Udinese-Pordenone, il Friuli comanda in due categorie! Padova, champagne e bollicine, Vicenza e Venezia frenano, Trento-Triestina: due panchine che scottano
lunedì 19 Settembre 2022 - Ore 07:30 - Autore: Dimitri Canello
Pregasi bussare a casa Pozzo. Fare un bell’inchino, ringraziare per l’ospitalità, porgere doni, fare un bell’applauso al padrone di casa. Perché la sua Udinese sta stupendo l’Italia. Doveva essere un anno tranquillo, forse di transizione, di sicuro non c’era in programma di essere primi in classifica, sia pure solo per qualche ora. L’Udinese, cari signori, cari lettori, è una meraviglia. Una multinazionale del gol che ogni anno stupisce tutti, pescando stranieri in tutto il mondo e mettendoli insieme in un progetto che da 30 anni funziona: sempre. Due soli italiani nella formazione titolare, Silvestri e Udogie, cinque cambi e ancora tutti stranieri. Ma se li sai scegliere, se guardi anche agli uomini, oltre che ai giocatori, ecco quello che può succedere. Guardi (quasi) tutti dall’alto, comprese squadre che hanno speso dieci volte le tue finanze. E che annaspano fra mille difficoltà, come l’Inter dei campioni che, vuoi per un motivo, vuoi per l’altro, sta tradendo ripetutamente chi ha creduto in lei sin dall’inizio. E, come se non bastasse, non solo ottiene risultati pazzeschi, ma gioca pure bene e trascina i tifosi in visibilio. Complimenti sinceri, perché se davvero qualcuno nella stanza dei bottoni pensava che con Sottil in panchina sarebbero arrivati questi risultati, allora non resta che spellarsi le mani e dire bravo per un’intuizione tanto felice. Cosa che non si può dire sia stata fatta a Verona, dove i nodi stanno già venendo al pettine. Sarà un anno difficile, lo abbiamo scritto ripetutamente, lo ripetiamo anche oggi, dopo il secondo ko consecutivo di Firenze. Dove per un tempo la squadra non tira in porta e se non servi Henry a dovere ti fai male da solo perché segnare diventa tremendamente più difficile. Mancava Faraoni e questa può essere una scusante, ma adesso che arriva la sosta bisogna registrare certi meccanismi, altrimenti sarà durissima scrollarsi di dosso la zona pericolo.
La giornata di B scorre senza sussulti triveneti. Perde malissimo il Cittadella a Reggio Calabria, offrendo la peggior prestazione stagionale e tradendo contemporaneamente in tutti i suoi uomini chiave. Pareggia il Südtirol, che tuttavia si tiene stretto il punto dopo due vittorie. Bisoli viaggia a forza 7 da quando è arrivato e la squadra, soprattutto nei suoi uomini più giovani (Rover su tutti), sta rispondendo alla grande agli stimoli dell’allenatore. Che conferma ancora una volta un coraggio notevole, nello scommettere ad occhi chiusi su 1-2 ragazzi, trasformandoli in oro puro per la società. E pazienza se non si vedrà un gran gioco. Crediamo che i tifosi biancorossi barattino volentieri tutto questo con un altro anno di Serie B, se il Südtirol ce la farà. Le dolenti note proseguono a Venezia: una sola vittoria in sei partite, la zona retrocessione pericolosamente vicina, qualche voce che non promette nulla di buono a proposito di malumori di alcuni giocatori per i metodi ritenuti troppo duri di Ivan Javorcic. Uomo tutto d’un pezzo, che tira dritto e non offre vie alternative. Se arrivano i risultati, il bunker regge, se non arrivano cominciano i problemi. Anche qui la sosta arriva nel momento giusto. Ci sono troppi infortunati e Javorcic, per ottenere i risultati che cerca, ha bisogno di una squadra al completo e di un parco attaccanti al top della condizione. Nessuna di queste condizioni al momento si è verificata, per questo è giusto attendere che Javorcic possa lavorare nel modo giusto per giudicarlo. Il Venezia non è da zone basse sulla carta, ma non lo era nemmeno il Crotone lo scorso anno e quando t’infili in un vicolo cieco poi è sempre più difficile uscirne.
Il Friuli che vince e che comanda non abita solo in Serie A. Anche in Serie C un pezzetto di regione guarda tutti dall’alto verso il basso. Il Pordenone ha già vinto tre volte in trasferta in quattro partite e una cosa del genere succede solitamente quando c’è una squadra che punta al traguardo massimo. A San Giuliano la decide Pinato, un assoluto top-player per la categoria, un lusso per Domenico Di Carlo, che sta dimenticando in fretta l’annus horribilis di Vicenza. Comanda il Pordenone, dunque, subito dietro c’è un Padova da champagne e bollicine. Il miglior calcio del girone va in scena in un campo in condizioni oscene come l’Euganeo, ma a queste latitudini non si vedeva giocare così bene da più di dieci anni, da quando cioè il primo Padova di Alessandro Dal Canto sfiorò la Serie A. Liguori e Cretella viaggiano a mille all’ora, Valentini è una sicurezza, Belli è un acquisto top, Dezi ha trovato gli stimoli giusti per tornare ad altissimi livelli, il vivaio sforna gente come Vasic, Ilie, Piovanello e aggiunge il “veronese” Calabrese alla covata. Sabato prossimo c’è Pordenone – Padova a Lignano, un big match che racconterà tanto sulle ambizioni delle due sfidanti. La terza, assieme alla Feralpisalò, che ha steccato con la Pro Patria e che per il resto ha vinto sempre, è il Vicenza. A Zanica rischia seriamente di perdere, va sotto e recupera, non per caso quando Baldini equilibra la squadra sistemando l’assetto tattico con i cambi. Ribadiamo quanto detto: in casa e con squadre di medio bassa classifica il Vicenza può dilagare, fuori casa su campi ostici e contro avversari top, la musica può essere molto diversa. Non siamo certi che l’idea di Baldini sia ottimale in relazioni alle caratteristiche della squadra. Vedremo se il tempo ci darà ragione oppure se prevarrà la tenacia di un allenatore che tira dritto per la sua strada. Sono passate solo quattro giornate, ma ci sono già due panchine che non sono solidissime. La prima è quella di Lorenzo D’Anna a Trento, la seconda è quella di Andrea Bonatti a Trieste. Il bello è che sabato c’è proprio Trento – Triestina e, chi dovesse deragliare, potrebbe anche rischiare l’esonero. Spieghiamo con chiarezza le due situazioni. Nel primo caso il presidente Mauro Giacca punta al sesto posto e, se questo è l’obiettivo, non ci siamo proprio. Si può discutere se la squadra valga quel traguardo (secondo noi siamo attorno all’ottavo posto, sulla carta), ma troppe sono le cose che non vanno. Malissimo contro il San Giuliano City, male a Mantova, male all’esordio con la Juve, tre sconfitte in quattro partite fanno male. Oggi D’Anna non è a rischio esonero immediato, ma se perde anche sabato la panchina può saltare (un’idea porta a Massimo Pavanel). Stesso discorso per Bonatti. La Triestina ha cambiato tutto, era logico un periodo di assestamento, ma sono passate quattro partite e non è arrivata neppure una vittoria per un club che ha speso tantissimo per tornare grande e i segnali sotto il profilo del gioco sono inquietanti. Giancarlo Romairone si è speso in prima persona per Bonatti, continua a difenderlo e fa bene, ma qualche mugugno e qualche spiffero in società c’è e non tutti sono contenti di come sta andando il campionato. Chiaro che tutti sperano che arrivi un’inversione di tendenza, ma facciamo fatica a immaginare, nell’ipotesi di un passo falso a Trento, che Bonatti resti saldo sul ponte di comando. La panchina, a quel punto, traballerebbe eccome. Con la Pro Vercelli i miglioramenti non si sono visti, se non in minima parte. E l’impressione è che il tecnico non sia ancora riuscito a trovare la quadratura giusta, fra esperimenti e situazioni tattiche non ottimali che di certo non hanno aiutato la squadra. Complimenti, in chiusura, all’Arzignano, che sta facendo meraviglie e che si gode l’effetto Dal Molin. Se giochi a casa tua e non in una cattedrale nel deserto, le possibilità che tu faccia risultato crescono esponenzialmente.
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