Virtus Verona e Arzignano, una vetrina per due. Vicenza, una disfatta epocale: Rosso che fai? Pordenone a caccia di un miracolo. Triestina aggrappata alla C, Trento ci siamo quasi
martedì 28 Marzo 2023 - Ore 23:21 - Autore: Dimitri Canello
La vetrina della settimana, con Serie A e Serie B ferme al palo per la pausa Nazionali, tocca senza dubbio alla Serie C. Brillano in primo piano due stelle minuscole del calcio triveneto, Virtus Verona e Arzignano, che si stanno rendendo protagoniste di due autentici capolavori sportivi. Gigi Fresco sta facendo qualcosa di inimmaginabile a inizio anno. La Virtus sembrava a fortissimo rischio retrocessione, era ultima, sembrava agonizzante. Un paio di aggiustamenti sul mercato, il solito lavoro certosino del decano degli allenatori italiani ed ecco l’incredibile. Oggi i rossoblù hanno gli stessi punti del Vicenza, partito per vincere il campionato e a cui il patron Renzo Rosso, scherzando ma non troppo, chiedeva di farlo con un +20 sulla seconda. L’Arzignano, espugnando il Menti, ha compiuto un’impresa storica con pieno merito. Ha battuto per la prima volta la corazzata biancorossa con la forza delle idee, con un calcio pratico, bello e intenso allo stesso tempo. Ha saputo resistere alle bordate di Franco Ferrari, 18 gol e niente da rimproverarsi nell’anno nero vicentino, ha vinto con la coppia di corazzieri Parigi – Grandolfo, con le giocate del vicentino Cester, con gli inserimenti di Antoniazzi, con le folate dell’altro vicentino Lattanzio. Uno smacco per chi ha speso soldi e risorse (questo si chiedeva a Rosso e questo Rosso ha fatto), un premio alla competenza di Lino Chilese e del suo direttore sportivo Mattia Serafini, all’equilibrio e alla costanza del vicepresidente Enrico Gastaldello, alla solidità del direttore generale Matteo Togni. Una settimana in cui il mondo si è capovolto e la provincia ha dato lezioni alla città che si scioglie di fronte alle pressioni. E’ successo a Vicenza, ma anche il Padova ha ben poco di cui sorridere, dopo lo 0-2 di Meda. Certo, per certi versi è più facile lavorare senza pressioni, ma ci vuole bravura anche nell’arrangiarsi con budget ridotti e limiti oggettivi con cui fare i conti quotidianamente, oltre che con margini di manovra molto ristretti. L’Arzignano, che è appena agli inizi di un percorso, può diventare un nuovo Cittadella, perché niente succede per caso e oggi è giusto soltanto applaudire due realtà come Virtus Verona e Arzignano che avanzano sempre più verso traguardi a cinque stelle. Rossoblù davanti al Vicenza per lo scontro diretto a favore, giallocelesti davanti al Padova: uno scenario inimmaginabile a inizio stagione.
A Vicenza adesso è tempo per leccarsi le ferite dopo una disfatta epiocale. E bisogna domandarsi se le voci che circolano da tempo su un possibile disimpegno di Renzo Rosso (alimentate peraltro da un recente intervento del patron sui social che fece molto rumore) abbiano qualche fondamento. Raccogliendo frammenti di notizie qua e là si sa che è fortemente in bilico la posizione di Federico Balzaretti, così come quella di Francesco Vallone. Se Rosso rimarrà è facile immaginare una nuova rivoluzione sul ponte di comando, con Rinaldo Sagramola al suo posto e nuovamente con lui magari Renzo Castagnini, mentre le voci che ipotizzano un interesse per Giorgio Zamuner (per ora) non hanno trovato conferme. Nel frattempo l’impressione nettissima è che la squadra abbia mollato mentalmente e che il cambio di allenatore con il ricorso a Dan Thomassen dalla Primavera sia stata la mossa della disperazione più che una reale strategia di riserva al piano B (non aveva funzionato neppure il piano A…). Oggi il fallimento più fragoroso in Serie C è quello biancorosso e le cause di tutto questo, prima che nelle lacune di una rosa che di certo non è inferiore a quella di nessun’altra fra le contendenti per il primo posto, sono nella mancanza di equilibrio manifestata nel corso della stagione. Una vittoria e filmati di festeggiamenti in spogliatoio, una sconfitta e depressione più cupa. Una società dovrebbe trasmettere equilibrio e questo equilibrio all’esterno non traspare proprio per nulla.
Il Pordenone sta tentando il tutto per tutto per ribaltare un verdetto che sembra pressoché scritto. Oggi i punti di distacco dalla vetta occupata dalla Feralpisalò sono quattro, ma in realtà bisogna aggiungerne uno perché lo scontro diretto in caso di arrivo a pari punti è a favore dei Leoni del Garda. Guardando il complesso del campionato, il Pordenone si deve mangiare le mani se non arriverà primo, perché aveva il traguardo alla portata e si è liquefatto sul più bello. Oggi il campionato può perderlo solo la Feralpisalò e sarebbe sorprendente se succedesse. Dopo la vittoria con la Pro Sesto, il Pordenone tenta un ultimo colpo di coda e, nell’eventualità, ci riproverà ai playoff con prospettive ben più rosee rispetto al Vicenza. Fra le due oggi i Ramarri sembrano più solidi, più quadrati, più squadra. Non è una sentenza definitiva, perché i playoff sono un campionato a sé, ma il Vicenza dovrà prima di tutto vincere la Coppa per garantirsi un accesso agli spareggi promozione privilegiato e ricompattarsi al più presto. Oggi non è una squadra ma un insieme caotico di primattori che non sono gruppo, che non viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda e che deragliano alle prime difficoltà.
All’appello mancano Triestina e Trento. Ci sarà da soffrire fino in fondo, ma le possibilità di arrivare all’obiettivo ci sono per entrambe. Il Trento può ancora centrare i playoff, ha vissuto la frenata fisiologica dopo la grande rincorsa riuscendo a limitare i danni e adesso potrebbe piazzare l’allungo finale sfruttando lo scontro diretto col Padova e un calendario non impossibile. Le difficoltà sono soprattutto in attacco, dove da qualche settimana si segna pochissimo e dove lo scadimento di forma dei propri primattori è evidente. Ma il Trento è una squadra solida, che ha una propria identità e che può arrivare fino in fondo centrando prima di tutto l’obiettivo salvezza e poi accarezzando il sogno spareggi promozione. L’Alabarda ha perso per strada Celeghin, ma il primo esame di Lecco è stato superato brillantemente: Gori e Crimi hanno fatto il proprio dovere, Tessiore ha qualità che a Trieste sinora si sono viste soltanto in minima parte, la linea difensiva ha mostrato una solidità e una compattezza molto confortanti. Il calendario non è semplice, il Piacenza resta sempre dietro e il primo obiettivo rappresentato dai playout può essere raggiunto. Una volta fatto, sarà un vero e proprio terno al lotto, perché fra andata e ritorno sulle due partite può accadere di tutto. Eppure il feeling ritrovato con i tifosi e i risultati degli ultimi due mesi sono un ottimo punto di partenza e un valido motivo per poter essere moderatamente ottimisti sull’esito di questa folle rincorsa dopo un girone d’andata da film horror.
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