Triestina, un tracollo da censura. Verona-Sogliano: la meritocrazia, questa sconosciuta. Pordenone-Vicenza, duello per la B, Padova e Trento in picchiata
domenica 20 Novembre 2022 - Ore 23:57 - Autore: Dimitri Canello
Partiamo da Trieste, stavolta dal basso. Perché quello che sta accadendo al glorioso club alabardato merita un ampio approfondimento. In settimana la Gazzetta dello Sport ha pubblicato la classifica dei budget della Serie C e l’Alabarda si colloca al quarto posto, dietro soltanto alle due retrocesse Crotone e Vicenza ( provviste di paracadute) e alla Virtus Entella. Con un budget del genere e dopo il mercato estivo, si pensava che la Triestina sarebbe stata protagonista assoluta nel girone A invece non solo non è fra le prime, ma è addirittura terzultima, a tre punti dall’ultimo posto. Ad oggi, con un andamento disastroso anche dopo il cambio di allenatore (nessun beneficio dall’arrivo di Pavanel che, al contrario, ha fatto addirittura peggio di Bonatti, quantomeno a livello numerico), si rischia addirittura la Serie D. Logico che, in un quadro simile, sia finito in discussione pesantemente il dg Giancarlo Romairone, contestato dai tifosi e sceso in sala stampa per chiedere scusa per lo spettacolo offerto a Vicenza, dove la Triestina è stata seppellita di gol e distrutta non solo sotto il profilo del gioco, ma sotto ogni punto di vista. Il giudizio sui singoli è imbarazzante: mai visto Minesso in queste condizioni, disastrosi Ciofani e Sabbione, irriconoscibile Furlan, impalpabile Paganini e chi più ne ha più ne metta. A salvarsi da un tracollo totale sabato il solo Lollo, che quantomeno ha mostrato un po’ di animus pugnandi. Quello che ha stupito in negativo è l’atteggiamento del gruppo, inerme, ignavo, quasi disinteressato ad essere preso a pallonate dal Vicenza. Sarebbe assurdo che una big come l’Alabarda retrocedesse ma questo è un rischio reale con cui oggi la società di Simone Giacomini deve fare i conti, in attesa di tornare sul mercato a gennaio quando sarà necessario mettere ancora mano al portafoglio per evitare il peggio.
La meritocrazia, questa sconosciuta. Il mondo del calcio è un mondo strano, che viaggia su binari e logiche tutte proprie. Sean Sogliano ha avuto a disposizione un budget faraonico per due stagioni e mezza a Padova e non ha portato uno straccio di risultato, fallendo ripetutamente la promozione in B e caricando di costi un club che oggi, oltre che demeriti propri, paga anche le sue gestioni fuori controllo. Prima della città del Santo, perché nessuno se lo dimentichi, le stesse contestazioni gli erano state mosse a Carpi e Bari: che fine hanno fatto questi due club dopo il suo passaggio? Sfogliate gli almanacchi e troverete la risposta. Oggi Sogliano, dopo tre fallimenti tecnici a Padova, torna addirittura due piani più in alto, in Serie A. Maurizio Setti, che ormai con le sue mosse dimostra soltanto disperazione, dovrebbe spiegare per quali meriti Sogliano oggi è di nuovo in quel posto da cui era stato cacciato da lui stesso con ignominia. Da Verona il dirigente piemontese se n’era andato a colpi di comunicati, accusato, guarda un po’, dallo stesso proprietario che oggi lo richiama, di aver speso troppo. Davvero, da rimanere senza parole. Aggiungiamoci poi che Setti non ha mandato via Francesco Marroccu, mutandogli il ruolo in responsabile dell’area tecnica, quindi sulla carta superiore a quello di Sogliano. Di fatto, invece, per chi conosce di calcio Marroccu non conterà più nulla e così avremo una società con due direttori, di cui uno dato in pasto alla piazza affidandosi all’amarcord e l’altro reso inoffensivo dopo la scriteriata gestione di questi primi mesi a Verona, che ha portato a dieci ko consecutivi e una squadra che ha un piede e mezzo in B già a novembre. Vedremo cosa sarà capace di fare Sogliano e soltanto su quello lo giudicheremo: resta il fatto che ci sono direttori molto più bravi di lui che oggi sono a casa o che non hanno avuto seconde, terze o quarte chance.
Per fortuna c’è chi anche chi fa parlare di sé in positivo. Il sospetto che trapela in queste settimane è che nel girone A alla fine il duello per il primo posto potrebbe essere quello fra Pordenone e Vicenza. I Ramarri volano, hanno messo insieme un filotto importantissimo e hanno scavato un solco lungo cinque punti con il gruppo delle seconde. Se poi sarà un duello o una corsa a tre anche con la Feralpisalò lo capiremo presto, nel frattempo il Vicenza visto sabato al Menti è una schiacciasassi. Sugli scudi Ronaldo, Greco, Ferrari, Ierardi e Pasini, con una prova d’orchestra sontuosa da parte degli uomini di Francesco Modesto, che sinora sta convincendo e che sta sfruttando al meglio un calendario favorevole. L’unico dubbio, nell’apoteosi di sabato pomeriggio, è dove finiscano i meriti biancorossi e dove comincino i demeriti della Triestina, che in questo momento è forse la peggior squadra del girone. Il Pordenone viaggia a ritmi altissimi, ha ritrovato in panchina anche Palombi e se comincia a segnare anche l’ex Alessandria, oltre a Dubickas, i Ramarri sono la vera favorita per la vittoria finale. Uno come Ajeti, poi, in Serie C è un lusso che pochi si possono permettere.
Con la B ferma per la Nazionale, resta un pensiero finale per Padova e Trento. Il Biancoscudo sta deludendo profondamente, è nettamente al di sotto delle sue potenzialità, ha infortuni a raffica (qualcosa non è andato nella preparazione?) e sta scivolando sempre più in basso. Non sarà da primo posto, ma non è neanche da decimo. Il calendario avrebbe dovuto aiutarlo dopo un inizio terribile e invece, paradossalmente, lo ha affossato. I biancoscudati sono crollati quanto a rendimento quando hanno cominciato ad affrontare le squadre di medio-bassa classifica ed è chiaro che si dovranno trovare soluzioni molto rapidamente, altrimenti la squadra potrebbe essere risucchiata verso il basso. La società ha ribadito la fiducia in Bruno Caneo, ma serve una correzione di rotta immediata e, per salvare una stagione che a certe condizioni potrebbe trasformarsi in un’agonia, la Coppa Italia potrebbe rappresentare una buona alternativa anche in chiave playoff. Il Trento pareva aver svoltato a Lecco, poi ha messo insieme un punto in tre partite e anche a queste latitudini gli infortuni sono una spina nel fianco di Bruno Tedino. Il crac di Cristian Pasquato fa male, per il resto serve urgentemente un direttore sportivo, per mille ragioni. Prima Mauro Giacca se ne convince e meglio sarà per tutti, a cominciare dai giocatori. La Virtus Verona è riuscita finalmente a vincere una partita e si è lasciata alle spalle l’ultimo posto, l’Arzignano continua a sorprendere. Oggi ha più punti del Padova e non siamo né alla prima, né alla seconda, né alla terza giornata. Qualcuno, al quartier generale biancoscudato, dovrebbe riflettere.
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