oggi è una squadra in confusione, più per i balletti in panchina che per carenze tecniche specifiche. Qualcosa manca, ma intendiamoci: niente di irreparabile. Riuscirà Di Carlo a ricreare gli antichi splendori? Per ora la bilancia pende più verso il no, ma ai playoff viene tutto resettato e può cominciare un’altra storia. Perché di solito ai playoff vince chi arriva di rincorsa, come il Palermo l’anno scorso, come il Cosenza del famoso quinto posto poi tramutato in oro puro. A vederla così verrebbe da pensare a un Padova protagonista, perché Vincenzo Torrente, un tecnico bravo e capace in questa categoria, ha trovato lungo il percorso la quadratura del cerchio pur senza avere quel regista che aveva invocato a gran voce. Oggi il Padova è sesto, potrebbe anche chiudere quinto, più ragionevolmente manterrà l’attuale posizione o magari ne perderà una, perché vincere a Mantova contro l’ex Mandorlini sarà molto complicato pure per una squadra in salute come i biancoscudati. Virtus Verona e Arzignano andranno ai playoff, con tanti meriti e altrettante lodi. A dimostrazione che la competenza di chi dirige (Fresco da una parte, Chilese e la sua ottima squadra dirigenziale dall’altra) è una garanzia di successo pieno.

Mentre il  Südtirol perde colpi e Bisoli dice di non vedere più “quella cattiveria che vedevo prima”, in attesa di capire in quale posizione e con quale prospettiva andrà ai playoff, il Cittadella boccheggia ma strappa un punto che vale platino a Cosenza. Sinceramente i granata nelle ultime settimane ci convincono poco, l’impressione è che annaspino alla ricerca di appigli tecnici che trovano solo a tratti. Si salverà Gorini? Ce la può fare, ma il Cittadella rischia davvero grosso per tanti motivi, primo fra tutti un calendario che, scava scava, è tutt’altro che semplice. Chi sembra stare meglio di tutti nelle retrovie è il Venezia, che batte anche il Palermo e che ha trovato una nuova veste dopo l’infortunio di Jajalo. Una sorta di 3-4-1-2 senza Cheryshev e con Ellertson che cresce a vista d’occhio dietro i soliti noti. Pohjanpalo ha capito l’Italia e Venezia e secondo noi in Serie A farebbe una degna figura in una squadra di medio bassa classifica, i nuovi acquisti di gennaio offrono molte certezze e poche zone d’ombra, Paolo Vanoli ha in mano la squadra e Filippo Antonelli è riuscito a intervenire ribaltando un equilibrio nefasto che avrebbe probabilmente portato dritti in Serie C. Non ce l’ha ancora fatta, a far respirare Venezia, ma intanto ha già ottenuto assieme all’allenatore tre risultati: 1) ha abbassato la qualità tecnica della squadra, ma ha guadagnato in dinamismo, fame di vittoria e conoscenza della categoria; 2) ha mandato via qualche mela marcia nello spogliatoio; 3) ha cancellato l’esterofilia ad ogni costo sposando una linea più coerente e lineare pescando (bene) in Italia. Manca poco per chiudere bene la stagione, ma non è ancora finita e bisognerà soffrire ancora. Il calendario mette sul piatto due scontri diretti e sfide all’ultimo respiro. Di sicuro è migliore di quello del Cittadella, almeno sulla carta. Se poi il campo confermerà questo apparente assioma, lo scopriremo solo lungo il percorso.

Resta il Verona, che strappa un punto a Napoli sfruttando al meglio la migliore settimana possibile per affrontare la capolista. Ora c’è lo Spezia a -3, ma chi sembra stare peggio di tutti è il Lecce, che potrebbe pagare molto cari i due punti persi contro la derelitta Sampdoria ormai retrocessa. Il Verona ha lo scontro diretto coi giallorossi da giocarsi ed è ancora vivo, lo sciagurato errore di Ngonge ha privato Zaffaroni di una vittoria che avrebbe avuto dell’incredibile, ma che non avrebbe fatto una grinza per quanto visto in campo. Le difficoltà ci sono ancora, soprattutto in attacco dove si segna col contagocce. Eppure, incredibilmente, la squadra dopo il ko di Marassi contro la Sampdoria che assomigliava molto a un de profundis anticipato, si è rialzata. Capitalizzando al meglio il tremendo errore di Consigli e le distrazioni del Napoli, mettendo in cassaforte quattro punti quando nessuno se l’aspettava. Postilla finale per l’Udinese: il campionato è finito con largo anticipo, quello che accade all’Olimpico è solo la conferma che è difficile esserci con la testa quando l’obiettivo lo hai già raggiunto. Lo dimostrano il rigore fallito da Pereyra, le amnesie difensive, gli infortuni che sembrano arrivare come punture di spillo nel momento meno opportuno. Va così, si contano solo i giorni che mancano alla fine della stagione. 

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