Javorcic-Venezia, alle radici di un fallimento. Baldini, quei cambi proprio no. Le spine (finali) del Padova. Tedino e Pavanel, i sorrisi di Trento e Trieste. Verona, sette ko e un tracollo che parte da lontano
martedì 1 Novembre 2022 - Ore 00:03 - Autore: Dimitri Canello
Si chiude il weekend lungo calcistico con due impegni assai significativi per due big del nostro territorio. Il Verona perde per la settima volta consecutiva e precipita all’ultimo posto della graduatoria, raggiunto anche dalla Cremonese. L’epilogo di un lungo percorso cominciato in estate, con la vendita di tre big, dei quali il solo Simeone brilla di luce propria. Grigio Caprari a Monza, non pervenuto Barak a Firenze. L’Hellas gioca una partita generosa con la Roma, che in undici contro dieci fatica e deve aggrapparsi alla prodezza di un baby per espugnare il Bentegodi. Il Verona è in difficoltà soprattutto nella fase difensiva, dove Henry aveva iniziato bene, ma poi si è perso lungo il percorso. L’infortunio di Verdi nel riscaldamento non ha aiutato, il resto l’ha fatto una sciocchezza di Tameze, che ha regalato il gol del pareggio ai giallorossi, senza contare il folle intervento di Dawidowicz, vero spartiacque della partita. La salvezza non è impossibile, ma se il Verona è ultimo è evidente che la bilancia penda decisamente da una parte. E non si vede dove o come possa cambiare marcia una squadra che ha limiti strutturali evidenti.
L’altra metà del monday night porta con sé un verdetto inequivocabile dal Garilli. Ad oggi, 31 ottobre, il Padova ha dimostrato di non essere una squadra da primo posto. I campionati si vincono anche con le piccole. Passi la giornataccia di Crema, passi lo scialbo pareggio con la Virtus Verona, ma il terzo (mezzo) passo falso contro squadre di bassa classifica è di quelli che fanno male. Sul risultato pesa un gol fantasma di Franchini non concesso, ma va anche detto che c’era probabilmente un rigore non dato al Piacenza che poteva cambiare il match. La squadra va in vantaggio presto, ma poi smette di giocare e nei minuti finali, nonostante l’ingresso di Valentini, subisce il gol dell’1-1 dopo aver fallito il 2-0 con Liguori replicando lo sgradito bis col Novara. Se il Padova non ride, peggio ancora fa il Vicenza, che alla data attuale ha già perso quattro volte, decisamente troppo per una squadra che vuole vincere il campionato. Non convincono certe scelte di Baldini, che poteva risparmiarsi la sostituzione di Cavion dopo mezzora, un’umiliazione che il diretto interessato non meritava. Così come è segnale di poco equilibrio adattare Greco in un ruolo non suo prima di bocciarlo sonoramente a primo tempo ancora in corso. Non ci siamo proprio, per un tecnico che sta guidando la formazione più forte del campionato (quantomeno sulla carta) senza dimostrare di aver davvero in mano la squadra. Per ora resiste al suo posto, ma con tanti punti interrogativi circa la sua gestione. Complimenti a Bruno Tedino che, piano piano, sta sistemando la squadra. Il Trento che espugna Lecco porta con sé tante note liete, a cominciare dalla crescita di Saporetti, che sta dimostrando di aver assorbito il salto di categoria e più in generale di tutta la squadra, ben messa in campo dal tecnico trevigiano. Come ho avuto già modo di sottolineare, il Trento vale ben più della posizione di classifica che occupa e con un allenatore capace può scalare posizioni. Va salutata come merito anche la prima vittoria della gestione Pavanel, che sta cominciando a portare un contributo tangibile. No, non è funzionato tutto con il Mantova, tanto che nel finale si è rischiato di pareggiare, ma non a caso l’abbozzo di 4-2-3-1 di cui vi parlavamo la settimana scorsa e che si è visto nel corso della gara ha dato buoni frutti. Ganz ha giocato più dentro l’area, dove sa essere letale e si sta cercando il recupero di Minesso, un giocatore fondamentale per questa Triestina. Non è ancora al top della condizione, ma bisogna insistere, perché è lui una delle chiavi della risalita alabardata dopo un inizio da incubo. Complimenti anche al Pordenone, che espugna Crema e si rimette a correre. Resta una delle principali candidate alla vittoria finale e magari a gennaio tornerà sul mercato a caccia di un attaccante che faccia fare il salto di qualità, visto l’infortunio di Magnaghi e il persistente forfait di Palombi. Il resto della squadra, soprattutto il centrocampo, è da promozione diretta e i cinque gol di Crema sono lì a dimostrarlo.
L’altro grande tema della settimana è indubbiamente l’esonero di Ivan Javorcic. Ad oggi Andrea Soncin ha chance concrete di sostituirlo, anche se sfuggono alcuni meccanismi di quanto accaduto nelle ultime 48 ore. Javorcic, dal punto di vista tecnico, era diventato oggettivamente indifendibile. L’unica partita da ricordare della sua gestione è il 4-1 di Cagliari, a cui però non è seguito un filotto di risultati e, anzi, ha preceduto un’ulteriore involuzione. Cinque sconfitte in sei gare casalinghe a fine ottobre è un rendimento assolutamente deficitario, che ha messo l’allenatore croato con le spalle al muro. In tutta evidenza, il suo Venezia non è mai stata una squadra e lo scontro fortuito in campo fra Tessmann e Cuisance nel corso di Venezia-Ascoli è lo specchio di quello che sta vivendo il Venezia. Un’accozzaglia di buoni giocatori presi singolarmente, ma che non sono mai stati in grado di agire aiutandosi l’un l’altro. Soncin, a nostro avviso, sarebbe una buona scelta, perché conosce l’ambiente e pure il gruppo e sembra un tecnico in grado di valorizzarne le individualità. Non abbiamo la sfera di cristallo e non abbiamo certezze assolute che alla alla fine il prescelto sia davvero lui, ma le possibilità ci sono. Domani si saprà qualcosa in più. Certo, le spiegazioni di Niederauer su quanto non è funzionato convincono poco e sembrano piuttosto un’arrampicata sugli specchi per difendere se stesso e il suo team di lavoro. Javorcic ha colpe precise, ma anche chi ha costruito la squadra e creato un certo tipo di ambiente tossico attorno a chi scende in campo dovrebbe interrogarsi se davvero tutte le scelte siano state in linea con le necessità della squadra e della categoria. Javorcic ha pagato l’inesperienza in B, a dimostrazione che quanto si era evidenziato in sede di commento della passata stagione non è stato tenuto in considerazione da chi oggi si trova a maneggiare il giocattolo Venezia. Con un monte ingaggi più alto rispetto alla scorsa stagione, oggi la squadra è penultima, in difficoltà, prigioniera di incertezze e personalismi che sul campo non portano da nessuna parte.
Restano le pillole sparse che chiudono questo editoriale. L’Udinese si è fermata, ha pareggiato a Cremona e del resto non avrebbe mai potuto proseguire una marcia tanto forsennata. Rimane in una posizione di classifica eccellente, ma dovrà abituarsi a considerare che gli avversari adesso la conoscono e che hanno trovato adeguate contromisure per fronteggiarla. Il Südtirol continua a stupire, gioca una partita eccellente a Ferrara e porta a casa un pareggio che vale molto. E’ difficile fargli gol, è difficile metterla sotto, è difficile scovarne i punti deboli, che pure ci sono. Bisoli sinora ha fatto un capolavoro tecnico che non si stancheremo mai di sottolineare adeguatamente. Il Cittadella si rialza. Lo fa nella partita più difficile psicologicamente, quella contro l’ultima della classe, nonostante tante assenze. La zona pericolosa della classifica adesso è più lontana e si può guardare con maggiore ottimismo al futuro. Nota di merito per Giacomo Beretta: fa un gol da centravanti vero e dimostra che, se è in condizione, la categoria la può maneggiare eccome, facendo dormire sonni tranquilli il suo allenatore anche quando mancano primattori come Baldini e Asencio. Alla prossima.
Commenti
commenti