Verona, il secondo derby e il Venezia nei guai. Vicenza, un altro alleato nella corsa salvezza. Pordenone è quasi C, Cittadella che forza! Südtirol-Padova e una porticina socchiusa. Triestina avanti tutta
domenica 27 Febbraio 2022 - Ore 23:44 - Autore: Dimitri Canello
Riesce difficile parlare di calcio quando leggi parole come “incubo nucleare” e quando dopo due anni d’inferno con la pandemia non aspettavi che un attimo di pace. Ma ci proviamo. Perché di cose da dire ce ne sono tante. Ad esempio in Serie A, dove il Verona strapazza il Venezia, vince il derby per la seconda volta dopo l’andata e tocca quota 40. Un traguardo straordinario, se è vero che già oggi a febbraio Tudor ha fatto meglio di Juric, se è vero che le quotazioni di tanti primattori sono lievitati e, proprio per questo, Maurizio Setti si sfrega le mani. Contestato anche quando vince, vive una tregua da qualche tempo a questa parte. Perché, inutile sottolinearlo, ha avuto ragione lui su tutto il fronte. Sa gestire una società, ha scelto gli uomini giusti e ora si gode il raccolto dopo la (lunga) semina. Barak, proprio nel giorno del suo infortunio, è lì a ricordare che è da grande squadra. Simeone è uno spettacolo e può arrivare a 20 gol, Caprari è una certezza, ma tutto il meccanismo funziona a meraviglia.
A Venezia, se i valori sono quelli del secondo tempo del Bentegodi l’unico epilogo possibile stagionale è la retrocessione. Buon primo tempo, ripresa da film horror. Come all’andata a pensarci bene, senza gli estremi di un risultato che a dicembre fu clamoroso, nella forma e nella sostanza per come maturò. Oggi si è avuta l’impressione che qualcuno in campo non abbia idea di cosa vuol dire sacrificarsi e lottare per salvarsi. Di certo non può bastare il compitino, ma quanto da noi evidenziato in estate nella costruzione della squadra sta trovando puntuale conferma in quello che accade in campo. Per questo il pari casalingo con il Genoa era da accogliere storcendo a dir poco la bocca, per questo ci sarebbero tante cose da dire su quello che accade dietro le quinte. Ma per ora preferiamo glissare, anche perché nulla è perduto e la squadra ha spesso dimostrato di dare il meglio di sé quando era con le spalle al muro. Ci sono tre scontri diretti da vincere, senza “se” e senza “ma”: quelli con Sampdoria e Udinese al Penzo e quello di La Spezia. Se si vuole salvarsi, bisogna cominciare a mettere insieme tre punti in queste partite. O fare come l’Udinese, che va a rosicchiare linfa vitale dove meno ce lo si aspetta, sul campo della capolista Milan, per esempio.
Passano le giornate e il Vicenza crede sempre di più nella possibilità di agganciare i playout. Con un altro alleato in più sulla strada della permanenza in categoria. Si chiama Reggina, un club in grossa difficoltà economica che a fine anno potrebbe avere non pochi problemi a rimanere in piedi. Per ora mettiamo un punto, ma teniamo le antenne dritte, perché a Reggio Calabria la situazione è davvero complicata e potrebbe presto aggravarsi. Sul campo la squadra batte un Pordenone ormai alla canna del gas e che saluta la Serie B, recupera tre punti a Spal, Crotone e Alessandria, oltre ad eliminare dai giochi definitivamente i Ramarri e continua a correre. Acquisti azzeccati: da due dell’ultimo editoriale (Contini e De Maio), ne aggiungiamo un terzo (Da Cruz), che ha messo ulteriore qualità davanti e che per ora tiene a bada i bollenti spiriti, Boli e Bikel raggiungono la sufficienza, bocciati Lukaku (come si può presentarsi in certe condizioni?) e Teodorczyk. Maggio è oggettivamente una scommessa al buio, ma quanto fatto da Balzaretti dopo i disastri estivi di Magalini e Di Carlo potrebbe bastare per agganciare il treno spareggi. E non era certo scontato. Il Cittadella è una meraviglia, nella settimana in cui un giocatore come Okwonkwo commette una sciocchezza da mettersi le mani nei capelli. La migliore risposta, però, arriva proprio dall’attacco. Segnano Tounkara e Beretta addirittura con una doppietta. Il segnale che la macchina funziona anche quando perde qualche pezzo importante.
Passiamo alla C. Dopo trenta risultati utili consecutivi il Südtirol cade a Piacenza. Sconfitta che per ora non fa troppo male, ma intanto il Padova di Massimo Oddo da -10 è passato a -7. Deve recuperare quattro punti fino allo scontro diretto, vincerlo al Druso e poi completare l’opera all’ultima giornata. Missione difficilissima, in tutta onestà, ma se il nuovo allenatore dice di credere nell’organico e nella possibilità di ottenere un risultato importante è giusto dargli una possibilità. Una porticina che per ora è socchiusa, la settimana prossima chissà. Due parole anche sull’esonero di Massimo Pavanel. Cacciato dopo 20 punti su 24 in otto partite, 6 vittorie e 2 pareggi, 2,18 di media a partita, 21 risultati utili consecutivi e squadra che non perde dal 25 ottobre. Difficile, a memoria, trovare qualcosa di simile, ma Massimiliano Mirabelli ha voluto rischiare, mettendosi pesantemente in gioco. Se gli va bene tanto di cappello, perché ha scelto di affrontare un’insidia non da poco. Avrà ragione o no? Per ora il giudizio va sospeso e non può bastare il successo con la Pro Sesto fatto di luci (buon primo tempo, un gran gol) e ombre (gestione della ripresa) per certificare la svolta compiuta. Ne sapremo di più domenica prossima contro la Feralpisalò, mentre il Südtirol se la vedrà col Mantova e allora si vedrà che Piacenza è stato un fisiologico incidente di percorso oppure se c’è qualcosa di più serio in atto. Corre forte anche la Triestina, quattro vittorie in quattro partite e un destino da protagonista se riuscirà a mettere insieme i pezzi del puzzle. In settimana Mauro Milanese ha voluto chiudere le voci societarie spiegandoci in una telefonata come chi volesse il club, nell’eventualità, debba passare attraverso di lui e non attraverso Mario Biasin, visto che l’au è l’unico ad avere potere di firma. Anche questa è una precisazione importante, che è giusto riportare. Ma, come specificato, l’interesse dei fratelli Zanutta per il club è destinato a rimanere tale, perché la Triestina oggi non è in vendita. E magari troverà finalmente sul campo quelle soddisfazioni che merita una piazza che meno di tre anni fa portava 22mila persone al Rocco per la finale promozione.
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