Simeone, Tudor e un Verona da urlo. Vicenza, tutti i nodi al pettine, Südtirol carroarmato, Padova all’inseguimento
lunedì 1 Novembre 2021 - Ore 22:32 - Autore: Dimitri Canello
Vicecapocannoniere. Quattro gol alla Lazio, due alla Juve, otto già in cassaforte, dietro solo a un totem della A come Ciro Immobile. Giovanni Simeone ha deciso di stupire tutti, in questo fantastico inizio di stagione, che glorifica un Hellas da urlo. Quindici punti, una marcia quasi trionfale da quando è arrivato Igor Tudor, che ha in mano gli scalpi di Roma, Lazio e Juventus e che è stato quello che più ha messo in difficoltà la capolista Milan. Ora toccherà al Napoli, forse l’esame più difficile in uno stadio infuocato, dove sabato sono accorsi in 22 mila a sostenere la squadra contro la Juve. Funziona tutto a meraviglia, una difesa di ferro, Montipò che sforna miracoli, Tameze che corre per tre, le fasce che trasudano dinamismo e forza, Caprari che incanta, Barak che studia da leader. Una macchina quasi perfetta, che ha sepolto la partenza horror di Eusebio Di Francesco. Passerà molto tempo, prima che qualcuno bussi ancora alla porta dell’allenatore che portò la Roma a un gol dalla finale di Champions League, perché la differenza è sotto gli occhi di tutti. Ed è impietosa.
Il Venezia si mette l’elmetto e porta a casa un punto da Genova, scopre Tanner Tessmann, ha un Gianluca Busio versione deluxe, ma davanti non segna e ha il peggior attacco del campionato. Se Thomas Henry non cambia marcia, difficilmente si potrà sopravvivere solo con i guizzi di Johnsen, la velocità di Okereke e la tecnica di Aramu. Deve segnare anche il centravanti e devono partecipare anche i centrocampisti, perché altrimenti non si va lontano e non basteranno la lodevole organizzazione difensiva oltre che l’impeccabile impostazione tattica di Paolo Zanetti.
Cambia il mese, cambia l’ora, non cambia nulla a Vicenza. Tutti i nodi vengono al pettine anche a Parma, dove la squadra gioca 36 minuti in superiorità numerica, ma non solo non segna, ma anzi subisce lo 0-1 con un uomo in più. Cos’ha portato Brocchi dal suo arrivo nella città del Palladio? Poco, troppo poco. Quattro punti in sei partite, il piatto piange. Passano le settimane e si conferma il quadro che descriviamo dall’estate: Di Carlo, che pure aveva buona parte della squadra contro, è stato il capro espiatorio di turno, quando non soltanto lui, che pure ha colpe evidentissime, sarebbe dovuto essere esonerato. Il risultato: una dirigenza che non sa che pesci pigliare e una svolta che non arriva, con lo spettro della C che, adesso sì, comincia a palesarsi con chiarezza. Domanda da un milione di dollari: Ascoli sarà decisiva per Brocchi? Attendiamo risposte e intanto registriamo la tenacia del Pordenone, che non si arrende neppure di fronte all’evidenza e strappa un altro punticino alla Cremonese. E’ poco, perché l’ultimo posto è ancora realtà, comunque sia con Bruno Tedino in panchina si vede qualcosa di diverso. E che lascia quantomeno accesa una fiammella di speranza. Si rialza il Cittadella, che si allontana dalla zona calda e che dimostra carattere e determinazione, quelli che non si erano visti col Parma. Il quadro rimane a tinte lucide, la voglia è quella di stupire ancora. A Reggio si è visto lo spirito dei giorni migliori.
Scendiamo di un gradino e annotiamo: un gol. Lo ripetiamo: un gol. Il Südtirol in undici e partite e mezza non ha mai perso ed è stato infilato solo da Jacopo Manconi, capocannoniere del girone lo scorso anno e vicecapocannoniere quest’anno, alla seconda giornata nella partita pareggiata 1-1 coon l’Albinoleffe. Numeri impressionanti, sino a questo momento, quelli della capolista. Se continua così il Padova avrà grossi problemi a ripristinare le gerarchie, anche se il Biancoscudo dà segnali chiari di risveglio e non ha alcuna intenzione di mollare. La squadra è indiscutibilmente con il suo allenatore, perché il cerchio e l’abbraccio a Massimo Pavanel dimostrano quale sia l’orientamento del gruppo. Il campionato è lungo, lo scontro diretto del 12 dicembre potrebbe spiegare molte cose. Ma c’è tempo per sentenziare, possono cambiare molte cose, sia in un senso che nell’altro. La Triestina perde ancora terreno: gioca una buona partita, meriterebbe la vittoria, ma se certe situazioni si ripetono non può essere soltanto sfortuna. E sinora il bilancio non può essere positivo, se è vero che a inizio novembre il primo posto è già un traguardo irraggiungibile. Male, anzi malissimo il Trento. Quattro sconfitte consecutive e la sensazione dominante che Carmine Parlato abbia smarrito la via. Il campionato e la salvezza non aspettano nessuno, le sue squadre storicamente faticano proprio in questo momento della stagione e serve una sterzata immediata, per evitare guai seri
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