Vicenza, non meriti di salvarti. Südtirol-Padova-Triestina, l’ultimo rettilineo e un finale – thrilling. Verona e Udinese settebellezze, Venezia-horror
martedì 19 Aprile 2022 - Ore 23:57 - Autore: Dimitri Canello
Lo diciamo senza timori e senza esitazioni. Il Vicenza, questo Vicenza, non merita di salvarsi. Una stagione terrificante, 22 sconfitte, una sequenza infinita di errori e un manuale perfetto di come non si deve gestire una società. L’ultima mossa è senza senso. Esonerare Cristian Brocchi a quattro giornate dalla fine, dopo una prestazione tutt’altro che negativa a Benevento onestamente fa cadere le braccia. Ancor più la scelta di puntare su Francesco Baldini, un tecnico che non è certo uno specialista in salvezze e che fino a quindici giorni fa aveva la testa sul Catania, nient’altro che il Catania. In Serie C. Avrebbe avuto senso puntare su Davide Dionigi per tentare il tutto per tutto, Baldini in tutta onestà ci sembra un salto nel buio. Che messaggio si dà, poi, alla squadra, se in campo entra un giocatore come Freddy Greco, anch’egli protagonista a Catania fino a qualche giorno prima? E’ tutto sbagliato, è sbagliata la strategia, sono sbagliati i cambi di direzione, la gestione dei rapporti nell’ambiente. In Serie B non si improvvisa, non si possono gestire gli umori della piazza in questo modo. Onestamente oggi la proprietà è indifendibile e la squadra non merita di salvarsi. Perché non ha portato sul campo quello spirito di chi vuole a tutti i costi raggiungere l’obiettivo, perché ha fallito troppe occasioni e perché adesso il calendario non aiuta. C’è sì il Como senza obiettivi, ma poi c’è il Lecce e infine quell’Alessandria che sta stupendo tutti con un finale in crescendo. Non è ancora finita, ma adesso è davvero durissima.
Il Cittadella quasi certamente non riuscirà ad arrivare ai playoff, stavolta si sono intrecciate una serie di situazioni che non potevano passare senza conseguenze, a cominciare dalla sciagurata sciocchezza di Okwonkwo, una leggerezza per cui il club dovrebbe chiedere i danni al giocatore. Non è accettabile che un professionista rovini se stesso e chi ha puntato su di lui in questo modo. Reset totale a Pordenone, dove è arrivata anche la condanna matematica alla Serie C. Mauro Lovisa si è assunto in pieno la responsabilità del fallimento, puntando il dito contro le scelte fatte in panchina, che non hanno pagato, giusto per usare toni soft. Ora c’è da capire come stanno le casse societarie, se ci sarà la forza di ripartire con un progetto a vincere, oppure se bisognerà accontentarsi di un medio cabotaggio. La curiosità massima riguarda le grandi manovre societarie. Se qualcuno entrerà, chi entrerà, quanto solido è e perché sceglie Pordenone. Da tutte queste domande dovranno arrivare risposte precise e circostanziate per costruire un futuro a cinque stelle.
Chi era sabato al Druso ha vissuto una giornata di spettacolo. Südtirol e Padova si sono date battaglia, sugli spalti c’è stato un gran tifo e un grande esodo dalla città del Santo e per la terza volta fra le due arcirivali nella stagione è finita 0-0. Sarebbe finita allo stesso modo probabilmente anche in Coppa se il portiere Meli non avesse regalato il gol della vittoria a Jelenic. Qualcosa vorrà pur significare, il campionato ha detto che le differenze fra le due rivali sono quasi impercettibili. Il Druso rinnovato è un gioiellino già pronto per la B, mancano le curve ma la strada sembra tracciata e in caso di promozione il progetto potrebbe essere completato. Attenzione, però, a diffondere false certezze. Certo, adesso Javorcic è favorito, ma serve l’ultimo sforzo, perché il Padova ha dimostrato fino all’ultimo di non voler mollare. E l’ultima giornata si annuncia da fuochi d’artificio. Südtirol-Triestina-Padova è un intreccio a tre che riporta alla mente quanto accadde l’anno scorso. Vecchi perse la B proprio al Rocco, Bucchi vuole il quinto posto e se la giocherà, Javorcic dovrà scovare la formula magica per respingere l’ultimo assalto di Oddo. Il piano partita del Padova di sabato ha funzionato solo in parte. Santini non è un attaccante da altissima classifica e infatti la squadra ha cominciato a macinare gioco e a creare occasioni quando è stato sostituito. Ronaldo era a mezzo servizio, ma il Padova ai punti avrebbe meritato il successo. Adesso ha una missione difficilissima. In caso di arrivo a pari punti, deve battere la Virtus Verona con tre gol di scarto. Almeno quest’anno, contrariamente alla gestione – Mandorlini (che aveva altri difetti), le goleade non sembrano essere nelle corde biancoscudate. Più che mai se dovesse mancare il capitano. Ma la speranza è l’ultima a morire e può ancora succedere di tutto.
Il Trento probabilmente si salverà, ma la scelta di D’Anna è un’altra di quelle che ha avuto davvero poco senso. Comunque andrà a finire, il prossimo anno servirà altro per ripartire e metabolizzare gli errori commessi. La squadra costruita da Attilio Gementi, giova ancora ribadirlo, non è certo da retrocessione. Per il Legnago sembra praticamente finita e la Serie S è davvero a un passo, ma anche qui i miracoli possono succedere.
Chiusura di sipario con la Serie A. Il Verona ha giocato una partita meravigliosa a Bergamo, espugnando il Gewiss Stadium e arrivando a toccare la bellezza di 49 punti. Un trionfo su tutta la linea di Igor Tudor, soprattutto ripensando all’inizio disastroso di Di Francesco, che aveva fatto dubitare della qualità della rosa quando invece l’unico problema è chi sedeva sul ponte di comando. Per l’ennesimo anno la rosa è stata ulteriormente valorizzata e in estate si potrà passare all’incasso facendo bene attenzione a non esagerare. Un paio di cessioni eccellenti ci stanno, di più sarebbe un grosso rischio. Benissimo anche l’Udinese, che ha trovato in Gabriele Cioffi un nocchiero sorprendentemente innovativo e capace di sfruttare al meglio i punti forti della rosa. Lo dimostra questo crescendo rossiniano finale, che mette in mostra i gioielli di famiglia.
Resta il Venezia. Non è ancora retrocessione, ma c’è una gran puzza di bruciato al quartier generale arancioneroverde dopo un girone di ritorno horror, con appena cinque punti conquistati e una serie di errori gestionali dettati da inesperienza, ma anche da un pizzico di presunzione. Nessuno può pensare, per un anno in cui tutto va a meraviglia e si raccoglie un risultato straordinario, di aver inventato il calcio. Per salire di categoria e rimanere a galla ci vogliono umiltà, lungimiranza e competenza e questi aspetti, non tutti e non sempre, sono mancati. Le sette sconfitte consecutive sono lì a dimostrare gli errori commessi, la squadra è senza un’anima e in questo momento è la peggiore della massima serie. Il tempo per recuperare è veramente poco, per evitare il peggio ci vorrebbe un piccolo grande miracolo, anche perché il calendario (Atalanta, Juventus, Bologna, Roma e Cagliari, oltre al recupero con la Salernitana), fa venire i brividi. Ci sarà modo e tempo di analizzare il perché si è arrivati a questo punto, ma ci sono troppe anime in società che hanno visuali diametralmente opposte. E non sempre i risultati riescono a tenerle insieme. Quando questi vengono a mancare, si mettono a nudo tutte le carenze di una campagna acquisti estiva azzardata, mentre a gennaio quella che sulla carta pareva una pezza sgargiante si è trasformata progressivamente in un ulteriore strappo nell’abito esposto nella vetrina della massima serie. Con tutto quello che ne consegue.
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