Sport e impresa, la lezione di Velasco: “ E’ sempre necessario essere ottimisti e credere di poter cambiare le cose”
lunedì 18 Ottobre 2021 - Ore 20:59 - Autore: Giulio Pavan
Dopo cinque anni il protagonista di Performance Strategies è ancora lui: Julio Velasco. Venerdì scorso Il grande campione che negli anni ’90 ha vinto tutto con la Nazionale di volley ha tenuto un corso di formazione rivolto a oltre 1700 manager con focus sul linguaggio della leadership e su come coltivare le sfide innescando i meccanismi che portano al potenziamento delle performance. Velasco ha trasferito ai dirigenti la sua esperienza sportiva: “Potere e volere è una gigantesca cavolata, se fosse vero io sarei diventato il numero 10 dell’Estudiantes di La Plata, la mia squadra di calcio del cuore. Invece non avevo quelle capacità e nella vita ho fatto molto altro e tutt’altro. Perché da ragazzo ho capito subito che c’era gente che sapeva giocare a calcio meglio di me. Questo non mi ha impedito di trovare la mia strada…”.
L’obiettivo dell’ex Ct della Nazionale di Volley è stato quello di portare nel mondo del business gli strumenti per fare gruppo, per esaltare la mentalità vincente, ma anche per capire che è necessario affrontare la realtà come è, non come vorrei che fosse, e altro punto interessante della giornata trascorsa a Milano riguarda il tema dell’ottimismo all’interno delle aziende: “E’ necessario sempre essere ottimista, non ottusamente ottimista, ma credere di poter cambiare le cose. Il più bel complimento che mi ha fatto, molti anni dopo, Luca Cantagalli “Julio fa credere a tutti di poter essere un grande campione”. Quando vai in palestra devi mettere la maschera e devi essere positivo, anche se a casa hai un figlio che sta male o hai problemi con la moglie. Come il comico che deve fare ridere anche quando ha problemi molto gravi nella sua vita. Questo deve fare l’allenatore. Fare vedere che tu sei convinto che si possa raggiungere quell’obiettivo. Per cui oggi mi fa ridere quando sento parlare della Generazione dei Fenomeni. In quel 1989 nessuno e dico nessuno credeva in quella squadra, io invece avevo visto che sarebbero potuti diventare campioni. Per quello che scommisi su quel gruppo e per dimostrare qunta fiducia avevo, come Cortes bruciai le mie navi. Puntai su quei ragazzi”. Un paradigma che 30 anni dopo i successi di quel grande gruppo è ancora valido, non solo nello sport, ma anche nell’impresa.
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