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Venezia, la Serie A è dura. Vicenza, Triestina e Pordenone, falsa partenza. Trento, un debutto da sogno
lunedì 23 Agosto 2021 - Ore 00:06 - Autore: Dimitri Canello
Il Venezia scopre al Maradona quanto dura sia la vita in Serie A. Tutto ampiamente prevedibile, contro un avversario più forte, più attrezzato, con un tasso tecnico decisamente superiore. Certo, fa pensare quella superiorità numerica per oltre 70 minuti che poteva rappresentare un tesoretto da gestire diversamente, come ha riconosciuto Paolo Zanetti nel dopo gara. Da considerare le assenze (8), ma l’impatto al Maradona fa capire tante cose. Non c’è solo questo nel campionato che si preparano a disputare gli arancioneroverdi. La squadra costruita con un budget risicato da Mattia Collauto e Paolo Poggi è il massimo che si potesse fare, ma quella scelta da Duncan Niederauer è una strategia molto rischiosa, in un campionato che ha un livello molto più alto della B. La campagna acquisti, con l’arrivo di giocatori stranieri da ogni parte d’Europa e del mondo, è (per necessità) una scommessa su tutta la linea. Dei nuovi, solo Caldara e Okereke hanno un pedigree da Serie A, gli altri dovranno adattarsi in fretta, sperando che il complesso del gruppo ripeta il miracolo (perché di tale si è trattato dello scorso anno). Sulla carta la missione che Zanetti e i suoi dovranno affrontare è improba: tante, forse troppe scommesse, troppi giocatori (alcuni dei quali peraltro molto interessanti come Busio, Peretz, Sigurdsson e quell’Henry in arrivo dal Leuven) al primo impatto con la A che peraltro dovranno amalgamarsi in un gruppo da forgiare in fretta. Anche lo scorso anno si pescò all’estero, ma quest’anno la quota stranieri è ulteriormente lievitata. Zanetti stavolta dovrà superarsi per mettere dietro tre squadre e sarebbe davvero un peccato perdere la Serie A così faticosamente riconquistata dopo 19 anni. In tutta onestà, ci si sarebbe aspettati qualche investimento in più della proprietà, che ha ricevuto un’iniezione di liquidità importantissima dai diritti tv. Alla società, in questo quadro, il compito di completare l’organico, magari con quel Steven Zuber che agli Europei ha fatto vedere di cosa è capace.
Dal Venezia al Vicenza, l’inizio biancorosso per ora è un flop. Solo sconfitte in un precampionato giocato contro avversari di spessore, falsa partenza a Cittadella, contro la solita bestia nera granata, che ha dimostrato cosa significhi giocare con l’intensità e le verticalizzazioni, cosa che al Vicenza di Di Carlo non si è quasi mai visto fare. Poche le note liete nella serata del Tombolato per il Lanerossi, senza risultati tangibili i cambi di Di Carlo, che per ora non ha trovato il bandolo della matassa e che è già nel mirino della tifoseria. Sulla carta, poi, Proia e Diaw sono senza alcun dubbio due ottimi acquisti, ma l’incognita è capire come reagiranno di fronte all’impatto con la grande piazza. Un conto, con tutte le dovute proporzioni, è giocare a Cittadella, a Bassano, a Chiavari, a Pordenone, un altro è farlo a Vicenza, con un pubblico che ti può trascinare al rialzo, ma anche affossare se le cose non girano per il verso giusto. Di esempi ce ne sono a bizzeffe, ultimo dei quali Longo. Insomma, bisogna capire se Diaw sarà quello di Monza o quello di Pordenone e questa è la prima chiave di lettura e poi servirà capire se Proia avrà il carattere per imporsi anche in uno stadio come il Menti dopo aver lasciato il segno lo scorso anno nella città murata. Alla squadra manca un regista che faccia fare il salto di qualità a centrocampo. In difesa poi, nonostante l’arrivo di Brosco, per dormire sonni tranquilli ci vorrebbe un altro centrale di spessore.
Il Cittadella sembra aver metabolizzato in fretta la finale playoff persa lo scorso anno. Partenza sprint, Monza e Vicenza al tappeto, linea continua nonostante il cambio in panchina. Gorini sembra un veterano, eppure è solo alla seconda partita ufficiale. Nei pronostici d’inizio anno il Cittadella parte sempre dietro per chi non conosce l’ambiente granata, ma poi alla resa dei conti da cinque anni arriva sempre fra le migliori. Parte male pure il Pordenone, che pure ha messo a segno un colpo molto importante a centrocampo con Jacopo Petriccione. Quando sarà pronto, la squadra potrà cambiare marcia. Sulla carta il lavoro fatto da Matteo Lovisa è davvero buono per una comoda salvezza, l’unica vera incognita rimane Massimo Paci, alla prima esperienza in Serie B. Col Perugia si è visto davvero poco di buono, serve una sterzata netta e immediata.
Male anche la Triestina, con la partenza flop contro il Trento che fa suonare un campanello d’allarme importante. Per fortuna, verrebbe da dire, era solo Coppa Italia, ma i difetti dello scorso anno sembrano essere rimasti gli stessi e Bucchi è alla ricerca della quadratura tattica a tecnica in una squadra solo parzialmente corretta e rivista. C’è tempo, ma alle porte c’è il Seregno e si vuole a tutti i costi evitare un nuovo Matelica alla prima in casa contro il Seregno.
Chiusura di sipario per il Trento. Impresa storica a Trieste, favorita anche dall’annullamento del gol di Gomez, che pareva regolare e inizio di stagione molto promettente. Difficile immaginare molto di più di una comoda salvezza per una neopromossa ambiziosa ma anche con i piedi per terra. Eppure Carmine Parlato ha la possibilità di dimostrare di essere anche un allenatore da C e non soltanto il mago delle promozioni dalla D. La squadra è buona, con un paio di ritocchi può diventare adatta a centrare il traguardo minimo senza eccessivi patemi.
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