Renzo Rosso-Curva Sud, una rottura dagli effetti imprevedibili. Venezia per salvarti la carta è Zanetti, il Padova spera, il Südtirol regge. E Parlato scricchiola…
lunedì 7 Marzo 2022 - Ore 23:41 - Autore: Dimitri Canello
Non c’è pace per il Vicenza, che risale la corrente sul campo e che mette a fuoco adesso l’obiettivo playout assolutamente alla portata, ma che vede aprirsi all’improvviso un altro fronte in una stagione a dir poco tribolata. Mentre la squadra batte con un’ottima prestazione la Ternana, sugli spalti del Menti esplode fragorosamente la bomba-maglie, che sembra la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso in un rapporto dagli equilibri fragilissimi. La Curva Sud, che aveva già lanciato segnali precisi in settimana al club, non gradisce la quarta divisa “icon” senza un richiamo alla tradizione biancorossa lanciata dalla società proprio nella settimana in cui si festeggiano i 120 anni del club e lo manifesta apertamente con un coro inequivocabile, applaudito da larga parte dello stadio. Renzo Rosso in tribuna perde le staffe e reagisce con un gestaccio, ma la cosa non si ferma. A fine gara il patron parla ai cronisti presenti e dice testualmente “di essere un grande creativo e di pretendere le scuse dalla curva per quel coro”. E ancora: in un incontro tesissimo avvenuto poco dopo il fischio finale fuori da un ristorante poco distante dallo stadio con un gruppo di ultras, li apostrofa e se ne va fra gli insulti. Oggi la Curva Sud ha preso posizione con un lungo comunicato, in cui di fatto si sancisce la rottura con la proprietà. Una rottura che ha tutta l’aria di essere insanabile, anche se il mondo del calcio ha abituato a colpi di scena anche nelle situazioni apparentemente più compromesse. La situazione ha preso una piega imprevedibile e tutte le opzioni sono sul tavolo. Anche che Rosso se ne vada a giugno? Il patron ha sempre smentito, bollando come “illazioni vergognose” i rumors che ne ipotizzavano un’uscita di scena al termine della stagione, comunque andrà la rincorsa salvezza. Ma è chiaro che gli eventi delle ultime ore cambiano gli scenari. E rendono tutto più indefinito in un momento in cui la squadra avrebbe avuto bisogno di compattezza. Una cosa mi sento di dire in questo marasma. Piazze storiche come possono essere Verona, Vicenza, Padova, Trieste e Venezia un acquirente solido lo troveranno sempre, a patto che chi vende gestisca il club adeguatamente dal punto di vista finanziario. A diverse latitudini abbiamo spesso sentito agitare lo spettro “o me o il fallimento”, ma questa prospettiva si è materializzata solo di fronte a gestione dissennate finanziariamente parlando (Cestaro e Cassingena, giusto per fare qualche esempio). Chi può essere interessato ad acquisire un club con debiti plurimilionari? Nessuno di serio, ma se la gestione è oculata (e quella di Rosso lo è) un successore che non sia un faccendiere, un avventuriero o, peggio, un delinquente, prima o dopo spunta. Se non dal tessuto industriale cittadino, provinciale o regionale, anche dall’estero, da dove ultimamente, anche alle nostre latitudini abbiamo visto arrivare capitali.
In attesa di capire cosa succederà a Vicenza, un altro grande tema della settimana è la situazione del Venezia. Negli ultimi tre mesi e mezzo ha vinto soltanto a Torino, l’ottimo girone di andata si è liquefatto di fronte a un calendario tutto in salita e a un’involuzione della squadra preoccupante. Un elemento su tutti: nelle ultime due partite il Venezia ha subito sette gol, il segnale che l’equilibrio tanto ricercato da Paolo Zanetti si è sgretolato. Il tecnico ha usato parole forti nel dopo-gara, dichiarandosi disposto a farsi da parte, ma ricordando allo stesso modo di aver rifiutato il corteggiamento di altri club l’estate scorsa, quando avrebbe potuto fare le valigie mettendosi al riparo da sorprese sgradite e da spifferi prevedibili. Ha accettato una scommessa molto difficile, come si poteva intuire in estate. Siamo stati presi a male parole quando abbiamo avanzato dubbi sul mercato estivo condotto sia dal Vicenza che dal Venezia, ma mesi più tardi possiamo dire che quei dubbi erano fondati, come ha dimostrato il campo. Attenzione, però, perché la questione salvezza è ancora sul tavolo e può essere raggiunta. Ed è giusto provarci fino in fondo con Zanetti, ricordando che in estate gli fu fatto un contratto di quattro anni, una sorta di assegno in bianco che doveva prevedere anche un’eventuale retrocessione. Il Venezia si giocherà tutto negli scontri diretti contro Sampdoria, Udinese, Spezia, Salernitana e Cagliari. Ha una partita in meno ed è ancora tutto in ballo, ma di certo devono cambiare diverse cose. E la squadra deve mettersi in testa che solo ritrovando gli antichi equilibri e la voglia di lottare tutti insieme, può arrivare al traguardo in salvo.
Fra Südtirol e Padova è ancora tutto aperto. Favorita è chiaramente la capolista, che ha 7 punti da custodire, ma è altrettanto vero che il distacco va calcolato in 4 punti da recuperare da qui alla penultima giornata, quando ci sarà lo scontro diretto. Missione difficile, quella biancoscudata, non ancora impossibile. Fra le due contendenti il distacco rimane invariato, in una giornata in cui per entrambe arrivano due spintarelle. Alla capolista viene concesso un rigore molto dubbio che fa infuriare il Mantova (un altro netto viene negato nella ripresa), mentre la seconda della classe gode di una doppia superiorità numerica per buona parte del match. Solare il rosso a De Lucia, ben meno evidente quello a Damonte nel primo tempo.
Sta scadendo il tempo a Trento per Carmine Parlato, scivolato ai confini della zona retrocessione dopo le tre sconfitte consecutive, tutte per 1-0, nelle ultime tre partite. Il nome che circola con maggiore insistenza è quello di Giuseppe Pillon, ancora sotto contratto con la Triestina. Parlato dovrebbe avere un’ultima chance a Crema domenica prossima, ma che qualcosa non funzioni è evidente. E vedremo se, per la seconda volta nella stagione, il tecnico campano saprà superare il guado evitando l’esonero. La Triestina stecca proprio sul più bello col Renate in una partita stregata e non riesce nell’aggancio al quarto posto, adesso lontanissimo dopo il ko del Rocco. I problemi restano sempre gli stessi e, vedendo le difficoltà dell’attacco, si capiscono meglio certe voci uscite a gennaio apparentemente inspiegabili. Milanese aveva cercato di cambiare il reparto, ma non è riuscito a cedere Litteri e Sarno e ogni operazione in entrata è stata di fatto congelata. Il Legnago è ancora vivo e Michele Serena finalmente festeggia il primo successo della sua gestione, va a fiammate la Virtus Verona. Il Pordenone ormai ha mollato e ripartirà dalla Serie C, mentre il Cittadella fa i conti con una sconfitta rovinosa in doppia superiorità numerica contro il Monza. Zero punti fra andata e ritorno, in queste condizioni, sono un nonsenso vero.
Pillole finali. Il Verona ha messo il pilota automatico e d’ora in avanti si può divertire, in una posizione al riparo da qualsiasi sorpresa e non troppo lontana da vette mai raggiunte negli ultimi anni. Ha tre uomini in doppia cifra, Simeone-Caprari-Barak, che sembrano il tridente delle meraviglie del Liverpool, con tutte le dovute proporzioni. L’Udinese vince uno scontro diretto fondamentale con la Sampdoria. Quasi certamente si salverà anche quest’anno. Non una banalità
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