Pordenone-Chievo e la Serie A nell’aria, come può finire a Venezia il rebus Dionisi e il benvenuto in Serie C al Legnago
lunedì 10 Agosto 2020 - Ore 00:00 - Autore: Dimitri Canello
E’ passata circa un’ora dalla fine di Frosinone – Pordenone e negli occhi c’è ancora quel fantastico sinistro di Luca Tremolada che infila un Bardi fino a quel momento perfetto. Ci voleva una prodezza per batterlo ed eccola sfornata. Per chi si fosse perso la partita dello Stirpe, ancora una volta è andato in scena un pezzo di bravura da applausi di Attilio Tesser, che ha costruito con pazienza e bravura una partita tatticamente perfetta. Nonostante le assenze e una difesa in emergenza, il Pordenone ha saputo aspettare, soffrendo un po’ nel primo tempo e poi venendo fuori alla distanza. I centoventi minuti di Cittadella, infatti, si sono fatti sentire sulle gambe dei giocatori di Nesta e Tesser ha indovinato il cambio che ha deciso la serata. Fuori Gavazzi e dentro Tremolada, che ci ha messo tre minuti a inventare un’autentica prodezza. E già prima sul taccuino ci sono almeno tre occasioni nitide. Il Pordenone, per competere ai massimi livelli, ha bisogno di stare bene fisicamente e stasera si è visto quanto questa componente sia fondamentale. Corre, lotta, galoppa il Pordenone, che mercoledì potrà permettersi di perdere con un gol di scarto al Rocco per staccare il pass per la finalissima.
Nella parte alta del “tabellone” il Chievo ha sorpreso ancora. Era praticamente fuori dai playoff, con tre successi consecutivi ci è entrato all’ultimo tuffo aggrappandosi con tutte e due le mani. Con l’Empoli ha rischiato grosso, ha ringraziato Semper che ha neutralizzato due rigori (uno parato, uno calciato alle stelle) e ha passato il turno. In semifinale con lo Spezia è partito a razzo, segnando due gol in nove minuti e poi ha gestito, riuscendo a contenere il ritorno della squadra di Italiano nella ripresa. Poi un altro rigore parato da un Semper in stato di grazia e una finalissima mai così vicina. C’è chi dice che la Serie A sia l’unica salvezza possibile per il Chievo, in attesa di capire se sarà così non si può che applaudire Alfredo Aglietti per quanto sta facendo. Lo scorso anno risollevò un Verona moribondo, riuscendo a guidarlo a una promozione a cui nessuno credeva più, quest’anno se riuscisse a bissare l’impresa con il Chievo avrebbe quasi dell’incredibile.
A Venezia tiene banco il caso Dionisi. Dopo l’addio al veleno di Fabio Lupo e la risposta circostanziata e mai così chiara di Niederauer, in laguna si è aperta una nuova era, con Collauto e Poggi al timone di una nave che prova a ripartire da quanto di buono fatto nell’ultima stagione. La salvezza è un buonissimo risultato, non è un miracolo ma è comunque un successo significativo da cui ripartire. Perché una base su cui lavorare adesso c’è. Ma Dionisi ha strappato applausi un po’ ovunque e le sue quotazioni sul mercato si sono impennate. Si dice che Massimo Cellino tenga i contatti diretti con lui e sia molto stuzzicato dall’idea di affidargli la panchina del Brescia, a Empoli si sono spinti più avanti incontrandolo di persona. Fabrizio Corsi ha confermato il suo assoluto gradimento, mentre è arrivata da Venezia una proposta di aumento e di allungamento che il tecnico sta valutando. Deciderà a breve e l’impressione è che la sua permanenza in laguna sia molto difficile, ma non ancora da escludere. Ogni soluzione è aperta, quella più probabile è che l’Empoli paghi un indennizzo al Venezia e se lo porti a casa, considerato che non esiste una vera e propria clausola rescissoria prevista da contratto ma che il Venezia non lo lascerà andare via gratis. Come sostituti i nomi di Alessandro Calori e di Michele Marcolini sembrano i più probabili, ma tutto è ancora aperto.
Dulcis in fundo, benvenuto in Serie C al Legnago, la quarta squadra di Verona che prende il posto del Campodarsego. Due parole sulla rinuncia di Pagin vale la pena spenderle: meglio così che non pagare durante il campionato e falsare una stagione, certo, ma con tutto il rispetto troppe cose non quadrano in quello che è successo. Lecita l’obiezione di chi dice: ma che senso ha fare una squadra da promozione se dopo non puoi permetterti la Serie C? Onestamente mi riesce difficile dare torto a chi critica, fermo restando il meglio così che il Trapani, una retrocessione con macerie annunciata con una società che già in partenza si sapeva non avrebbe retto. Possibile che si debba sempre arrivare a questo punto in Italia e dintorni? Quanto al Legnago, dovrà sistemare un po’ il Sandrini, per il resto si è già rimboccato le maniche per prepararsi all’avventura. In bocca al lupo
Commenti
commenti