Il pagellone di fine anno (da 0 a 10) del Triveneto
domenica 26 Dicembre 2021 - Ore 23:25 - Autore: Dimitri Canello
(d.c.) – Sta per chiudersi un tribolato 2021 e, quantomeno dal punto di vista dei risultati sportivi, i giochi sono fatti. Un anno in cui sono successe tante cose, un anno in cui c’è tanto di buono e altrettanto di meno buono. Ecco il pagellone di fine anno di Trivenetogoal, con i voti, da 0 a 10, nessuno escluso
Voto 10 a Paolo Zanetti – alzi la mano chi avrebbe pensato a un Venezia in Serie A nell’estate 2020. Compie un autentico miracolo sportivo, valorizzando un gruppo che aveva almeno sette – otto squadre sulla carta superiori. Non contento, getta le basi per ripetersi con la salvezza, che sarebbe un’impresa persino superiore a quella dello scorso campionato. Segnatevi il suo nome, perché presto allenerà una big
Voto 9 a Mattia Collauto, Paolo Poggi e Duncan Niederauer – Un gruppo di lavoro che regala meraviglie e che sforna sogni. Due direttori che scovano talenti ovunque, un presidente che al primo tentativo fa centro e che al secondo può piazzare un altro capolavoro. Venezia ha trovato il suo El Dorado, forse nel momento in cui ci credeva di meno
Voto 8 a Stefano Marchetti e al Cittadella – La normalità è vederli sempre fra le migliori. Una finale playoff persa all’ultimo tuffo, il cambio di allenatore e una filosofia che non cambia e che continua a produrre risultati incredibili con l’ultimo monte ingaggi della categoria. Un modello forse irripetibile e non esportabile, ma che funziona ancora a meraviglia
Voto 7 a Maurizio Setti – Molla (o viene mollato?) Ivan Juric, sbaglia prendendo Di Francesco, si corregge e vira su Igor Tudor. Il suo Verona va sempre che è un piacere e può stupire ancora.
Voto 6 al Padova – Un anno da Guinness dei Primati alla rovescia. Fa 79 punti e si vede sfuggire la promozione per un -2 di differenza reti nello scontro diretto. Si rialza e si presenta alla finale playoff con il vento in poppa, perdendola all’ultimo rigore dopo aver dominato il ritorno. Riparte e trova un avversario da record. In sequenza: prima il Perugia, poi l’Alessandria, ora il Südtirol. La B resta, però, nel mirino: si dice che arrivare secondi significhi essere i primi degli sconfitti, ma la perseveranza (perlomeno) meriterebbe un esito più lieto.
Voto 5 a Pordenone e Triestina – Una salvezza acciuffata per i capelli, una seconda parte del 2021 disastrosa. A Pordenone c’è pericolo di retrocessione, anche se nessuno aveva mai promesso (almeno quest’anno) montagne verdi. Ci fosse stato subito Tedino sarebbe andata diversamente. Rimane un unico obiettivo, i playout. A Trieste si naviga a vista. La prima metà dell’anno si conclude con uno schianto fragoroso ai playoff, la seconda metà con un risultato al di sotto delle attese. Ma si intravedono segnali di risveglio e nel 2022 l’Alabarda potrebbe tornare protagonista
Voto 4 a Renzo Rosso – Dal punto di vista imprenditoriale, un numero uno assoluto impossibile da discutere. L’anno calcistico, però, porta con sé solo amarezze e un ultimo posto che si commenta da solo. Il peggio rimane il triste balletto al momento dell’esonero di Di Carlo. Giorni e giorni a contattare allenatori con una bandiera del club trattata come, al di là di tutto, non meritava. Dovesse tornare in Serie C, il famoso progetto di una A in cinque anni sarebbe già andato in fumo. Come il Pordenone, si aggrappa alla salvezza attraverso i playout. Che, nonostante tutto, resta ancora possibile
Voto 3 a Magalini e a Di Carlo – Dinamico duo che trascina al ribasso il Vicenza, facendolo piombare all’ultimo posto della graduatoria e inchiodandolo alla coda con scelte tecniche scellerate. Il tutto dopo aver illuso la piazza a suon di promesse per tutta l’estate. Una sciagura tecnica a cui sarà difficile porre rimedio e che cancella quasi del tutto la salvezza conquistata nel primo spicchio di 2021
Voto 2 a Eusebio Di Francesco – Stiamo pur sempre parlando di un alllenatore che aveva portato la Roma in semifinale di Champions League. Da quel momento non ne ha indovinata più una
Voto 1 all’imprenditoria trevigiana – La mettiamo ancora qui, perché la città più ricca del Triveneto non riesce ad esprimere una proprietà in grado di riportare il Treviso a una categoria quantomeno decente. Quindici anni fa era in Serie A, oggi annaspa in categorie impronunciabili, con continui cambi di programma e di gestioni tecniche e senza una via d’uscita a tanti anni di sofferenza.
Voto 0 a Luca Campedelli – Il suo Chievo scricchiolava ormai da tempo, il vero artefice dell’epopea di un club che ha stupito l’Italia per tanti lustri (Giovanni Sartori) se n’è andato tanti anni fa. La storia finisce nel modo peggiore, ossia con tutti i tribunali che, uno dopo l’altro, ripetono sempre la stessa cosa: e cioè che il Chievo non ha rispettato le regole. I documenti sono chiari, così com’era chiaro che seguendo una certa via ci si sarebbe schiantati contro un muro. Nonostante tutti gli avvertimenti, si è imboccata un’autostrada contromano e il risultato è sotto gli occhi di tutti. E pensare che per settimane si lanciavano anatemi a chi osava mettere in dubbio la solidità del club. Davvero una brutta fine, che una storia così bella non meritava
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