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Belluno, Vecchiato: “Squadra competitiva e ambiente sano, per questo tornerei ad allenarlo…”
giovedì 19 Aprile 2018 - Ore 14:00 - Autore: Staff Trivenetogoal
No, in questa intervista Roberto Vecchiato mai dirà ufficialmente che sarà allenatore del Belluno nella prossima stagione. D’altronde, impossibile aspettarsi qualcosa di diverso: è legato fino al Trento fino alla data del 30 giugno, e in fondo non sarebbe neppure rispettoso nei confronti del pur amico Ivan Da Riz. Però la realtà è che finiti i vari campionati la firma diventerà concreta, consentendo così a Vecchiato di tornare a guidare i gialloblù dopo lo splendido quadriennio 2013-2017. L’accordo c’è, le idee pure. Serve una firma ma sarà quasi una formalità.
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Lei non me lo dirà mai, allora le pongo così la domanda: cosa potrebbe spingerla, un giorno, a tornare a Belluno in una piazza dove ha già fatto il (quasi) massimo possibile? Insomma, qualcuno sostiene che non si possa fare meglio. «Se capiterà di essere di nuovo allenatore del Belluno in futuro, lo farei perché la squadra è competitiva e l’ambiente è sano, composto da persone perbene. Nel calcio d’oggi questo vale tantissimo. Poi in qualsiasi posto tu vada, sia esso un ritorno o una prima volta, le difficoltà e le incognite non mancano. Ma il resto sono dicerie, luoghi comuni in grado di essere smentiti da un momento all’altro». Però l’impressione è quella di un Belluno che non partirà esattamente alla pari con le big del campionato, ma anzi dovrà puntare forte sul proprio vivaio, non potendosi permettere spese folli. «Io non so gli obiettivi del Belluno il prossimo anno. In generale, però, posso dire una cosa: ho imparato che quello che si dice in primavera – estate va dimostrato sul campo. Il primo anno in gialloblù dovevamo salvarci e siamo finiti quarti. Insomma, l’importante è avere le idee chiare e questo vale dalla serie A in giù».
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Torniamo al Belluno, e questa è una domanda che le pongo indipendentemente da chi allenerà il prossimo anno. La squadra gialloblù poggia su un gruppo storico di giocatori, ma qualcuno inizia a preoccuparsi di chi potrà, pian piano, prendere il loro posto nelle prossime stagioni. Lei che idea ha? «Penso di parlare a ragion veduta, avendo visto più loro che i miei figli negli ultimi quattro anni. Ne ho girati di spogliatoi, ma quel gruppo è speciale, va fuori dalla normalità. Poi stiamo parlando di ragazzi con ancora 5, 6, anche 10 anni davanti. E comunque nel settore giovanile stanno crescendo giovani con un buon futuro davanti».
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(Fonte: Corriere delle Alpi. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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