La cavalcata di Tacopina
mercoledì 12 Aprile 2017 - Ore 15:00 - Autore: Dimitri Canello
Bussò alla porta del sindaco Luigi Brugnaro in una mattinata caldissima di giugno, quando il vecchio Venezia di Yuri Korablin, poi purtroppo deceduto, era già agonizzante. Si presentò accompagnato da un interprete e ci mise mezz’ora a convincere il primo cittadino che era lui la salvezza per il vecchio leone ormai allo strenuo delle forze. Aveva soldi, idee, un progetto che guardava lontano, voleva costruire uno stadio e aveva già i finanziatori e i finanziamenti in mano. Joe Tacopina, brillante avvocato newyorkese classe 1966, aveva un’idea fissa scolpita nella mente. Voleva sfruttare il marchio Venezia non solo in Italia, ma nel mondo, rilanciarlo e riportarlo ai fasti dell’era Zamparini. E così ha fatto: ha trovato macerie ovunque, una tifoseria spaccata, un’altra società che rivendicava il nome Venezia a ronzargli attorno e la Figc gli ha dato ragione, il Mestre che nel frattempo si stava rialzando, ha ricostruito in poche settimane dalle ceneri una realtà caduta in frantumi, ha scelto uno dei migliori direttori sportivi su piazza quando ci sono soldi come Giorgio Perinetti, ha riportato immediatamente la squadra fra i professionisti. Ha fatto di tutto, ma proprio di tutto, non solo finanziariamente, per prendere il meglio possibile e per metterlo nella condizioni di rendere. Ha puntato su un allenatore di nome (Filippo Inzaghi) e d’immagine da sfruttare in tutto il mondo e ne ha ricavato quanto segue: 77 punti, 24 vittorie su 33 partite, un ruolino di marcia impeccabile, una squadra pronta a stappare champagne sabato pomeriggio al Penzo, vecchio catino ormai vetusto e pronto per la pensione. Ha battuto tutte le concorrenti, ha comandato in casa altrui (Parma, Padova, Reggio Emilia), ha rilanciato la società a tutti i livelli. E adesso si gode il trionfo ormai imminente con la Serie B in arrivo, mettendo da parte pure la scaramanzia (….) Ha messo soldi, tanti soldi, ma non solo. In ogni mossa c’era sempre la sensazione che sapesse quello che faceva. Ha girato per l’Europa per studiare tutte le soluzioni migliori per il futuro stadio, ha esaminato opportunità, strutture, ha allacciato una collaborazione con l’Anderlecht e ha firmato un patto imprescindibile con Brugnaro. Che sa di non potersi far scappare questa occasione, perché un’altra così non ci sarà più. (….) Dicono che sia un maestro nell’attrarre capitali e il curriculum non mente: ha salvato la Roma quando era con un piede e mezzo nel precipizio portando prima Di Benedetto e poi Pallotta, ha fatto lo stesso con il Bologna e l’ha riportato in Serie A assieme a Saputo. Gli manca il Venezia. C’è tempo per vincere anche questa scommessa, forse la più difficile.
(dal Corriere del Veneto di oggi)
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