Il Verona europeo delle meraviglie, Vicenza e la B che verrà, Cittadella e il terzo tentativo
domenica 21 Giugno 2020 - Ore 23:43 - Autore: Dimitri Canello
Chi ha visto ieri sera Verona-Cagliari, ancora una volta, ha potuto ammirare il calcio totale di Ivan Juric. Un calcio fatto di pressing alto, di attaccanti che viaggiano all’unisono con il resto della squadra, di ali che spingono come forsennate, di un gioco cadenzato un passo dopo l’altro, in cui tutto ha un ruolo e un suo luogo dedicato. Chi ha visto Atalanta – Sassuolo oggi capirà perché Juric ha avuto un grande maestro, ma può diventare persino più bravo di Gian Piero Gasperini. Juric ha creato a Verona qualcosa di sensazionale, perché ha forgiato un gruppo per il quale tutti scommettevano sulla retrocessione portandolo ai piedi dell’Europa. Chi ha un minimo di onestà intellettuale deve ammettere che chi avesse predetto un’estate fa un simile risultato sarebbe stato preso per matto. Oggi che Amrabat è un treno che non si ferma mai, che Silvestri è quasi insuperabile, che Kumbulla fa e farà la felicità delle casse gialloblù, che Lazovic pennella da artista, che persino Di Carmine fa il fenomeno in Serie A, si può dire che un Verona in Europa League non è un sogno impossibile. E’ una realtà da vivere fino in fondo, fermo restando che se non ci si riuscisse bisognerebbe comunque spellarsi le mani.
Il Vicenza che ha stretto fra le braccia la Serie B dopo averla attesa tanto a lungo, ha un vantaggio incalcolabile sulla concorrenza, così come ce l’hanno Reggina e Monza. Può programmare con largo anticipo, in vantaggio sul resto della categoria che verrà e che dovrà sudare fino ad agosto inoltrato. Due mesi sono tanti, in due mesi si possono costruire strade, si possono mettere in piedi ponti, si può scrivere un futuro da protagonista. Fra le righe delle prime dichiarazioni si è capito che non verranno fatte follie il primo anno di B. Eppure anche dentro lo stato maggiore biancorosso c’è chi ritiene che, invece, sarebbe giusto cercare di raddoppiare, perché il calcio è pieno di esempi di squadre che, una volta scrollatesi di dosso l’inferno della C, sono state in grado di salire ancora di un gradino al primo tentativo. Senza correre il rischio di bruciarsi, andrebbe considerata con attenzione la doppia mossa sullo scacchiere. Nonostante il Monza di Berlusconi e chissà chi altro lungo il percorso.
Si è ripreso a giocare, sia in A che in B. Ci voleva, dopo tre mesi e mezzo d’inferno puro, di lacrime e stridore di denti, di morti che sono lì a fare da monito per il futuro. Anche se il calcio a porte chiuse è un’altra cosa, è giusto sorridere a trentadue denti. Come il sorriso del Cittadella, che espugna Livorno, che guadagna due punti su Pordenone, Frosinone, Crotone e Chievo in una sola giornata e che si prepara al terzo tentativo per la scalata alla Serie A. Nessuno si nasconde più ormai e, seguendo la traccia degli ultimi anni, dopo una semifinale e una finale, viene un risultato che si fa fatica a nominare ma che pare alla portata, più che mai in una B “normale” come l’attuale. Nessuno è imbattibile, non lo è il Crotone e neppure il Frosinone, prossimo avversario granata allo Stirpe. E se è vero che otto vittorie in trasferta non arrivano per caso, occhio a quello che potrà accadere venerdì prossimo.
Pordenone-Venezia è stata una bella partita, per larghi tratti. Lezzerini e Di Gregorio sono stati protagonisti, Dionisi si prende un punto ma poteva prendersene tre. E non si è capito, in tutta onestà, quel cambio fatto prima e non dopo la battuta del calcio di rigore. Di certo quell’attesa non ha fatto bene a un Mattia Aramu già opaco e che ha fallito un penalty pesantissimo, come già lo aveva fallito Samuele Longo a Salerno. Sono punti che se ne vanno lungo il percorso e che a fine anno avranno un peso specifico enorme. In tutto questo, giusto sottolineare come la settimana che ha condotto alla partita sia stato un incubo infernale che il Venezia non meritava, con la positività di Felicioli al coronavirus e tante cose che andrebbero dette su com’è stato gestita a livello governativo questa ripartenza del calcio. E il Pordenone? Bello per venti minuti, poi opaco per tutto il resto della partita, senza che neppure l’ingresso di Burrai restituisse vivacità a una squadra nel frattempo in dieci per l’ingenuità colossale di Pasa che si è spenta troppo presto. Dulcis in fundo, il Chievo: riacciuffa il Crotone in extremis e fa un favore a se stesso, oltre che al campionato. Dietro al Benevento, può accadere ancora di tutto
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