Verona, una rimonta storica a Venezia. Padova-Vicenza, contestazione sì, contestazione no. Triestina, quando verranno i playoff…
lunedì 6 Dicembre 2021 - Ore 23:04 - Autore: Dimitri Canello
Un lampo abbagliante in laguna. S’illumina il cielo del Penzo, Giovanni Simeone segna: bum! E’ il gol del 3-3, poco dopo un altro lampo. Ancora Giovanni Simeone: bum! Venezia – Verona 3-4. Roba da stropicciarsi gli occhi, roba da raccontare ai nipotini fra venti o trent’anni. E’ il racconto di un pomeriggio incredibile, di una domenica che può segnare con un marchio indelebile le stagioni di entrambe le contendenti. Un derby fantastico, se non fosse che per chi subisce la clamorosa sconfitta (il Venezia) è una mazzata incredibile. Perché ha vinto il Verona? Perché ha lo spirito del suo allenatore, perché ci ha creduto anche quando il punteggio (0-3) sembrava una condanna certa, perché ha l’esperienza di giocatori che sanno che nel calcio tutto è possibile, anche quando sembra impossibile. Perché ha perso il Venezia? Perché nella ripresa è entrata in campo molle, perché l’Henry sfavillante del primo tempo si trasforma in un goffo produttore di autogol, il secondo della sua stagione. Quasi un record, per un centravanti che nel primo tempo aveva fatto tutto quello che può chiedere un allenatore al suo numero nove. Perché Ceccaroni s’inventa portiere producendo un doppio danno, perché Zanetti stavolta non trova le alchimie giuste dalla panchina sfornando i cambi risolutori come in altre occasioni. E la terza sconfitta consecutiva è quella che può far traballare un Venezia che sin qui è andato oltre tutte le attese. E che, come ha ribadito giustamente il suo allenatore a fine gara, si può salvare. Lo dicono i numeri, lo dice la classifica, anche nel momento più difficile da inizio campionato.
Contestazione sì, contestazione no. Due situazioni, due atteggiamenti opposti delle tifoserie. Il Padova pareggia a Gorgonzola con la Giana Erminio, per la terza volta impatta contro l’ultima in classifica, scivola a -6 dal carro armato Südtirol e viene duramente contestato dai 130 tifosi arrivati al Comunale. Nell’occhio del ciclone finisce Massimo Pavanel, che ha un alterco con alcuni sostenitori. Il segnale dei nervi che saltano in una piazza che non perdona più nulla, nonostante rispetto allo scorso anno il Padova abbia 4 punti in più rispetto a quello guidato da Andrea Mandorlini (37 punti a 33). In tutto questo, vanno sottolineati con doppia matita rossa i meriti del Südtirol, 43 punti e un campionato straordinario, con una difesa bunker e un ruolino di marcia da record. Domenica c’è lo scontro diretto all’Euganeo, non è un’ultima spiaggia, ma di sicuro se il Padova perdesse le conseguenze potrebbero essere imprevedibili. Contestazione sì, contestazione no. Il Vicenza ultimo in classifica, con le spalle al muro dopo aver costruito una squadra che fa acqua da tutte le parti in estate, 13 sconfitte in 16 partite, non solo non viene contestato, ma raccoglie addirittura qualche applauso. I tifosi hanno scelto la linea morbida, evidentemente non ritengono che mettere alla frusta i giocatori e la società sia la cosa migliore e hanno spiegato il perché di una certa linea. Permetteteci una considerazione. La squadra in estate doveva andare ai playoff, oggi è ultima col Pordenone e non c’è nessuno in società che abbia fatto realmente mea culpa, nessuno che abbia detto che sì, effettivamente sia stato sbagliato qualcosa. Quando è stato esonerato Magalini sembrava che la colpa della decisione fosse della stampa, quando sono evidentissime le colpe del ds nell’allestimento di un gruppo che sta in fondo alla classifica, senza dimenticare i disastri iniziali di Di Carlo. Quando Renzo Rosso dice “non capiamo cosa stia succedendo” o “siamo un buon team” dimostra di non aver ben compreso la portata di quanto sta accadendo. No, questo Vicenza non è un buon team, ha lacune in tutte le zone del campo, così come Cristian Brocchi non ha i numeri dalla sua parte. Come per Di Carlo, il piatto piange anche per lui, nonostante nelle ultime partite si siano viste anche cose buone. Un bilancio numerico assolutamente deficitario, tanto che si può affermare senza timori di smentita che il cambio in panchina ha dato pochissimi, quasi impercettibili, risultati. Il Vicenza è ultimo con il Pordenone, che aveva dichiarato la salvezza come unico obiettivo. La colpa principale di Lovisa è quella di aver chiamato Bruno Tedino con due mesi di ritardo sulla tabella di marcia. Tedino sta dimostrando che la rosa non è così scarsa come avevano detto le prime due gestioni di Paci e di Rastelli e che si può quantomeno lottare per i playout, unico obiettivo al momento realisticamente possibile anche per il Vicenza.
Pillole finali. Il Cittadella è il solito Cittadella. Sbuffa, corre, scalcia, segna e magari arriverà ai playoff anche stavolta, perché un meccanismo consolidato funziona anche se cambiano alcuni interpreti. L’Udinese fa acqua, Gotti traballa, sette gol subiti in due partite sono una constatazione di difficoltà striscianti che, col passare delle settimane, si stanno acuendo. Dulcis in fundo, la Triestina. Ha un organico, se non da primo posto, da secondo, è partito male perché metà dell’undici titolare è arrivato a fine agosto e senza preparazione. Il povero Bucchi ha dovuto fare i salti mortali, ma il campionato è lungo e la sensazione è che, infortuni permettendo, sentiremo ancora parlare di questa Triestina. In tutti i reparti ci sono primattori per la categoria. Non sarà primo posto, ma di sicuro ai playoff l’Alabarda sarà protagonista. Quando verranno i playoff…
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