Venezia e un nuovo stadio che può scrivere la storia, il progetto – Rosso e il caos dei tribunali del pallone che arriva anche in Triveneto
domenica 22 Luglio 2018 - Ore 22:59 - Autore: Dimitri Canello
È un giorno storico per il calcio veneziano e, più in generale, per il calcio triveneto. L’Udinese, l’unico club italiano assieme alla Juventus ad avere uno stadio di proprietà, avrà finalmente avere un compagno di viaggio. Mi sbilancio, nonostante siamo appena agli inizi di un lungo percorso, ma a Venezia oggi, poco dopo l’ora di cena, è arrivato un comunicato che cambia la storia del club e, probabilmente, di un’area geografica nel suo complesso. Dopo fiumi di parole, ancora una volta arrivano i fatti. Quelli veri, che Joe Tacopina continua a produrre, con una determinazione straordinaria. Martedì verrà presentato il progetto del nuovo stadio di Tessera, una svolta epocale per una provincia le cui urla di dolore per la cronica carenza di strutture sono ancor ben udibili ovunque. Non è bastato, giusto per rimanere in tema, che Luigi Brugnaro permettesse a Stefano Serena di rifare il Baracca. Evidentemente una bella storia che però finisce male era arrivata al capolinea, in un modo che ha lasciato più di qualche perplessità. Il Mestre sparisce dopo appena un anno dal calcio professionistico, così com’è accaduto al Bassano. Così come andrà verificato effettivamente alla resa dei conti finale se la Figc, come assicurano tutti gli uomini vicini al presidente e Serena stesso, accetterà l’autodeclassamento in Eccellenza per il quale è stata inoltrata domanda. Precedenti di questo tipo, non ce ne sono, almeno con questi contorni definiti. Quindi un minimo di prudenza fino alla fine è giusto averla.
La copertina, però, è tutta per il Venezia e il nuovo stadio sul quadrante di Tessera . Mi sbilancio: si farà, non so con quali tempi, ma si farà. Siamo andati troppo avanti per tirarsi indietro, arrivati a questo punto tutta la provincia potrebbe beneficiare di una svolta epocale sotto tutti i punti di vista. E Joe Tacopina, se riuscirà in questo capolavoro, entrerà nella storia del calcio italiano più ancora di quanto non lo sia già in questo momento.
Venezia, ma non solo. Il nuovo Vicenza di Renzo Rosso viaggia a fari spenti, sta proseguendo la politica intrapresa a Bassano, ma pensa in grande per un futuro non troppo lontano. I contatti con Paolo Rossi e Roberto Baggio, Paolo Bedin in cabina di regia, i nomi di Ennio Doris, Paolo Scaroni e Leonardo Delvecchio che continuano ad aleggiare nonostante le smentite dietro le quinte per un nuovo stadio che prima o dopo verrà, quella frase di Renzo Rosso su una OTB Soccer Foundation che rimbalza qua e là con contorni ancora da definire, una piazza che è pronta a rispondere come sempre. L’operazione Vicenza, diciamo la verità, è stata complessa, ha goduto di sponde importanti, ha dovuto infilarsi fra le pieghe dei regolamenti. Ha cancellato il Bassano che si è rimboccato le maniche ed è già ripartito dal basso e probabilmente un’altra soluzione meno drastica (magari una cessione pilotata a qualche imprenditore in grado di gestire un club spendendo il minimo dei minimi anche a costo di retrocedere) si sarebbe potuta pensare. Perché per quanto più piccola, Bassano merita rispetto. Allo stesso tempo, come ho detto, il fatto che un big come Renzo Rosso abbia deciso di mettersi in gioco nel mondo del calcio più di quanto non abbia fatto a Bassano, è un bene per tutto il movimento. Garanzie di successo non ce ne sono, perché il calcio è difficile e non basta essere un grande imprenditore per sfondare nel pallone a spicchi. Quello che gira attorno a Rosso e a Vicenza, però, lascia ben sperare dopo anni di gestioni sconsiderate concluse con un fallimento che resterà sempre una pagina nera e indelebile di questo club. D’ora in avanti, però, le cose cambieranno.
Pillole sparse nel Nord-Est calcistico. Nell’estate dei tribunali il Chievo rischia davvero grosso. L’aria che tira nei Palazzi federali non promette nulla di buono, per un giudizio complessivo aspetto la conclusione legale della vicenda, ma le accuse sono gravi, circostanziate, impressionanti. La difesa rabbiosa, altrettanto circostanziata, velenosa. A Trieste il pasticcio fideiussione è stato fortunatamente risolto: le conseguenze saranno minime, forse un punto di penalizzazione a ottobre, forse due, forse nemmeno uno. Resta una vicenda che rappresenta senza dubbio un danno d’immagine per la Triestina che si sarebbe potuto evitare, più che mai nell’anno in cui si sta costruendo una squadra per competere per il salto di categoria. A Pordenone sono stati beffati da Mauro Zironelli, che ha tenuto in sospeso per 45 giorni dirigenza neroverde e club, ha visionato il centro sportivo, ha parlato con i giocatori, ha spiegato come avrebbe voluto giocare, ha impostato trattative che prevedevano l’arrivo di almeno due dei suoi pupilli. E poi un bel giorno è arrivato il Bari, Zironelli ha salutato e ha stracciato la promessa fatta. Poi è caduto assieme al fallimento di un club storico e si è rialzato subito finendo alla Juventus B. Pordenone e Zironelli sono caduti entrambi in piedi. Lovisa ha reagito con un comunicato di rabbia e come una belva ferita puntando su un cavallo di razza come Attilio Tesser. Fossero tutte così le cadute a terra…
Un’ultima postilla. Fino a quando i regolamenti non verranno rispettati o verranno modificati ad personam a seconda degli interessi di parte, sarà impossibile anche giornalisticamente parlando, riuscire a raccontare le vicende pallonare a qualsiasi latitudine con un minimo di credibilità. Quella credibilità che tutti dicono di voler perseguire, ma che alla resa dei conti continuare a mancare come l’aria che si respira. Leggetevi questo articolo e capirete perché.
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