Vicenza, eppure ci puoi credere. Südtirol-Padova, l’ora X è mercoledì (c’è Bocalon). Pordenone, è un lento declino. Venezia, strada in salita. Qualcuno vuole la Triestina
domenica 20 Febbraio 2022 - Ore 23:57 - Autore: Dimitri Canello
In una stagione in cui i numeri parlano di appena tre vittorie in ventiquattro partite, il Vicenza (incredibile ma vero) può ancora credere nella rimonta-salvezza. Sembra un paradosso, a scorrere le cifre di un flop tecnico e societario su tutta la linea, eppure dietro nessuno corre, la zona playout è distante appena cinque punti e nell’ultimo turno i biancorossi hanno recuperato punti a tutte, tranne che alla Spal. Il bicchiere si può vedere mezzo vuoto o mezzo pieno, a seconda delle angolazioni. Da un lato si possono appunto ricordare le cifre di un fallimento (perché di tale si tratta) e nessuno può sollevare la benché minima obiezione. Dall’altro probabilmente ci troviamo di fronte a un campionato in cui la quota playout (sempre se si giocheranno) sarà tremendamente bassa. Il Cosenza arranca, l’Alessandria galleggia, la Spal non riesce a svoltare, il Crotone è in una buca da cui difficilmente uscirà. E poi c’è il Pordenone, che sembra oggi una squadra destinata alla retrocessione. Nonostante la professionalità di Bruno Tedino (a proposito, auguri di pronta guarigione), l’organico è stato oggettivamente indebolito a gennaio. La società ha pensato comprensibilmente a blindare il futuro di un club che si sta preparando per la probabile Serie C e la riduzione del monte ingaggi è stata fatta con criterio e determinazione, guardando appunto al domani e non (solo) all’oggi. La contro-obiezione: ma come, il Pordenone ha solo due punti in meno del Vicenza, perché mai da un lato si dovrebbe sperare e dall’altro pensare alla C? Detto che bastano due vittorie per cambiare il senso di una stagione, l’andamento del campionato suggerisce una lenta e faticosa risalita biancorossa e un declino, lento ma inesorabile, neroverde. Urgono conferme, in un senso o nell’altro, ma quando guardiamo i due organici da un lato (Vicenza) vediamo ancora una squadra potenzialmente in grado di regalare qualche fiammata, dall’altro (Pordenone) ne vediamo un’altra sulla carta già pronta per il prossimo campionato di C. La domanda successiva giunge spontanea: Cristian Brocchi è l’uomo giusto per guidare la missione salvezza? Nutriamo forti dubbi sin dall’inizio e i risultati non sono dalla sua parte. Nulla da dire sulla persona e sul professionista, ma non sembra l’uomo giusto nel posto giusto. Il resto dovrebbero farlo i nuovi arrivati: Contini e Cavion sono due ottimi acquisti, Lukaku in tutta onestà si è presentato in condizioni imbarazzanti e i suoi infortuni purtroppo non sorprendono. Teodorczyk di gol in canna ne ha pochini, Boli e Bikel qualche numero lo hanno e Da Cruz può spostare qualche equilibrio nella giusta giornata. Basterà? Lo sapremo presto.
Südtirol-Padova, l’ora x è mercoledì. La capolista è attesa dal derby di Trento e potrebbe essere una serata difficile, il Padova aspetta un Legnago in caduta libera e può solo vincere. Se i biancoscudati recuperano 2 o 3 punti a Javorcic la questione – promozione resta aperta, altrimenti il Südtirol può comodamente volare verso la Serie B già a fine febbraio. Paradossali ma non troppo, le voci ricorrenti su un esonero imminente di Massimo Pavanel, che mette insieme 6 vittorie e 2 pareggi nelle ultime 8 partite, con una squadra che non perde dal 25 ottobre e che è in finale di Coppa Italia. Quando di fronte, però, hai chi non sbaglia mai, ogni errore diventa una tragedia e il nocchiero resta sempre sotto tiro. Oggi Pavanel non rischia, ballerebbe (eccome se ballerebbe) solo se non vincesse col Legnago. Ma questa è un’altra storia, di cui parleremo fra qualche giorno.
Il Venezia non batte il Genoa, non svolta, soffre e rischia di perdere, guadagna un punto che potrebbe non bastare per restare in Serie A. Dietro è tutto aperto, ma qualche scontro diretto bisogna vincerlo, se si vuole salvare la pelle. Quello di oggi era uno di quei casi in cui bisognava provare il tutto per tutto, perché facendo bottino pieno avresti ottenuto un duplice scopo: un balzo in avanti decisivo nella zona calda, un avversario in meno a cui pensare. Henry ha segnato, ma servono altri gol. Magari quelli di Nsame, che però continua ad essere lontanissimo da una condizione accettabile. Nessuno aspetta, né lui né Nani, non c’è tempo per mettersi in fila, i punti bisogna prenderli dappertutto, sfruttando tutte le risorse a disposizione. Cruciale, a questo proposito, il recupero di Salerno, attorno al quale si annuncia una lunga battaglia legale.
Qualche pillola sparsa: il Cittadella è in un limbo indecifrabile. Di sicuro non rischia la retrocessione, ma i playoff per ora sfuggono. Niente di drammatico, ma non c’è quella continuità che servirebbe per entrare nelle prime otto. Il Trento con Bocalon ha trovato l’El Dorado, se raggiunge una forma accettabile può segnare a raffica da qui a fine stagione. E magari fare centro nel derby. L’Udinese vivacchia, non può stare troppo tranquilla e neppure abbassare la guardia. Ci sono i recuperi, c’è tanto in palio. Il Verona è uno spettacolo, a Roma ha giocato una partita superba contro il solito rebus mourinhano (ombre tante, luci poche). Finale per Trieste. Qualcuno vuole la Triestina e ha bussato recentemente alle porte di Biasin. La risposta è stata negativa, il club non è in vendita, top secret l’acquirente e silenzio assoluto dal fronte alabardato. Ci aveva pensato Maurizio Zamparini prima di passare a miglior vita, altri gruppi si erano avvicinati negli ultimi mesi. Ma la risposta è stata chiara, inequivocabile. Oggi non c’è alle porte un cambio di proprietà. Intanto la squadra torna a sorridere. Vince a Fiorenzuola, un campo tutt’altro che semplice e pian piano prova a programmare un playoff da protagonista. Mai mi sarei atteso una crisi come quella di inizio 2022. Ma non tutto è perduto e, come ho già scritto in altre occasioni, c’è ancora tempo per trovare un’Alabarda protagonista agli spareggi per la B.
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