Treviso, Salviato: “Sogno Serie C, Cunico un grande: sui Donnarumma e i Mondiali…”
martedì 22 Novembre 2022 - Ore 20:56 - Autore: Pietro Zaja
Più di 200 presenze in Serie B. Esperienze importanti tra C e D. Una promozione nella massima serie italiana raggiunta con il Livorno, un passaggio per una piazza bollente come Bari. Simone Salviato, capitano di un Treviso capolista nel girone B di Eccellenza, si è raccontato a tutto tondo a Trivenetogoal. Dalla frenata in campionato dei biancocelesti al rapporto con i fratelli Donnarumma, passando per un parere sui Mondiali che si stanno disputando in Qatar, fino ad arrivare ai giovani della rosa trevigiana. Ecco le sue parole.
Come stai e che momento stai vivendo nella tua carriera?
“Sto molto bene. Anche avendo 35 anni suonati. Mi sento bene, faccio il lavoro più bello del mondo, quindi lo faccio con entusiasmo ed è quello che ho fatto praticamente per tutta la vita. Sono molto contento e grato per questo”.
Una carriera lunga, 220 presenze in Serie B… Quanto pensi di giocare ancora?
“Me lo chiedono tutti e io rispondo sempre che continuerò a giocare finché il fisico me lo permette, perché è quello il nostro campanello d’allarme. Quando le condizioni fisiche sono un po’ meno a livelli alti, diciamo che è un segnale d’abbandono. La testa vorrebbe andare avanti fino a 40/45 anni, però adesso sto bene e mi sento bene, faccio tutto con gioia e entusiasmo, per cui ti dico che per ora non sto pensando né di smettere né di finire la carriera qui. Quindi penso che ancora un po’ di anni mi divertirò”.
Magari riportando il Treviso ad alti livelli…
“Quello è il sogno maggiore e che mi ha fatto rimanere qua quest’anno. Abbiamo un obiettivo importantissimo da portare a termine e il sogno sarebbe quello di riportare il Treviso tra i professionisti. Sarà dura, ma ci proverò fino alla fine”.
Ci sono secondo te le condizioni per portare il Treviso ai livelli a cui era abituato anni fa?
“Sì, sia per fattori ambientali per la città di Treviso in sé come bacino d’utenza, per lo stadio che ha, per il blasone che ha e sia per la società perché in questi anni ha fatto vedere di lavorare molto bene, di avere persone fidate al seguito, di avere un presidente che ci tiene veramente a quello che sta facendo. Sta portando avanti un progetto. L’anno scorso l’obiettivo era quello di vincere il campionato, ma non siamo riusciti a vincerlo nei playoff. Non si è perso d’animo, ma anzi, con un rinnovato entusiasmo ha cercato di mettere nuova linfa quest’anno con persone molto fidate al fianco. Ci sono tutte le carte in regole per portare questo Treviso in Serie C e cercare di riportarlo in una categoria che gli appartiene”.
Come valuti quest’inizio di campionato?
“Abbiamo fatto un inizio di campionato molto molto buono, nel senso che sapevamo che ci sarebbero state delle difficoltà. All’inizio siamo partita bene, con entusiasmo, con voglia, ma nelle ultime battute, nelle ultime tre o quattro partite abbiamo avuto qualche difficoltà, ma per molteplici questioni, legate a qualche assenza di troppo magari. Poi le altre squadre iniziano a conoscerci e quando giocano contro di noi non è la stessa cosa giocare contro le altre squadre del girone. È normale che a volte ci sia un po’ più di difficoltà, di sofferenza, ma l’importante è che il gruppo sia compatto, vivo. Ne abbiamo parlato anche ieri in allenamento e siamo consapevoli della nostra forza. Sappiamo qual è il nostro obiettivo e ci siamo messi a testa bassa a lavorare, sapendo che domenica arriverà una sfida molto importante. Già da domenica inizierà a svoltare”.
Cosa pensi quando vedi tutta quella gente al Tenni in Eccellenza?
“Fa sicuramente strano, mi fa molto piacere perché avendo vissuto piazze molto calde i tifosi ti fanno sentire vivo, sia nel bene che nel male. Ti fanno sentire la loro partecipazione, ti danno sempre qualcosa in più, quindi poi vai a vedere le altre squadre che hanno 20/30 tifosi e trovarti 600, 700 persone, addirittura l’anno scorso siamo arrivati a 1200, cambia un po’. Cambia anche soprattutto per chi gioca a Treviso, ma anche per chi viene ad affrontarlo, perché comunque a noi ci dà una spinta in più e magari per chi viene a giocarci contro è demoralizzante vedere come tutti questi supporters supportano il Treviso. Magari loro possono aver poco, quindi per noi è una spinta in più sicuramente. Sta a noi adesso, con i risultati, portarne sempre di più. Il sogno sarebbe vedere non dico lo stadio pieno, anche perché alcuni settori sono chiusi, ma vedere una bella folla”.
La piazza più calda che hai vissuto?
“Sicuramente Bari. Al 100%. Ho fatto una partita che era prima contro seconda, era un Bari-Bologna e c’erano 58 mila persone allo stadio. Solo per farti capire un po’ come la sentono giù e come vivono il calcio al Sud. In centro sono stato in due anni due volte perché non si poteva stare. Ti riconoscevano in ogni angolo ed era invivibile. Era un po’ come nel film «Benvenuti al Sud». Ti offrono migliaia di caffè e ti fermano ogni cinque secondi. È una cosa molto molto bella per un giocatore, ci mancherebbe altro, è l’essenza del calcio. Quindi ti dico che quella è stata una piazza nel bene molto bella. Nel male ha i suoi contro, però sicuramente se dovessi ritornare ritornerei a Bari. Anche se un pezzo di cuore l’ho lasciato a Livorno visto che ho conquistato la Serie A. È una bella lotta”.
È stata quella a Livorno la tua stagione migliore?
“Sicuramente quella di Livorno quando abbiamo vinto i playoff e siamo andati in Serie A è stato il picco maggiore a livello calcistico. Avevo 25 anni, nel pieno della mia maturità, quindi le avevo giocate quasi tutte tranne nelle battute finali per un problema alla schiena che ho superato, ma poi con la vittoria dei playoff in Serie A è stato il picco più alto della mia carriera senza dubbio”.
Qua a Treviso, in rosa ci sono molti ragazzi giovani, 2003, 2004. Come li vedi e che rapporto hai instaurato con loro?
“Di mio non faccio sentire la differenza d’età, perché comunque ho vissuto come loro i primi anni nello spogliatoio, quindi so cosa vuol dire. Non sono un vecchio di quelli bacchettoni, ma sono un vecchio tra virgolette esigente, ma loro lo sanno. Sono ragazzi umili, educati e consapevoli di essere in una piazza importante come il Treviso, con tutte le difficoltà che possono avere. Ne parlavamo anche prima del fattore ambientale che magari può incidere a livello demoralizzatorio nel fatto che se le cose non vanno bene magari si buttano giù, ma questo fa parte di un processo di crescita che a loro deve fare bene. Soprattutto devo lavorare e guardare i più vecchi perché sono quelli che possono dare qualcosa in più. Dico sempre a loro che bisogna rubare con l’occhio. Un vecchio ti può dire, ti può aiutare, ma se sei un giovane scaltro, la prima cosa che hanno insegnato anche a me, è che con l’occhio si ruba la prima parte. Però abbiamo tutti ragazzi per bene. Stanno facendo bene, è normale che bisogna avere pazienza e dargli tempo di sbagliare. Quello che dico io è che bisogna cercare di sbagliare ogni volta in maniera diversa. Gli errori li facciamo anche noi esperti, quindi a maggior ragione ai giovani bisogna dare tempo e modo di sbagliare”.
Cosa possono rubare da Simone Salviato i giovani?
“Quello che posso dire è che io sono catapultato sul campo al 100%. Arrivo un’ora prima, ho dei miei esercizi prestabiliti per cercare di migliorare l’elasticità del muscolo, queste cose qui. Queste sono piccole cose che magari un giovane non nota… Magari arriva, si cambia, fa l’allenamento, doccia e va a casa. Bisogna iniziare a lavorare in settimana, sull’ora in cui si va a letto, sull’alimentazione. Essere e diventare un giocatore non è così facile, ci vuole sacrificio e il sacrificio parte proprio da questo: dall’uscire meno la sera, dall’andare a letto presto, dal mangiare bene, dal togliere una bibita gassata in più, dal togliere l’alcol. È un insieme di fattori che poi alla fine ti portano a un obiettivo perché poi altrimenti se vuoi uscire e fare il giocatore non arriverai mai. Ti devi mettere al 100% in testa che se vuoi fare il giocatore, dall’Eccellenza alla Serie A, fino ai Mondiali con Cristiano Ronaldo, se non sei inquadrato al massimo fai fatica”.
Che rapporto hai con Cunico?
“Il mister l’ho già avuto alla Luparense in Serie D quattro anni fa, nel 2018, e ho un rapporto molto bello. È un mister molto diretto, sincero e molto schietto. Se ti deve dire una cosa in faccia te la dice senza problemi. Abbiamo un bel dialogo, parliamo sia di calcio che di extra calcio. È un allenatore molto preparato. È molto verace, si fa sentire e capire. L’ho ritrovato quest’anno super carico. È un vulcano che vuole cercare di eruttare insieme a tutti noi”.
In queste ultime partite Cunico era squalificato. Con Carnovelli è cambiato qualcosa?
“Su per giù è la stessa cosa. L’unica cosa che contraddistingue un po’ la squalifica è che magari la comunicazione magari arriva un po’ dopo rispetto ad avere il mister in panchina. Non andando in stadi enormi in cui non possiamo né vederlo né sentirlo, in alcuni stadi lo abbiamo sentito e a volte lo vedevamo. Poi era in collegamento con Carnovelli che è il suo secondo, quindi l’unica cosa è che se ci doveva dire qualcosa la diceva al mister in seconda e poi l’informazione ci arrivava con un bit dopo, però è praticamente uguale. È normale poi che averlo di fianco è tutt’altra cosa”.
Stalkerandoti sui social ho notato che hai un certo rapporto con i fratelli Donnarumma. Me lo racconti?
“Si. Tutto nasce nel 2015 quando io e Antonio, il fratello di Gigio, siamo andati a giocare a Bari. Giocavamo insieme e all’inizio dell’anno cercavamo le case in affitto. Io il mio e lui il suo. Lui si è preso un appartamento doppio perché ha i genitori di Napoli che ogni tanto andavano a trovarlo, mentre io mi ero preso un appartamento singolo perché ero da solo. La mia ragazza, che è attualmente la mia moglie lavorava qui a Padova, quindi abbiamo detto che io mi prendevo l’appartamento piccolo e lui quello grande. Di sera Antonio voleva sempre che lo accompagnassi a casa, dentro proprio, per vedere se c’era qualcuno perché aveva paura diciamo. Essendo una casa molto grande in una città anche molto grande, insomma, mi chiedeva di entrare, di berci una cosa, di stare in compagnia. Da lì ho capito che lui aveva paura, c’era questo inghippo e quindi gli ho detto che potevamo stare insieme nel suo appartamento. Davo via il mio e io andavo da lui visto che la casa era molto grande. Lui ha accettato e da lì siamo andati a vivere insieme. Antonio per me è come un fratello, quindi poi di conseguenza, visto che Gigio veniva a trovarci, si è instaurato un rapporto anche con lui. L’anno scorso è venuto qua a Padova a Natale e lo abbiamo trascorso insieme. Quando vado giù d’estate ci vediamo spesso. Lo sento spesso, due o tre volte a settimana. Abbiamo proprio un rapporto d’amicizia. Questa è una cosa bellissima del calcio, anche perché poi, avendo ogni anno dei compagni diversi e magari cambiando squadra, diventa difficile legare con tante persone. Io ho avuto la fortuna di legare con molte persone, quindi ti dico che è una cosa che custodisco. Fa molto piacere e avere delle persone così genuine nella mia vita è molto bello di questi tempi”.
Niente Italia ai Mondiali. Chi tifi?
“Niente Italia ai Mondiali è un disastro! Io sto tifando per l’Uruguay. Tutti vanno su Argentina, Portogallo, Brasile… Per me l’Uruguay è una squadra che può dare fastidio. È fatta di giocatori semplici, ma con «garra», come dicono loro. Secondo me, partendo così in sordina, con l’esperienza che hanno, possono far bene. Mi sbaglierò sicuramente, ma simpatizzo per l’Uruguay”.
Hai visto qualche partita in questi giorni?
“Si, certo. Ho visto l’Argentina questa mattina, che purtroppo ha perso con l’Arabia Saudita. Vedi? Nel calcio non c’è nulla di scontato. Tutti quanti pensavamo che l’Argentina ne desse cinque o sei all’Arabia Saudita e invece ha fatto molta fatica. È proprio questo il bello del calcio. Adesso stavo guardando Messico-Polonia, con Lewandoski che ha appena sbagliato un rigore… Ma la partita di stamattina è stata bellissima. Messi fa 3 gol, Di Maria 2, Lautaro altri 2 e invece fanno 1-0 giocando così così. Alla fine l’Arabia Saudita se l’è portata a casa, non ha rubato nulla, han giocato. Questo dimostra che anche una squadra con giocatori che probabilmente non conosciamo ha ribaltato il risultato e ha vinto contro l’Argentina favorita per la vittoria del Mondiale. Questo è il bello del calcio”.
Foto: Treviso FCB 1993, Fotostampa
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