Rosso-Lovisa, doppio cortocircuito. Padova-Südtirol, sarà duello fino alla fine. Venezia, si accende la passione
lunedì 18 Ottobre 2021 - Ore 00:06 - Autore: Dimitri Canello
Doppio cortocircuito. Fra Vicenza e Pordenone, in un anno che rischia di diventare un incubo, è una gara al peggio. Perdono entrambe (ancora) e si scatena il finimondo. Nella città del Palladio l’ambiente è in ebollizione e Rosso è finito nell’occhio del ciclone, ma la colpa è anche di chi ha alimentato per tutta l’estate ingiustificatamente aspettative esagerate per la stagione in corso. Certo, è molto semplice suonare le trombe per motivi non esattamente nobili o comunque di basso profilo, fatto sta che chi ipotizzava i playoff nel mirino (se non addirittura di più, a guardare certe griglie…) evidentemente qualche calcolo l’ha sbagliato. Tutti, però, fanno spallucce e si va avanti come se nulla fosse. Il problema è che nel frattempo su otto partite se ne sono perse sette. La salvezza, a parere di chi scrive, resta ancora alla portata, ma se non si svolta in fretta neppure i valori più vicini alla realtà dell’organico potranno trovare conferma sul campo. I cambi di Brocchi che, a scanso di equivoci è una persona degnissima e che sa porsi con rispetto nei confronti dell’interlocutore a differenza di qualcun altro, contro la Reggina onestamente sono parsi tutt’altro che ispirati. Il problema principale è che se prendi Taugourdeau a centrocampo, devi giocare a tre in mezzo e che togliere Ranocchia non è sembrata una buona idea. Comunque la si giri dal punto di vista tattico, la coperta è sempre corta. Colpa di un organico che ha qualche nome di spicco, ma che è stato costruito male. E qui entra in gioco il direttore sportivo Giuseppe Magalini, ma anche chi gli ha tolto la fiducia senza esonerarlo. I soldi che sono stati messi sul piatto potevano essere spesi meglio, senza contare che bisognerebbe capire chi ha scelto chi e come lo ha fatto.
A Pordenone siamo quasi al tutti contro tutti. Mauro Lovisa ha preso in mano lo scettro e ha cominciato a dispensare mazzate a destra e a manca. “Suggerimenti” tattici, spogliatoio in fibrillazione, secondo cambio in panchina in appena otto giornate che sa tanto di reset totale. Scelta migliore di Bruno Tedino in questo momento non poteva esserci, se non altro perché conosce pregi e difetti di un ambiente sull’orlo di una crisi di nervi e potrebbe riuscire a frenare le ire del presidente, a tratti fuori controllo. Il video della conferenza stampa di Lovisa sulla nostra pagina facebook ha fatto il giro d’Italia ed è stato il più visto da quando esiste il nostro sito con quasi 80mila visualizzazioni. Apprezzabile, in mezzo a più di qualche eccesso, il mea culpa fatto per gli errori che, prima di tutto, sono della società. A differenza di Vicenza, dove si è parlato per tutta l’estate di asticella che si alza, di playoff e chi più ne ha più ne metta, quantomeno al quartier generale neroverde si è sempre detto che l’unico obiettivo doveva essere la salvezza. Anche qui, come per il Vicenza, l’obiettivo per ora non è ancora impossibile. Magari, però, intervenire sul mercato degli svincolati, mettendo nel mirino uno fra Rodriguez e Giannetti, potrebbe non essere una cattiva idea, visto che il problema principale resta il gol. Ma dietro si imbarca acqua da tutte le parti e a gennaio, sempre che la barca non sia già affondata, si dovrà intervenire pesantemente sull’organico.
Il Padova riprende la marcia. Ha 20 gol con il miglior attacco del girone, ma una difesa che non convince fino in fondo e che perde la bussola a tratti nei momenti meno opportuni. Il finale di gara col Trento è stato sconsiderato e il rischio concreto è stato quello di subire al 50′ il gol del pareggio in una partita che sino al 90′ era stata controllata senza intoppi. Se consideriamo che il Südtirol (ora a -4, potenzialmente a -1) ha subito appena un gol in 8 partite, è chiaro che sia il caso di tenere la guardia alta. Se a Javorcic comprano un centravanti coi fiocchi a gennaio se la può giocare fino in fondo, ma anche così per Pavanel non sarà una passeggiata di salute. Gli altri avversari, Triestina esclusa e Feralpisalò compresa, hanno qualcosa in meno. Bucchi, che pure si sta faticosamente tirando fuori dalle sabbie mobili, ha troppi punti di svantaggio dalla vetta (10) e troppe squadre davanti per immaginare rimonte clamorose. Quello che è certo è che le potenzialità per mirare in alto ci sono, la colpa del ritardo è anche del fatto che metà squadra o giù di lì è arrivata quasi sul gong di fine mercato.
Nella domenica di A in vetrina finisce il grande cuore dell’Udinese, che pareggia in dieci col Bologna dopo un’autentica battaglia, mentre il Verona si mangia le mani per il 3-2 di San Siro. Se per due volte conduci 2-0 e per due volte ti fai rimontare, con secondi tempi in apnea, è evidente che qualcosa non funzioni dal punto di vista della preparazione. Tudor si salverà, perché ci sono almeno sei squadre più deboli sulla carta, ma il margine di manovra non è infinito. Post scriptum sul Venezia: dopo quello col Torino, altro Monday Night, stavolta con la Fiorentina. In laguna si accende la passione, saranno in 8mila al Penzo e le previsioni per il prossimo futuro sono in ulteriore rialzo. Covid (e classifica) permettendo…
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