Un mercato di gennaio da sballo: i botti a Vicenza, Padova e Trieste, Pordenone col pilota automatico, Venezia sulle spine. E quelle conferenze di Zenga…
lunedì 21 Gennaio 2019 - Ore 00:01 - Autore: Dimitri Canello
La riflessione della domenica sera di fine gennaio vuole partire da un argomento un po’ spinoso. E vedrò di utilizzare tutte le accortezze necessarie, perché non è mia abitudine fare piazzate o sollevare polveroni. Siccome, però, nonostante ci abbia provato con le buone non ho ottenuto alcun risultato, stavolta sarò più diretto e scriverò quello che penso, come sempre ho fatto e sempre farò. Da quando Walter Zenga è arrivato a Venezia abbiamo assistito a uno stucchevole crescendo di toni sempre più aspri e seccati in conferenza stampa, a un fastidio crescente nel rispondere a semplici domande, alla costante ricerca di mettere in difficoltà l’interlocutore, senza contare l’assenza nel post Venezia-Carpi senza preavviso. Visto che c’era un aereo per Dubai e nessuno discute gli impegni o tantomeno la voglia di raggiungere la famiglia, sarebbe bastato comunicarlo in anticipo e nessuno avrebbe avuto nulla da ridire. Ora, siccome non mi risulta che né il sottoscritto né i miei collaboratori abbiano mai mancato di rispetto a Zenga, chiedo lo stesso rispetto che noi abbiamo sempre dato. Perché come lavora Zenga, lavoriamo anche noi, siamo l’unico sito che segue costantemente, fra tutte le principali realtà del Triveneto, anche il Venezia con una presenza fisica costante e assistere a conferenze stampa in cui le risposte sono costantemente stizzite, monosillabiche, inutili, seccate, stucchevoli è un qualcosa che proprio non mi va giù. Zenga, oltre a lavorare bene come sa fare sul campo, porti rispetto a chi, come lui, cerca di compiere al meglio il proprio mestiere, per le capacità che ha. Per quanto riguarda quanto hanno scritto alcuni nostri colleghi, non devo fare l’avvocato difensore di nessuno, per cui parlo soltanto di ciò che mi compete perché non voglio invadere un campo di altrui competenza. Punto e a capo.
Fatta questa premessa, che magari a molti non interesserà, ma che per me era imprescindibile arrivati a questo punto, parliamo di calcio giocato e di affari da mercato di gennaio. Un mercato da sballo, scoppiettante, invasivo, sorprendente per tanti versi. Che sconvolge apparenti certezze granitiche. Come per esempio Padova-Verona, che finisce 3-0 e che mette a nudo tutta l’arroganza di una gestione presidenziale di Maurizio Setti che divide e spacca una città, che si preoccupa di creare consensi ai piani alti nel mondo dell’informazione ma non capisce che facendo terra bruciata attorno a sé con chi ti sta vicino, produce soltanto tensioni che prima o dopo esplodono. Non è che perché rappresenti un club glorioso come l’Hellas puoi pensare di viaggiare tre metri sopra il cielo trattando tutti dall’alto in basso. Un po’ più di umiltà e di apertura non guasterebbero, altrimenti il risultato sarà lo stesso dell’anno scorso, se non peggiore nonostante le risorse a disposizione. Il Padova ha chiuso il girone d’andata ultimo, con errori evidenti di valutazione compiuti in estate e che puntualmente hanno presentato un salatissimo conto. Il club ha deciso di fare reset con l’unica mossa che poteva fare. Una puntata al buio da All-In, cambiando il 70% della rosa, anche a costo di rischiare il tutto per tutto. La prima risposta è stata entusiasmante. Bisoli si conferma infallibile nei derby, ma dovrà cancellare molte ombre della sua prima gestione. E la strada è ancora lunga.
Grandi manovre anche a Venezia, dov’è in atto una profonda ristrutturazione dopo una gestione economicamente insostenibile della prima era Tacopina-Perinetti. Si voleva vincere a tutti i costi e lo si è fatto, i risultati sono stati eccezionali, il problema sarebbe stato quello che veniva dopo. E infatti Valentino Angeloni è stato costretto a fare i salti mortali per liberarsi di tutti i contratti pesanti in essere (operazione ancora in corso), investendo su operazioni a basso costo che creino valore per il futuro societario. Un’opera difficilissima, che presenta due criticità: la prima è che Angeloni, essendo prima di tutto uno scout, deve fare i conti anche con la gestione ordinaria di un direttore sportivo, il che non è esattamente la stessa cosa, la seconda è che piazzando i giocatori più onerosi dal punto di vista contrattuale non è semplice mantenere la rosa competitiva. Per ora le cose sono andate con alti e bassi, ma diverse operazioni di Angeloni sono state davvero ispirate e meritano soltanto complimenti. Per cui, fra un aggiustamento e l’altro, il Venezia sta cercando di ritagliarsi un presente e un futuro. Molti tifosi temono il peggio, al contrario io concedo volentieri fiducia a Tacopina, perché in questi anni si è guadagnato molto credito. E la merita fino a quando l’evidenza dei fatti non proverà il contrario.
In Serie C Vicenza, Triestina e pure Virtus Verona hanno piazzato colpi importantissimi in questo mese di gennaio. Guerra è un’operazione da applausi e il fiore all’occhiello, si è presentato segnando subito ma poi il Vicenza ha pareggiato una partita che avrebbe potuto vincere largamente e senza problemi. Se, però, Arma entra in quei tunnel in cui s’imbuca dopo inizi di campionato a cinque stelle diventa tutto più complicato, anche perché a Giacomelli non si può chiedere di diventare un bomber da 20 gol. Non è nelle sue corde, né sarebbe giusto farlo. In bocca al lupo a Michele Serena, una persona seria in un mondo in cui lealtà, correttezza e rispetto sembrano un optional e invece c’è ancora chi cerca di resistere quando tutto rema in senso contrario. Giovanni Colella non ha fatto male e infatti Serena ha trovato una squadra che ha la cultura del lavoro e che lotta, che magari non salirà quest’anno ma che sta gettando le basi per provare a vincere probabilmente nella stagione 2019-2020. Chi non ha fatto nulla, o soltanto operazioni di piccolo cabotaggio, è il Pordenone. Che continua a vincere, a viaggiare col pilota automatico e a regalare meraviglie, confermando che lavorando bene e seriamente sia dal punto di vista societario che dal punto di vista tecnico investendo sull’allenatore, si possono superare anche carenze tecniche. Per esempio, anche senza avere un attaccante da 15 gol sinora ha staccato tutti, dimostrando che Attilio Tesser è una garanzia quando gli si dà la possibilità di partire dall’inizio. Il problema stadio c’è ed è innegabile e ben presto se ne parlerà in lungo e in largo perché è inevitabile, ma intanto il Pordenone va. E non si ferma, fermo restando che se fossi Lovisa un sacrificio per una punta oggi lo farei. La Virtus Verona con Giorico ha piazzato un autentico colpaccio e la Triestina nell’anno del Centenario continua a correre e tenere in alto il vessillo dell’Alabarda. Se indovina il portiere giusto (Offredi è un ottimo numero uno, mentre Valentini è stato ormai destituito), con l’arrivo di Costantino la squadra è completa e magari Milanese s’inventa qualcosa nelle ultime ore di campagna acquisti. Insomma, mancano dieci giorni al gong del 31 gennaio, ma l’impressione è che ne vedremo ancora delle belle
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