I voti del 2018 da 1 a 10 del Calcio Triveneto: cose belle e cose da buttare, un anno da ricordare
lunedì 31 Dicembre 2018 - Ore 08:00 - Autore: Dimitri Canello
Ultimo giorno del 2018, 365 giorni di calcio triveneto ed è tempo di consuntivi. Salutiamo l’anno vecchio e brindiamo all’anno nuovo con le nostre pagelle, da 1 a 10. Senza peli sulla lingua, come siete abituati se ci leggete.
10 a Stefano Marchetti: che dire? L’unico suo limite è quello di continuare a non misurarsi con altre realtà che non siano Cittadella, ma dal punto di vista gestionale regala ancora una volta meraviglie. Sfiora la Serie A spendendo meno di tutti, colleziona plusvalenze da urlo con Varnier, Kouamé e pure con Scaglia, è sempre lì a lottare il paradiso. Tanto di cappello.
9 ad Attilio Tesser per quanto fatto in sei mesi a Pordenone meriterebbe 10, un punto in meno per l’esonero di Cremona, dove i fatti accaduti in un secondo momento certificano che non era lui il problema.
8 a Joe Tacopina squadra, stadio e tante altre cose buone. Anche il coraggio di cambiare strada quando sbaglia la scelta dell’allenatore. Il finale di 2018 abbassa un po’ il voto, ma un presidente così andrebbe preservato nei secoli dei secoli. E speriamo di non essere smentiti in futuro…
7 al Centenario della Triestina Città bellissima, evocativa, affascinante, piazza dalle potenzialità largamente inespresse, 100 anni di calcio con la voglia di tornare nelle categorie che contano. Sembra mancare ancora qualcosa, ma il secondo posto è un bel punto di partenza per un 2019 sulla cresta dell’onda.
6 a Renzo Rosso e a Roberto Bonetto Li mettiamo uno accanto all’altro. Storie e personalità diversissime, potenzialità distanti anni luce in due realtà confinanti. Mr. Diesel salva il Vicenza con un’operazione che sembra il Cubo di Rubik, cancella (temporaneamente) il Bassano dopo aver inutilmente tentato di formare una squadra della provincia e fa il grande passo (apprezzabile) di uscire dalla roccaforte in provincia per sbarcare in città in una piazza storica e dalle potenzialità incalcolabili. I primi sei mesi di Vicenza viaggiano fra alti e bassi, l’esonero di Colella lascia qualche perplessità soprattutto nella forma, il modus operandi è quello di Bassano ma servirebbe qualcosa di più. Imprenditorialmente la sua storia parla da sé e merita solo applausi, nel calcio deve ancora dimostrare di poter essere un numero uno. Il 2019 sarà l’anno buono?
Per Bonetto fino a giugno era un 2018 da sogno. Promozione in B al primo tentativo, Supercoppa, tanti consensi: il voto era 10. Poi però il vento cambia, l’inesperienza nella categoria si fa sentire e con il suo Padova chiude l’anno ultimo in B sconfessando se stesso e richiamando Pierpaolo Bisoli dopo averlo attaccato in tv e aver pure aperto un contenzioso legale. C’è sempre tempo per rimediare, sbagliando si impara e il 2019 è alle porte. Per salvare il Padova ci vorrà un piccolo miracolo.
5 a Luca Campedelli un anno da archiviare e tanti, troppi errori. La scelta di Ventura una sciagura, la vicenda plusvalenze, l’estate di fuoco. Il suo Chievo potrebbe lasciare la A, anche se il finale di 2018 lascia aperto qualche spiraglio di luce
4 a Stefano Serena la sparizione del Mestre dal calcio professionistico e l’autodeclassamento doppio in Eccellenza rovinano completamente quanto di buono fatto in precedenza.
3 a Fabio Pecchia e Filippo Fusco la gestione del Verona 2017-2018 rimarrà nella storia come una delle peggiori in assoluto di questo glorioso club
2 a Francesco Pioppi Prende in giro una piazza storica come Vicenza trattando (?) una società con quasi 20 milioni di debiti, dice di avere capitali e moneta sonante da Dubai, vagheggia di centri medici e di progetti multimilionari a Teolo e poi si volatilizza quando si tratta di fare sul serio. Ricompare a Treviso e i risultati sono incommentabili.
1 a Vi.Fin e all’epoca- Cassingena per la prima volta nella storia fallisce il Vicenza e crediamo non serva aggiungere altro
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