Triestina, Padova e Trento: tre facce della crisi. E’ sempre più Pordenone-Vicenza. Venezia, una vittoria che vale platino
martedì 29 Novembre 2022 - Ore 00:30 - Autore: Dimitri Canello
La copertina della settimana va ancora una volta alla Triestina. Quello che sta succedendo a Trieste non ha spiegazioni tecniche, perché può capitare di sbagliare un giudizio o di sopravvalutare un organico. Ma vedere l’Alabarda penultima in classifica, davanti solo al Piacenza e dietro persino alla Virtus Verona, prigioniera di una crisi senza confini, non ha spiegazioni tecniche che convincano fino in fondo. C’è chi sostiene che la critica sia stata vittima di un abbaglio collettivo nel valutare il mercato di Giancarlo Romairone. Sicuramente qualche acquisto è stato sbagliato, quando cambi tutta la squadra il margine d’errore inevitabilmente si allarga. Eppure hanno tradito anche alcuni insospettabili: Mattia Minesso, ad esempio, protagonista assoluto a Pisa e a Modena e a Trieste l’ombra di se stesso. Matteo Ciofani, che sembra di colpo il terzo fratello scarso del signor difensore qual è stato fino all’anno scorso. Mirko Gori, che avrebbe dovuto prendere per mano il centrocampo e che, invece, è il primo a nascondersi in campo (quando ci è andato). Federico Furlan, la cui involuzione tecnica non ha alcuna spiegazione plausibile, perché parliamo di un giocatore di 32 anni, non di 36, che negli anni scorsi aveva pur dimostrato qualcosa. Ecco, a giudizio di chi scrive ognuno, in questo fallimento, perché di tale già oggi si può parlare con il penultimo posto davanti solo al Piacenza, ci ha messo del suo. Chi è dietro la scrivania, chi cura i rapporti con l’esterno (la vicenda di Alessandro Lovisa lascia esterrefatti per tanti motivi), chi allena, chi scende in campo. Per risalire ognuno faccia la sua parte, guardi dentro di sé e cerchi il meglio, perché la Triestina può e deve tirarsi fuori da questo buco nero in cui si è infilata.
Il Padova affonda. Nell’ultimo mese e mezzo ha vinto solo a Trieste, per il resto è stata una sequenza lunga così di risultati negativi e di delusioni. E’ chiaro che non si potrà andare avanti ancora a lungo con questo andazzo, altrimenti finirà inevitabilmente sulla graticola Bruno Caneo, perché ogni tecnico è legato ai risultati e anche questo caso non farà eccezione. Di sicuro il Padova, che non avrebbe meritato di perdere col Renate, oggi è ben al di sotto del suo potenziale. Ha dimostrato di non essere una squadra da primo posto, ma non può essere nemmeno da dodicesimo, con vista sui playout. Le cose che non funzionano sono tante, a cominciare dal fatto che la rosa non offre ricambi all’altezza dei titolari e che gli infortuni sono davvero troppi. Quel che è certo che, anche nell’ambito di un ridimensionamento rispetto agli anni precedenti, Padova non può, come Trieste, rassegnarsi a vivere una dimensione di questo tipo, di bassa Serie C.
Per chiudere con le storie di ordinare difficoltà calcistiche del Triveneto, ecco il Trento. Mauro Giacca ha finalmente tappato la falla legata al direttore sportivo, assumendo Giorgio Zamuner. Che in Serie C ha dimostrato in passato di essere un dirigente top, prima e Pordenone e poi a Padova. Anche a Trento, ci sbilanciamo, farà bene, perché competenza e capacità gestionali non mancano. La squadra, che sulla carta vale un posto fra l’ottavo e il decimo nella formazione titolare, non ha ricambi all’altezza in alcuni reparti e, come il Padova, ha sofferto di troppi infortuni. L’assenza di Pasquato, in particolare, pesa come un macigno. Perdere a Salò ci può stare ed è normale, adesso è in arrivo il Vicenza e poi ci sarà il Padova. Insomma, con una classifica da brividi Bruno Tedino deve risalire la corrente e fare punti nelle prossime partite di sicuro non sarà facile.
La giornata si è chiusa con Arzignano – Vicenza, il derby tutto vicentino che ha goduto di una designazione arbitrale inopportuna. Siccome di polemiche ne abbiamo sin troppe, c’erano tanti arbitri che potevano essere chiamati e si poteva tranquillamente evitare di rivolgersi un direttore di gara della sezione di Bassano del Grappa originario di Cittadella. A volte i designatori si complicano la vita da soli e siamo certi che, di fronte agli stessi episodi di cui Lino Chilese si è lamentato sbottando in sala stampa con termini piuttosto coloriti, con un altro fischietto in cabina di regia l’atteggiamento e la reazione sarebbero stati molto diversi. Sul campo il Vicenza non ha entusiasmato, ma ha vinto e non è un caso se sinora, da quando è arrivato Francesco Modesto in panchina, sono arrivati solo successi. I campionati si conquistano anche con le vittorie sporche e quella di stasera appartiene sicuramente a questa categoria. Il Pordenone adesso ha quattro punti di vantaggio, a Sesto San Giovanni ha giocato bene, ma non ha vinto. La Pro Sesto è l’assoluta sorpresa del girone e ha interrotto la striscia vincente neroverde, mentre il sospetto sempre più fondato è che per il primato nel girone A sarà una corsa a due Pordenone-Vicenza, con la Feralpisalò terzo incomodo. Presto sapremo.
L’altra notizia importante del weekend arriva da Venezia. Paolo Vanoli si prende tre punti di platino proprio nel giorno in cui il Perugia aveva messo la freccia e, giocando prima degli arancioneroverdi, li aveva lasciati all’ultimo posto in solitaria. Che Venezia è stato quello al Barbera? Solido di testa, perché in una situazione del genere la testa era facile perderla, bravo nel primo tempo, fortunato nel secondo: non capita tutti i giorni di segnare un gol casuale, di vedere un centravanti sbagliare una respinta facilissima a porta vuota dopo la splendida parata di Joronen sul rigore di Brunori e un gol annullato dal Var per una questione di millimetri. Al Venezia, diciamolo chiaramente, erano andate tutte storte sinora e, una volta tanto, la dea bendata si è girata dalla parte giusta. I problemi rimangono, ma era fondamentale fare risultato perché altrimenti si rischiava di non venirne più fuori. La squadra, invece, è viva, e ha i mezzi quantomeno per evitare la retrocessione. A gennaio servirà sicuramente qualche correttivo sul mercato, mentre andrebbe cambiata completamente la politica del club nei confronti dei tifosi, ma questo è un tema che scotta e non pare esserci la consapevolezza dei danni che crea un certo atteggiamento nei confronti della base che ti sostiene e che, ad esempio, ha portato 110 tifosi a sobbarcarsi un viaggio dall’altra parte dell’Italia con la squadra penultima in classifica.
Mentre fuori dal campo, infine, il Südtirol pota un altro ramo secco (Sprocati) della campagna acquisti estiva, sul campo la squadra non muore mai e non ci sono più aggettivi per descrivere il lavoro di Bisoli, che continua a portare frutti. Non ha mai perso da quando è sbarcato a Bolzano e credo che non serva aggiungere altro, mentre tutto il meglio dell’organico settimanale offre, una dopo l’altra, prestazioni scintillanti e guerreggianti. Del Cittadella, elenchiamo i soliti problemi: senza due dei tre attaccanti titolari sarebbe dura per chiunque, se poi ci si mette pure Kastrati a sbagliare ecco che diventa tutto più complicato. L’impressione è che quest’anno ci si debba accontentare della salvezza che, visto il campionato che si sta giocando, sarebbe oro colato.
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