Bassano, Stefano Rosso: “Prima o poi vogliamo arrivare in B! E capisco di calcio più di mio padre…”
venerdì 11 Novembre 2016 - Ore 15:00 - Autore: Gabriele Fusar Poli
Scrivi Diesel e leggi Rosso. Scrivi Bassano e leggi Rosso. Marchio planetario, «saper fare» veneto. Perché genialità, capacità imprenditoriale e coraggio di rompere gli schemi sono cifre di una lingua internazionale. Una lingua che ti apre un po’ tutte le porte nei cinque continenti. Perché un paio di jeans possono essere pantaloni di tela e basta, un grande marchio ma anche uno stile di vita. Scrivi Rosso e leggi Diesel. Renzo in primis, il creatore del colosso di Breganze. Ma anche il figlio Stefano, 37 anni, che ha raccolto il testimone dal padre e di vite ne vive già tre e tutte a livelli altissimi: amministratore delegato di Diesel, presidente del Bassano calcio, consigliere della Figc. E se il marchio vola, il Bassano non è da meno: primo nel girone B davanti a corazzate come Parma, Venezia e Reggiana. Primo a sognare la serie B, e poi chissà. Luna di miele, quella dei Rosso, con il pallone. Gioie dal Bassano, sorrisi anche dal Milan che per i prossimi tre anni vestirà proprio Diesel. E Stefano racconta e si racconta, a tutto tondo.
Stefano, partiamo dal Bassano? Oggi si gioca a Bergamo con lo scettro del primato…
«Un grande orgoglio, senza dubbio. È un campionato competitivo, molto competitivo. E abbiamo dimostrato che ci siamo anche noi».
In estate tutti puntavano su un testa a testa tra Venezia e Parma. Siete il terzo incomodo?
«Il livello è altissimo, direi quasi una B2, spesso con un bel gioco. Ma adesso la classifica vale quel che vale, credo che solo a gennaio se ne capirà qualcosa in più».
Puntate dritti alla serie B?
«Il primo obiettivo è fare bene. Dobbiamo arrivare alla B a tutti i costi? No. Vogliamo arrivarci, prima o poi? Sì. Anche perché in serie B, con una gestione oculata, senza strafare, puoi reggere serenamente e levarti belle soddisfazioni»
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Più difficile fare l’ad di Diesel, il presidente del Bassano o il consigliere in Figc?
«Il calcio è e deve restare soprattutto una passione, per quanto sia una realtà professionistica. Direi più difficile il ruolo in azienda».
Il rapporto in azienda e calcio con suo padre?
«Siamo bravi a rispettare i propri ruoli. Mio padre negli ultimi anni è comunque più presente nella realtà aziendale che nel calcio. Ma resta ovviamente il primo tifoso del Bassano».
Mai arrivati consigli e indicazioni?
«Abbiamo uno staff tecnico e dirigenziale di primo livello che lavora benissimo. Ogni tanto dice la sua, questo sì, e se poi alla lunga aveva ragione te la fa un po’ pesare, ci sta».
Stefano, sia sincero: chi ne capisce di più di calcio? Lei o suo padre?
«So che si arrabbierà moltissimo ma su questo non c’è il minimo dubbio: ne capisco di più io… Ma ho dalla mia l’aver giocato a calcio a discreti livelli, fino a sfiorare la serie D proprio con il Bassano. E questo è un bel vantaggio».
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Tornando al calcio: davvero non pensate alla serie A, magari con il Bassano?
«Bisogna avere le giuste ambizioni: pensiamo intanto alla serie B, anche perché non c’è nulla di più triste di avere uno stadio con mille tifosi tuoi e diecimila ospiti».
Quindi stadi più piccoli e più caldi?
«Soprattutto di qualità. Se andremo in serie B mi batterò per avere una deroga: meglio 4.000 posti pieni di tifosi».
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(Fonte: Corriere del Veneto, Daniele Rea. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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