Venezia, una prova di maturità. Verona, che forza! Il weekend dei pareggi e le spine di Padova e Vicenza
lunedì 1 Marzo 2021 - Ore 00:00 - Autore: Dimitri Canello
E’ stato il weekend dei pareggi. In A il Verona, in B Venezia, Vicenza, Pordenone e Cittadella, in C Padova e Triestina. Vincono solo Udinese e Südtirol, perdono Chievo, Virtus Verona e Legnago. Dalla A alla C più musi lunghi che sorrisi. Ma ci sono le piacevoli eccezioni. Ad esempio l’1-1 del Verona con la Juventus. Altra partita perfetta preparata nei minimi dettagli da Ivan Juric. Che la mette sull’intensità e per un tempo tiene a bada i fuochi bianconeri. Poi va sotto (meraviglioso l’assist di Chiesa per Ronaldo), ma anziché affondare si mette a correre ancora di più. L’azione dell’1-1 rifinita da Lazovic e conclusa da un Barak in versione centravanti è da manuale del calcio. E’ bello vedere questo Verona che è testa, muscoli e pensiero, che si muove con la decisione di chi non abbassa la testa neppure di fronte alle più forti. In attesa dei gol di Lasagna, a segnare ci pensano centrocampisti e, all’occorrenza, pure i difensori.
Altra eccezione in un pareggio da cerchiare in rosso. Il Venezia a Empoli gioca da grande squadra, chiude tutti gli spazi, si esalta e segna un gol da applausi con Mazzocchi. Poi l’Empoli risale la corrente, ci starebbe un rigore per un sandwich in area di Modolo, arriva il pari di Haas. Ma il Venezia non molla e resiste, anche a costo di finire con la difesa a cinque pur di portare a casa il punto. La squadra c’è, gioca un bel calcio e dimostra di giocarsela con tutte. Alla capolista ha portato via quattro punti sui sei disponibili. Visto il punto di partenza, Zanetti può essere soddisfatto di quello che sta costruendo. La valorizzazione degli acquisti estivi, poi, è soprattutto merito suo: da Johnsen a Svoboda, da Forte a Mazzocchi fino a Taugourdeau, senza dimenticare il Vacca visto fino all’infortunio o il Di Mariano che quest’anno non sbaglia un colpo. Insomma, solo applausi e per i playoff il Venezia c’è. Per ora ci fermiamo qui, alzare ancora l’asticella adesso potrebbe sembrare troppo, più avanti chissà.
Ci sono pareggi, invece, che sono spine. Quello del Vicenza a Pisa, per esempio. Avanti 2-0 grazie a Dalmonte (errore da matita blu di Gori) e a un capolavoro da vetrina di Meggiorini (potrebbe essere il più bel gol dell’anno), Di Carlo si scioglie e arriva un pari che mette i biancorossi appena un punto sopra la zona playout. Tutti continuano a dire che il problema è l’attacco, ma i numeri dicono altro: per esempio il Monza segna gli stessi gol del Vicenza (33), ma ne subisce appena 19, contro i 35 dei biancorossi. E’ il reparto arretrato il tallone d’Achille della squadra, tanto più che se l’attacco finisce sotto accusa, allora bisognerebbe fare lo stesso a Venezia (stessi gol segnati), dove a parte Forte nessun altro compagno di reparto ha fatto faville dal punto di vista numerico. E così scopriamo che se i proclami da playoff di Renzo Rosso erano fuori luogo, la squadra si può sì salvare, ma deve stare molto attenta perché questo è un campionato in cui si rischia di scottarsi.
Altro pareggio che fa pensare è quello del Padova. In sé nessuno dovrebbe strapparsi i capelli, visto che la squadra è ancora prima. Ma la realtà dice anche che il Perugia è distante appena tre punti e deve recuperare due partite. Come se non bastasse, è in arrivo lo scontro diretto e mercoledì si va al Gavagnin dove la Virtus Verona quest’anno non ha mai perso. La squadra difetta in personalità contro le big (persi gli scontri contro Perugia e Modena, pareggi contro Triestina e, al ritorno Cesena e Südtirol, vittoria solo all’andata contro Cesena e Südtirol). Senza Ronaldo i fatti dicono che è tutto più difficile e Biasci diventa un caso. L’acquisto più oneroso della sessione di gennaio della C (170mila euro al Carpi per il suo cartellino) ammuffisce in panchina e non gioca nemmeno quando Bifulco si fa male e, udite udite, non entra neanche a partita in corso. Mandorlini qualche spiegazione la dovrebbe dare, perché parliamo pur sempre del capocannoniere dello scorso anno nel girone B e non esattamente di un signor nessuno. D’accordo che l’attacco è pur sempre il migliore del girone, ma le migliori risorse messe a disposizione dalla società dopotutto bisognerebbe usarle. Quanto e come lo decide l’allenatore, ma depauperarle proprio no.
Male la Triestina, bloccata sul pareggio con l’ultima in classifica e davvero sorprendenti le dichiarazioni dei protagonisti (Pillon e Lambrughi su tutti) dopo un risultato che onestamente dovrebbe rendere tutti scontenti. Migliora il Cittadella, che impone il pari al Monza con le solite ombre arbitrali quando si parla di Berlusconi e Galliani. Se tutti si lamentano (e con molte ragioni) evidentemente qualcosa che stride c’è. Perdono Legnago e Virtus Verona (s’interrompe a nove la serie positiva di Gigi Fresco) e corre il Südtirol, che travolge 4-0 la Sambenedettese. Pur con lo scontro diretto a sfavore nei confronti del Padova, Vecchi non ha intenzione di arrendersi.
Resta il Friuli che ride (Udinese) e quello che abbozza una smorfia dopo un pari insipido (Pordenone). Non è una tragedia, l’1-1 con l’Ascoli, ma da quando se n’è andato Diaw la squadra un contraccolpo negativo l’ha subito. Niente di allarmante, ma l’obiettivo resta quello di salvarsi il prima possibile senza farsi risucchiare all’indietro. Con il successo sulla Fiorentina, infine, Gotti per l’ennesimo anno archivia virtualmente la missione salvezza. La rete di Nestorovski regala tranquillità. Per retrocedere adesso ci vorrebbe una catastrofe e rimanere in Serie A è sempre una bella notizia. Nonostante i mugugni.
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