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Var, s’infiamma il dibattito: l’ultima parola spetta sempre agli arbitri
venerdì 27 Ottobre 2017 - Ore 07:25 - Autore: Staff Trivenetogoal
L’introduzione della Var (intesa come tecnologia, “il” Var è più strettamente l’assistente addetto a riguardare le immagini al video) ha inevitabilmente cambiato la professione dell’arbitro. Come conferma una dettagliata infografica di 888sport.it, la professione del direttore di gara è una delle più belle ma al contempo complesse al mondo. Da sempre nel mirino dei tifosi, ma anche degli addetti ai lavori, all’arbitro viene deputato il compito di non scontentare nessuno, ma soprattutto di far rispettare le regole. Insomma, in un mondo perfetto, rappresenta un ruolo di “potere” al quale ambire con ambizioni di crescita e carriera, ma soprattutto sui campi di periferia, si tratta di un ruolo bistrattato.
L’esempio dovrebbe arrivare dai cosiddetti grandi, ossia dai campioni che ottengono fama e successo grazie alle telecamere di tutto il mondo puntate su di loro. Non sempre è così e a complicare per certi versi la vita agli arbitri ci ha pensato anche la Var, ossia la “moviola in campo” utilizzata anche nel campionato italiano in via sperimentale. L’adozione della tecnologia è volta ovviamente a rendere la vita più semplice agli arbitri, anche se le polemiche non mancano. Presidenti e allenatori che si sono detti sempre favorevoli alla Var, ma alla prima decisione avversa hanno sollevato polemiche esattamente come in passato.
Arbitri e Var: confronto costante
Quello che forse molti non hanno ancora capito, è che l’arbitro e gli addetti alla Var si scambino costantemente informazioni. Non è solo in occasione di determinati episodi che avvengono le comunicazioni. La ricetrasmittente è sempre attiva e i suggerimenti possono avvenire in qualsiasi momento, ma alla fine la decisione ultima e insindacabile è quella del direttore di gara. Insomma, la cosiddetta “moviola in campo” svolge il mero compito di consigliera ed è per questo che in diverse occasioni il direttore di gara ha deciso, almeno apparentemente, in autonomia. In realtà, infatti, l’arbitro si consulta con i “var” e se gli stessi sono dubbiosi, ha due strade da percorrere: o confermare la propria decisione, se si sente abbastanza sicuro, oppure recarsi a bordo campo per vedere in prima persona le immagini e solo in seguito prendere la decisione definitiva.
Durante le prime partite, in effetti, si è assistito anche a pause abbastanza lunghe per i cosiddetti “Varcheck”, ma con il passare delle settimane i tempi si sono accorciati, silenziando sostanzialmente anche le polemiche relative ai minuti di recupero. In alcuni casi, infatti, nonostante siano trascorsi diversi minuti prima della decisione definitiva, il tempo non è stato recuperato, facendo inalberare tecnici e giocatori in campo. Insomma, ci vuole ancora un po’ di pazienza prima che il Var riesca ad essere maggiormente efficace, ma comunque sia deve essere chiaro che il fulcro delle decisioni è e rimane l’arbitro.
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