Padova, due finali perse: ecco perché. Niederauer, le parole pesano (parte due). Reggina e Triestina, i giorni della paura
lunedì 13 Giugno 2022 - Ore 23:48 - Autore: Dimitri Canello
Ha vinto il Palermo. Lo ha fatto con pieno merito. E’ stato più squadra, ha avuto più cuore, ha avuto più attributi, è stato semplicemente più bravo del Padova. E quella conquista della Serie B che pareva una chimera solo un paio di mesi fa si è trasformata in una festa popolare di una città impazzita. Al Barbera, durante il campionato, c’erano 6mila spettatori di media, poi all’improvviso si è accesa la miccia e gli spettatori sono diventati prima 25mila, poi 30mila, poi 35mila. Passo dopo passo si è capito che non si scherzava per nulla e che le quotazioni dei rosanero erano in costante ascesa. Il Padova ha fatto una brutta figura, ben peggio di Alessandria dove aveva ceduto solo ai rigori. Qui il crollo è stato netto e prima di tutto è stato caratteriale. Domenica sera, parliamoci chiaro, se la partita fosse finita 3-0 nessuno avrebbe potuto dire nulla. Perché sotto il piano del ritmo, del palleggio e della determinazione, il Palermo ha letteralmente sovrastato il Padova. Una parola, prima, per gli sconfitti: perdere due finali playoff di fila è una catastrofe sportiva e le conseguenze saranno durissime, in fatto di seguito di tifosi, di risorse impiegate da Oughourlian (che potrebbe ridimensionare), di ambiente e di necessità di resettare tutto. Aspetti che per forza di cose adesso finiscono in primo piano. Hanno tradito praticamente tutti gli uomini chiave. Ronaldo rifilando una testata a Perrotta ha dimostrato perché gioca in Serie C e non in categorie superiori, Chiricò è scomparso sul più bello e, pur ricordando le volte che è stato decisivo, si potrebbe fare un discorso analogo, Dezi è stato l’ombra di se stesso, Ceravolo sembrava isolatissimo in mezzo ai giganti Lancini e Marconi, Donnarumma è stato l’unico a salvarsi e se il Padova non ha rimediato una disfatta deve ringraziare il suo portiere.
E così, dopo le retrocessioni di Vicenza e Pordenone, i playoff mancati per il primo anno dopo cinque partecipazioni consecutive dal Cittadella, la retrocessione sfiorata dal Trento, i playoff mancati della Virtus Verona, la retrocessione del Legnago, il flop del Treviso e la retrocessione del Venezia, il Triveneto incassa un’altra cocente delusione. In un’annata da dimenticare alla svelta, restano in vetrina la bellezza abbagliante del Verona di Tudor, la missione compiuta dell’Udinese e, soprattutto, la straordinaria impresa del Südtirol, 90 punti, 9 gol subiti e la prima Serie B della storia in cassaforte.
Qualche domanda, anzi qualche recap dopo la rivoluzione copernicana a Venezia. Tasto rewind: “Il nuovo allenatore sarà probabilmente italiano, cerchiamo un profilo che conosca bene la categoria”. (Duncan Niederauer, 23 maggio) “Le voci su Menta direttore sportivo sono ridicole suggestioni, ha un ruolo preciso che continuerà a svolgere, il nuovo ds avrà esperienza, quella che forse ci è mancata quest’anno” (Duncan Niederauer, 23 maggio). Si sperava che a qualcosa fosse servita la lezione della retrocessione e invece si persevera, oltre che in una strategia comunicativa disastrosa, nel non voler comprendere che nel calcio non si può pretendere di improvvisarsi professori. I migliori auguri a Ivan Javorcic, un ottimo allenatore e una persona tutta d’un pezzo, reduce da un’annata fantastica ma esattamente il contrario dell’identikit tracciato dal presidente. Capitolo direttore sportivo. Il segretario Davide Brendolin ricoprirà la carica ad interim in attesa che il trentaduenne Morris Donati, una figura talentuosa ma tutta da scoprire, completi il suo percorso a Coverciano per l’ottenimento del patentino. Anche qui, esperienza zero e un salto nel buio (di Niederauer) che sconfessa per l’ennesima volta se stesso e quanto da lui dichiarato. In tutto questo Alex Menta acquisisce sempre più potere, tanto che la totalità degli addetti ai lavori non fa che ripetere che “tanto a Venezia fa tutto Menta”. Auguri.
In giornata abbiamo pubblicato una qualificata analisi del bilancio al 30 giugno 2021 della Reggina dell’esperto Silvio Peruzzo e così abbiamo messo altri puntini sulle “i” a una vicenda che a breve sfornerà il suo verdetto. Il Vicenza attende sulla riva del fiume, sarebbe il quarto fra ripescaggi e riammissioni, ma se gli avversari non rispettano le regole quale colpa avrebbe chi subentra? Nessuna e il ragionamento varrà all’infinito, come sarebbe stato per il Padova nel caso del Trapani (poi fallito, vicenda che grida vendetta), tanto per fare un altro esempio. Tecnicamente la Reggina è in default, i balletti della cessione imperversano da settimane come già visto mille altre volte a tutte le latitudini. Vedremo cosa succederà, ma a dodici giorni dalla scadenza il tempo è sempre meno e i dubbi aumentano. Al di là dei campanilismi di facciata, quantomeno le carte sul tavolo sono chiare e ognuno si farà la propria idea.
A Verona è iniziata l’era di Francesco Marroccu, il ds silenzioso unico a saper lavorare con Massimo Cellino. A confronto la vicinanza di Setti potrà sembrare una passeggiata di salute, mentre sull’alchimia di Gabriele Cioffi con la piazza ci permettiamo di nutrire qualche dubbio. Tecnico preparato e bravo, ma caratterialmente ben lontano dai ruggiti di Tudor e Juric.
A Pordenone si riparte da Domenico Di Carlo, che potrebbe non ritrovare il suo Vicenza per la rivincita tanto attesa ma che troverà il Padova con un budget ridotto, mentre il Trento ricostruisce pazientemente daccapo dopo aver eliminato la dicotomia Gementi – Seeber che aveva portato solo danni. Ripartire da D’Anna è un rischio, ma la base della squadra è solida e migliorarla sarà possibile grazie al lavoro di un dirigente che si sta facendo strada passo dopo passo come il ds.
Resta purtroppo la Triestina e su questo fronte le notizie sono sempre più allarmanti. Tutto è appeso alla Figc, che dovrebbe riconoscere l’eccezionalità della situazione legata alla morte del socio principe Mario Biasin per permettere l’iscrizione in deroga in attesa di una soluzione. I contatti sono multisfaccettati, ma il tempo di manovra è risicatissimo personalmente sono molto preoccupato. Nonostante tutto quello che sta succedendo, dispiace ascoltare certe risposte di Milanese in conferenza stampa secondo cui “i siti web sbagliano sempre”, ridicolizzando poi la vicenda legata all’ingaggio di Bucchi e il lavoro di persone che dedicano anima e corpo alla professione. In un momento di grande difficoltà preferisco evitare di infierire, perché altrimenti potrei essere pesante e di argomenti da mettere sul piatto ne avrei più di qualcuno. Ma scelgo di non replicare evitando di citare tutte le volte che invece i siti web come il nostro hanno indovinato invece che sbagliare perché sarebbe solo autoreferenzialità. Ora la cosa più importante resta quella di salvare la Triestina. Un augurio sincero di trovare una soluzione solida per una grande piazza che merita ben altri palcoscenici che non un medio cabotaggio in Serie C o, peggio, addirittura la sparizione dal calcio professionistico .
P.S. Potrei scrivere tante cose sul Chievo e sul fatto che Campedelli si sia riaffacciato nel mondo del calcio. Ma preferisco attendere. Anche qui c’è molto che non torna, ma ogni cosa a tempo debito
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