Südtirol-Padova, adesso può succedere di tutto. Trento: i perché del fallimento di Parlato. Il rebus-Triestina
domenica 27 Marzo 2022 - Ore 23:44 - Autore: Dimitri Canello
Nella giornata in cui Serie A e Serie B restano in vacanza in attesa del rush finale, tutte le attenzioni si spostano sulla C. Dove neppure con dieci punti di vantaggio si può stare tranquilli. Chiedere per informazioni al Südtirol, che ha visto ridursi il vantaggio sul Padova da 10 a 4 lunghezze in un mese, incassando due sconfitte dopo aver avuto un ruolino immacolato fino al 27 febbraio. Mancano ancora quattro partite per chiudere il girone A, la favorita per la promozione resta la squadra di Ivan Javorcic, ma sinora Massimo Oddo ha fatto meraviglie. Sei vittorie in sei partite, un ruolino di marcia strepitoso che ha portato i biancoscudati a tenere aperta la contesa a 360 minuti dal gong. Sembrava impossibile, ora è possibile. Il Padova ci crede, il Südtirol adesso è chiamato a riprendersi e a non perdere la testa dopo il ko di Salò al 91′, perché è ancora padrone del suo destino e potrà affrontare lo scontro diretto davanti al pubblico amico alla penultima giornata di campionato. Ma tutta la pressione, adesso è su Javorcic e sui suoi ragazzi. Ancora una volta il calcio dimostra come anche le situazioni apparentemente più fluide si possano complicare all’improvviso e senza preavviso. E la componente psicologica adesso potrebbe giocare un ruolo preponderante. Come sta il Südtirol? Ultimamente scricchiola, subisce sempre pochissimo, ma fatica a segnare e potrebbe essere in fase calante proprio sul più bello. Le carte vincenti sul tavolo: la difesa (sempre), la capacità di sfruttare gli episodi, i trequartisti. I punti deboli: la mancanza di un vero bomber, l’involuzione di Galuppini, l’impatto modesto degli acquisti di gennaio sul gruppo. Come sta il Padova? Ha metabolizzato in fretta i cambi dirigenziali e di allenatore, gioca meglio di prima e palla a terra, ha sprazzi di grande calcio. Le carte vincenti sul tavolo: i singoli, un centrocampo più armonico con Dezi, una condizione crescente. I punti deboli: l’atavica tendenza a specchiarsi su se stesso, una manovra a tratti troppo compassata, qualche amnesia dietro. Il calendario: il Südtirol ospiterà il Lecco, andrà a Fiorenzuola, giocherà lo scontro diretto al Druso, chiuderà al Rocco con la Triestina. Il Padova andrà a Vercelli, ospiterà Giana Erminio e Virtus Verona con in mezzo la trasferta di Bolzano. I giochi, quasi a sorpresa visto come si era messa la situazione, sono ancora aperti.
Acque agitate a Trento. Salta un’altra panchina dopo settimane di nervosismo strisciante e di risultati non all’altezza. Cade Carmine Parlato, che traballava paurosamente da diverse giornate, e a cui è stata fatale la sconfitta di Lecco. Niente ritorno in corsa per Giuseppe Pillon, che chiedeva un contratto di un anno e mezzo, monta in sella Lorenzo D’Anna, che non allena da quattro anni: una scelta spiazzante, quella del patron Mauro Giacca, che adesso dovrà sudare per evitare i playout. Il Trento non ha una squadra da retrocessione e ha fatto un mercato di gennaio importante ma anche qui attenzione, perché i verdetti si scrivono sul campo e non sulla carta. Per Parlato la maledizione continua. Il suo calcio, lo dicono i risultati, va bene per vincere i campionati di Serie D (una garanzia), ma in C non rende. Il tecnico campano non ha saputo rimodulare la sua offerta tecnica, rimanendo aggrappato ai suoi fedelissimi e a un concetto di calcio che alla lunga a certi livelli deraglia. La conseguenza, ancora una volta in C, è un esonero, ora tocca al suo successore salvare il salvabile per evitare il peggio.
La Triestina resta un rebus. Si prende tre punti col Legnago (dove Serena non riesce proprio a risollevare la squadra e si gioca molto anche sul piano personale rischiando l’esonero), galleggia in un limbo da cui non si sa cosa possa emergere, ha l’obiettivo di migliorare la propria classifica verso i playoff, ma ha sempre troppi infortuni e troppe incognite. Sinora l’andamento è stato schizofrenico sotto il profilo dei risultati, ma ogni alto e basso ha la sua spiegazione, se si guarda quello che accade alla squadra. Tanti protagonisti (Walter Lopez, Sarno, Trotta, lo stesso Crimi, persino Gomez) non hanno avuto continuità di rendimento per svariati motivi, mentre Bucchi è riuscito solo in parte a far quadrare i conti. A differenza dei suoi predecessori, però, non è stato messo in discussione e continua nel suo lavoro su base biennale. Credevo a una Triestina protagonista già a inizio stagione e non lo è stato. Credevo a una Triestina sprint nel girone di ritorno e non c’è stato nulla di tutto questo. Restano i playoff. Sarà la volta buona?
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