Triestina, un ko che sa di resa. Verona sei bellissimo, Udine e quegli scricchiolii….
domenica 10 Gennaio 2021 - Ore 23:43 - Autore: Dimitri Canello
Avevo ascoltato con grande attenzione l’intervista prepartita di Giuseppe Pillon alla vigilia di Triestina – Fano. Quasi profetizzasse quello che poi è effettivamente accaduto, il baffo di Preganziol aveva messo sul chi vive tutti. E chi lo conosce, sa che di solito non usa frasi di circostanza. Se si accorge di qualcosa lo dice, parla di calcio (sempre) e spiega sempre quello che accade con dovizia di particolari. Quella col Fano era la classica partita-trappola e in quella trappola l’Alabarda ci ha messo tutti e due i piedi dentro. Perdere in undici contro dieci per un tempo contro una squadra che aveva vinto fino ad oggi solo una partita è una botta tremenda. Per l’autostima, per la classifica, per il presente e per il futuro prossimo. Già nel primo tempo si intuiva che qualcosa non funzionasse a dovere, ma l’espulsione di Zigrossi sembrava un assist del destino anche in una giornata un po’ così. E invece nella ripresa è cominciato il festival delle occasioni sbagliate, fino a quando un contropiede e un tiro deviato hanno fatto materializzare l’incubo. Se i sette punti contro Padova, Südtirol e Perugia avevano fatto immaginare una rimonta possibile, questo ko sa molto di resa in ottica primo posto. Troppi otto punti di distacco, troppe le squadre che si frappongono fra l’Alabarda e la vetta. Certo, nel calcio i miracoli ogni tanto esistono, ma per Pillon immaginare di arrivare primo da oggi è come scalare l’Everest. Detto molto francamente, quasi una mission impossible.
Nel giorno in cui la B riposa e i verdetti del 2021 sono appena accennati, c’è spazio per la C e per la lotta per il primo posto. Il Modena dimostra di essere una signora squadra, ha vinto le ultime cinque partite senza subire neanche un gol, nelle ultime sei ha collezionato solo clean-sheet e ha al passivo appena otto reti subite. Se è vero che i campionati si vincono partendo dalla difesa, di sicuro possiamo dire che i gialloblù ci saranno fino alla fine a lottare per il traguardo massimo. Il Südtirol pareggia a Cesena, spreca un rigore a un minuto dalla fine, ma prima era stato a sua volta graziato. E’ secondo e lotterà fino all’ultimo per il traguardo massimo con Modena, Perugia e Padova. Che oggi non ha giocato ma si gode un acquisto a cinque stelle come Tommaso Biasci. Ora toccherà ad Andrea Mandorlini cercare di far quadrare i conti tatticamente per sfruttare un potenziale offensivo che nessuno della concorrenza ha.
Il Verona è bellissimo anche quando deve sudare per battere l’ultima della classe. E’ bellissimo perché si costruisce la vittoria in metà tempo, poi va un po’ in apnea, ma resiste al ritorno del Crotone, colpisce anche un palo e porta a casa un’altra vittoria significativa. La prima di Kalinic arriva al momento giusto, i gol di Dimarco sono capolavori in serie e la marcia di Ivan Juric è al di sopra di ogni sospetto. Quando il tecnico dice che probabilmente la squadra era più forte l’anno scorso dice il vero. Ma allo stesso modo non si può non notare il modo con cui il comandante ha forgiato un gruppo che sa soffrire anche quando indossa l’abito da operaio contro l’ultima della classe. Perché per vincere ci vuole ci vogliono anche queste qualità.
Si è rotto qualcosa a Udine fra Luca Gotti e la squadra o fra Luca Gotti e la società? Qualche scricchiolio sinistro c’è, le sconfitte cominciano ad essere tante e anche la difesa bunker che un tempo garantiva sonni quasi tranquilli comincia a imbarcare acqua. Troppi gol subiti per chi ha fatto della solidità la sua arma vincente. Ora sarà ritiro a tempo indeterminato, il segnale inquietante che se si vuole uscire dalle sabbie mobili serve ricompattarsi. Con la speranza che quelle voci che circolano su un legame che non sarebbe più così solido fra il tecnico e il club e, forse la squadra, siano solo chiacchiere senza peso.
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