Chievo, Pellissier dice basta e smette: “Bisogna capire quando è il momento, era finito un ciclo”. Campedelli: “Maglia ritirata”
venerdì 10 Maggio 2019 - Ore 16:05 - Autore: Staff Trivenetogoal
Le principali dichiarazioni rilasciate oggi in occasione della conferenza stampa di addio al calcio di Sergio Pellissier, 40 anni, storico capitano del Chievo.
Luca Campedelli (presidente Chievo): “È dal ’98 che il nome di Pellissier gira per le stanze di questa società, lui è arrivato qualche tempo dopo: incarna in tutto per tutto quello che è il Chievo, quindi lo ringrazio dal più profondo del cuore. È rimasto nel bene e nel male anche quando siamo retrocessi. Ha dato tutto se stesso, anche qualcosa di più. È sempre stato anima e spirito di questo Chievo che non può prescindere da lui, lo dico ora anche se è prematuro. L’unica cosa che voglio dire è grazie più profondo. La maglia di Sergio si ritira per due motivi, il primo perché è la sua, il secondo è perché sarebbe una responsabilità troppo pesante per chi viene dopo, è come quella di Maradona o di Del piero. Era ritirata già dopo il 2008”. E il futuro da dirigente? “Al presidente ho chiesto solo una cosa: non mi faccia fare l’uomo simbolo, son cresciuto con le responsabilità. Se non ho responsabilità faccio fatica, non voglio rubare i soldi, li ho già rubati giocando a calcio – scherza – Il presidente è un amico, non so quale sarà la sua decisione, ma comunque andrà bene”. Qualcuno a cui passare il testimone? “Non so, ci sono tanti ragazzi bravi, gentili, che si comportano bene, ma le bandiere non esistono più: perché è normale che sia così, è un lavoro. Uno deve sentirsela la maglia addosso altrimenti non potrà mai essere una bandiera”.
Sergio Pellissier (capitano Chievo): “Cosa passa per la testa quando si decide di smettere? Io ho sogni, ho ambizioni: il mio desiderio era di finire mia carriera quando e dove lo volevo io. Mi sarebbe piaciuto giocare ancora in Serie A ma bisogna capire quando è il momento. Finiva un ciclo. Avrei potuto ricominciarne uno in Serie B ma poi avrei dovuto smettere e io sono uno che quando inizia qualcosa la vuole portare a termine”. E il domani? “Il mio domani è fino a fine campionato, io voglio giocare le prossime tre partite, il mio carattere è così, vorrei avere la possibilità di giocare l’ultima partita in casa, anche se – ammette – per nascondere le lacrime giocherò con gli occhiali da sole. E poi? Ora non ci penso, se ci dovesse essere qualcosa per me resterei ben volentieri, sennò vacanza. Dalle testimonianze dei bambini e non ti rendi conto che non sta smettendo un signor nessuno ma qualcuno che ha portato avanti i sogni di tanta gente. Non dimenticherò mai il 2-2 con la Juve a Torino quando passai palla davanti alla porta: quasi sicuramente avrei fatto gol e invece l’ho passata a giocatore in mezzo e lui non l’ha fatto, era giusto così ma sarebbe potuta essere la vittoria a Torino”.
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