Venezia-Vicenza e Verona-Udinese, luci in Triveneto: Cittadella meraviglia, Padova e Triestina partenza horror, Trento a forza dieci
domenica 27 Settembre 2020 - Ore 23:40 - Autore: Dimitri Canello
E’ stato un weekend ricco di spunti, dalla A alla C e alle nostre latitudini di sicuro ci si diverte. La prima notizia è che dopo sette mesi al Penzo si gioca una partita vera con il pubblico sugli spalti. Poco pubblico, certo, appena 556 paganti, ma quantomeno l’atmosfera assomiglia vagamente a quella di un derby vero. Sul campo vince il Venezia, batte il Vicenza 1-0 e lo fa con un rigore contestato trasformato da Mattia Aramu al 36′ del primo tempo. La partita sul campo è davvero bella, intensa, vibrante. La spunta Zanetti, mentre Di Carlo prova a spostare le pedine, variando nel finale anche il tema tattico e passando dal 4-4-2 al 4-2-3-1. Del Venezia piace la grande fisicità di squadra unità alle doti tecniche di diversi suoi primattori, la regia di Taugourdeau, la sicurezza di Lezzerini e della difesa più in generale. Del Vicenza stuzzicano la velocità di esecuzione, la qualità di Dalmonte, un Beruatto grandi firme, un Gori al grezzo su cui si può lavorare sperando di avere i risultati ipotizzati. Rovesciando la medaglia, al Venezia manca ancora un Forte in grado di replicare la grande stagione di Castellammare e preoccupa un po’ il cosiddetto “braccino” una volta in vantaggio, che porta a sbagliare gol in serie facendo arrabbiare Zanetti. Al Vicenza manca un po’ di killer instinct sottoporta, che magari potrà migliorare con l’arrivo di Lamin Jallow, per il quale proprio ieri si è chiusa la trattativa con la Salernitana (contratto triennale e 500mila euro a Claudio Lotito) e l’impressione è che serva anche qualcosa in difesa, perché la C non è la B e il modo in cui Bocalon nel primo tempo brucia Cappelletti dandogli tre metri in velocità lascia abbastanza perplessi. Sul mercato l’impressione è che manchino ancora tre pedine, un portiere, un difensore e un centrocampista per stare davvero tranquilli e al riparo da brutte sorprese. Perché con la B non si scherza e lo sa bene il Venezia, che per due anni ha rischiato grosso e adesso ha cercato di fare le cose fatte bene, fiutando il rischio di un campionato di livello più alto e dove è difficile individuare quelle che saranno le ultime quattro della classe. Sarebbe un peccato se partisse Maleh, ma a volte alcune cessioni sono necessarie per far quadrare i conti e perché i pezzi del puzzle si incastrano nel posto giusto come in una sequenza che non si può fermare.
Da un derby all’altro, da una partita deluxe a un altro match da vetrina. Il Verona batte l’Udinese con una prova tutta muscoli, corsa di qualità e determinazione. Del gioco ammirato lo scorso anno ancora tracce sparse qua e là in mezzo a qualche errore e non a caso Ivan Juric lo sottolinea, ma il merito di riuscire a vincere una partita così importante, per giunta con l’ultimo arrivato Andrea Favilli, è un bellissimo segnale alla concorrenza. L’Udinese sbatte contro i legni, ma il Verona non ruba nulla e sulla vittoria non ci sono ombre. Zaccagni può crescere ancora dopo la buona stagione scorsa, Tameze ha numeri importanti, Lovato è il talento che va sgrezzato ma che è purissimo, Barak è il tassello che mancava in un centrocampo di pedalatori coi piedi buoni.
In Serie B vetrina d’obbligo per il Cittadella, che volta pagina come se nulla fosse, archivia Diaw e Luppi e si gode Ogunseye e Tsadjout, ancora un po’ acerbo, ma talento vero che fra le mura può esplodere definitivamente. Ormai non ci sono più aggettivi per elogiare il lavoro di Stefano Marchetti, che ogni anno sforna miracoli col budget più basso della categoria. E’ presto per dire che andrà bene anche quest’anno, ma l’inizio è quanto di meglio ci si potesse attendere, con Venturato che infligge un’autentica lezione di calcio a Bisoli. Parte bene pure il Pordenone, che pareggia a Lecce e che si avvicina minaccioso in orbita Vicenza per la seconda giornata. Se arriva il portiere giusto e la campagna acquisti si completa con un altro paio di ciliegine, anche quest’anno al quartier generale di Mauro Lovisa ci si può divertire.
Partenza horror in C per Padova e Triestina. Mandorlini scivola in casa contro l’Imolese, la squadra offre uno spettacolo desolante, con manovra lenta, tema tattico prevedibile e con un centrocampo dove tutti hanno i piedi buoni ma nessuno corre. Meglio perdere subito e magari completare un mercato che ha portato tanti buoni giocatori ma non ancora la giusta amalgama, piuttosto che illudersi di essere a posto e più avanti essere scottati. A Trieste non va meglio: a centrocampo manca una mezzala di corsa e che sappia inserirsi, davanti serve qualcuno in grado di risolvere partite come quella con il Matelica e dietro l’urgenza di un difensore centrale coi controfiocchi rimane tale. Parte benissimo il Südtirol, pareggiano Virtus Verona e Legnago.
Post scriptum per il Trento: partenza a razzo, come per mettere subito le cose in chiaro. Quest’anno c’è un unico obiettivo scolpito su pietra e si chiama Serie C. Mauro Giacca ha chiamato Carmine Parlato per la missione preparata nei dettagli e con un trequartista negli ultimi giorni di mercato quella che è già una corazzata può diventare imprendibile per la concorrenza
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